martedì 16 novembre 2010

Credo

Approfitto dell'occasione via TorineggiandO (un blog che mi piace molto e che consiglio di aggiungere ai propri feed), e partecipo autoinvitandomi alla staffetta lanciata da Psicoalchimie sul tema "A chi e cosa crediamo oggi", così diamo una spolverata alla muffa che si sta accumulando qua dentro.
La risposta non è delle più semplici. Per molto tempo ho voluto credere di non credere a nulla. Me lo sono quasi autoimposto, come se questo potesse essere un metodo valido per non accantonare mai la curiosità nelle cose e nel mondo, per non dovermi adagiare.
Posto che sono una persona che ha molti più dubbi che certezze, con il passare del tempo mi sono ritagliato una serie di punti fermi sui quali ho cercato di basare la mia esistenza. Si tratta di banalità, a volte, ma fondamentali per creare una base di partenza.
Tanto per cominciare credo a quello che vedo e sento, e non a quello che mi vogliono far vedere e sentire. Credo fermamente nella mia capacità di ragionare con la mia testa per analizzare fatti e situazioni senza necessariamente dover passare attraverso il filtro di chi invece di aiutarti a formare una tua opinione, te la offre preconfezionata, pronta per essere presa ed utilizzata acriticamente.
Credo altresì che siamo in tanti, in queste condizioni, e rappresentiamo una anomalia per la società moderna, ma allo stesso tempo una speranza per il futuro dei nostri figli.
Credo che se una trasmissione televisiva con Saviano fa il doppio degli ascolti del Grande Fratello, allora non tutto è perduto.
Credo nell'amore, nella sua forza dirompente, che crea legami indissolubili e forti, che cementa le persone e ne accresce autostima e, automaticamente, ne migliora le capacità.
Credo nell'individuo, nella diversità tra gli individui, nel rispetto di questa diversità.
Credo nelle idee, nella loro forza, nella loro pluralità, e credo anche che solo attraverso il confronto tra idee differenti si possa crescere insieme come individui e come collettività. Stare tra i propri "simili" addormenta le coscienze e distorce la realtà.
Per quanto riguarda la parte più "mistica" del credo, non è un mistero che non io non creda in un essere superiore, nè in tutti i dogmi e le dottrine religiose che ci propinano ad ogni piè sospinto, ritenendole nient'altro che un bisogno popolare, particolarmente forte nei momenti di crisi, di aggrapparsi a qualcosa o qualcuno.
Per terminare, credo in me stesso molto più di quanto non abbia mai pensato, e di questa consapevolezza devo ringraziare la persona che da tredici anni mi ha "preso in custodia", che ha operato una vera e propria trasformazione radicale, facendomi passare da una "persona con un grande futuro alle spalle" ad una persdona che conosce i propri limiti e difetti ma sa riconoscere e sfruttare i propri pregi. E credo fermamente che tutto questo sia solo ed esclusivamente merito suo.

martedì 26 ottobre 2010

'Sta gran Coppola di m...

Sapete chi è Michele Coppola? E' il nuovo assessore alla Cultura della Regione Piemonte. E' quello che,da assessore alla cultura, ha detto che candidare Torino a diventare la "Città europea della Cultura" nel 2019 non vale la pena, perchè costa troppo, come costano troppo i grandi eventi culturali.
E' lo stesso Coppola che, da consigliere comunale, criticava l'Assessorato alla Cultura del Comune di Torino perchè destinava troppi soldi come contributo agli eventi culturali cittadinied ora, da Assessore Regionale alla Cultura, critica quello stesso Assessorato del Comune di Torino perchè ne stanzia troppo pochi, costringendo la Regione a maggiori esborsi.
Coppolino nostro ne ha pensata un'altra delle sue: l'SMS per la Cultura. Si tratta di un accordo con le società telefoniche per istituire un numero speciale al quale mandare un SMS che vale un euro di contributo per le iniziative culturali regionali. Come dice Coppola "È uno strumento per andare a sollecitare chi ama la cultura, chi è disposto a donare un piccolissimo contributo per la mostra che ha appena visitato e, perché no, per lo spettacolo che lo ha fatto emozionare".
Cioè fatemi capire: io vado a vedere una mostra, a visitare un museo o a vedere uno spettacolo, e quando esco oltre al prezzo del biglietto che ho gia' pagato devo ancora donare un euro cosi' la Regione puo' fare a meno di dare contributi di tasca sua?
Geniale!!!
Mabafangulo va!!!!!!!!

mercoledì 20 ottobre 2010

Ma quanto fessi ci sono in giro?

Ieri è stata una giornata piuttosto convulsa. Da una parte la frenetica attesa dei tifosi granata per l'esito del consiglio di amministrazione della Red Bull dove veniva presenato un dossier sul Torino per convincere il patron ad acquistare la squadra nell'ambito degli investimenti della multinazionale per il 2001. Nel pomeriggio esplodeva la bomba dell'avvenuto acquisto della squadra da parte dello Sceicco arabo mansour, il proprietario del Manchester City.
Infine, cambiando argomento, ad ora di cena arrivava la sentenza del Consiglio di Stato sulla questione del riconteggio delle regionali piemontesi, che asseriva che vincere le elezioni presentando liste farlocche ottenute con firme false e candidati ignari della loro candidatura è perfettamente legale.
Ma la notizia del giorno, quella che mi ha davvero sconvolto, è stata quella dell'arresto della "banda delle tre campanelle". Questi personaggi stazionavano di fronte alla stazione ferroviaria di Porta Nuova, abbindolando ingenui passanti con la vecchia truffa delle tre campanelle (o delle tre carte). Li ricordo fin da bambino. Sempre le stesse facce, che invecchiavano con gli anni. Il palo, il finto giocatore che vince, quello che perde, gli amici che fanno il tifo, quelli che se ti azzardi a dare un'occhiata ti tirano dentro cercando di persuaderti a provare (e la prima volta ti fanno vincere, per poi spennarti successivamente). Ascoltando la notizia al TG regionale, però, non sono rimasto stupito dal fatto che finalmente, dopo anni, si sono decisi a metterli al fresco, ma sono rimasto letteralmente basito dall'affermazione "gli introiti della banda ammontavano mediamente a tremila euro al giorno. TREMILA EURO AL GIORNO!!!!
Ma quanti babbei ci sono in giro che ancora si fanno fregare dalle tre campane?!?!?

domenica 17 ottobre 2010

Che confusione tra pubblico e privato!

Mentre la prode Gelmini taglia a destra ed a manca i fondi per la scuola pubblica, costringendo le famiglie (soprattutto quelle meno abbienti) a fare salti mortali e minando alla base il traballante sistema educativo italiano, arriva il nostro "Faccia d'Angelo" Roberto Cota, governatore con truffa della Regione Piemonte, che annuncia un aumento dei fondi di sostentamento per la scuola. Quella privata, però.
Certo che dopo aver sentito la Gelmini dire che i fondi per la scuola pubblica dovrebbero arrivare anche dai privati, vedere che in Piemonte i soldi pubblici vengono stanziati per le scuole private fa un po' impressione. Perchè sembra quasi che la scuola pubblica debba privarsi di fondi in favore di quella privata, e che per sopperire alla mancanza di fondi dovrebbe rivolgersi ai privati, mentre la scuola privata in mancanza di fondi si rivolge allo stato. 
I fatti non mi cosano per niente: soldi pubblici alla scuola pubblica, e fondi privati alla scuola privata. Non mi sembra poi tanto difficile.

domenica 10 ottobre 2010

Dieci e lode

Sono le dieci e dieci del dieci dieci dieci (o, se preferite, sono le 10:10 del 10/10/10).
A scanso di equivoci, non sono l'unico impallinato con la numerologia. Oggi Cartoon Network dedica la giornata del 10.10.10 al personaggio Ben 10.

venerdì 1 ottobre 2010

Domani sposi

Domani è il grande giorno: si sposa Giovanni. Posso dire senza ombra di dubbio che Giovanni, oggi, è il mio migliore Amico, e quando si sposa il tuo migliore amico è sempre motivo di gioia.
L'amicizia tra me e Giovanni è decisamente recente, poco piu'di una decina d'anni, ma è cresciuta esponenzialmente e si è rinsaldata nei nostri "millemila giringiro" per l'Italia (e l'Europa) al seguito di uno sferoide prolato per il quale ci siamo chiesti altrettante millemila volte "ma chi ce lo fa fare?".
Sono molti gli episodi da ricordare che ci vedono protagonisti, ma su tutti, ne rammento uno in particolare. La scena si svolge una fredda sera di fine autunno, sull'ultimo binario della stazione di Rho, abituale punto di ritrovo e di saluto per le nostre peregrinazioni footballistiche.
Da li' a breve Giovanni sarebbe partito per gli Stati Uniti al seguito di una squadra composta da giocatori di tutta Italia che andava a sfidare una squadra americana dalle parti di Raleigh (se non ricordo male). Aspettando il treno che mi avrebbe riportato a casa, appoggiati alla ringhiera, guardando nel buio lo squallido mini centro commerciale al di là della strada che passa sotto il retro della stazione, gli dissi che lo invidiavo per la possibilità che aveva di prendere e partire, senza pensarci due volte, cosa che io non potevo più permettermi di fare, avendo una moglie ed un figlio che mi aspettavano a casa e che non potevo certo piantare in asso per quindici giorni per un mio ghiribizzo.
Come al solito in quell'occasione venne fuori la grande saggezza di Giovanni, che gli deriva dalla capacità, che io non ho, di inquadrare sempre le cose in una prospettiva differente.
"Sono io che invidio te" mi disse "perchè hai una famiglia da cui tornare alla sera. Io magari vado in giro per il mondo, ma quando torno a casa non ho nessuno che mi aspetta come invece hai tu".
Ovviamente rimasi senza parole, perche' ancora una volta aveva centrato la questione.
Beh Gio, e' arrivato anche il tuo meritato momento. Gli auguri di una vita di felicità per te e Chiara te li anticipo qui, ma te li faro' personalmente domani.

Firmato
"l'altro dei due pirla" (cit.)

mercoledì 15 settembre 2010

Il ciclista

Ho deciso, basta auto o mezzi pubblici: prendo la bici. Però voglio essere un ciclista modello. Voglio poter liberamente sfrecciare sui marciapiedi scampanellando in allegria, facendo la rasetta ai pedoni e maledicendo quelli che non si spostano e mi costringono a rallentare. Voglio imboccare le strade contromano mandandoa quel paese gli automobilisti con i quali rischio un frontale. Voglio pedalare con indolenza al centro del controviale ignorando bellamente la pista ciclabile che corre a lato. Voglio immettermi nel viale centrale per superare la rotonda a tre corsie piena di traffico, senza imboccare i passaggi ciclabili. Voglio poter sfrecciare sulle strisce pedonali facendo inchiodare gli automobilisti che mi vedono sbucare all'ultimo momento. Voglio pedalare in compagnia dei miei amici sulle strade statali, tutti e cinque affiancati invadendo anche la corsia opposta. Ed infine voglio tornare a casa, portando la bici in ascensore, tirando su la ruota anteriore ed appoggiandola allo specchio della cabina, ed una volta tranquillo, accendere il computer e scrivere una bella e-mail al giornale citadino protestando in maniera ferma e vibrata contro quei maledetti automobilisti che non rispettano i ciclisti ed il codice della strada. Ecco. Queste sono le soddisfazioni della vita.

giovedì 9 settembre 2010

Si prega di non disturbare

Ieri Bonanni, prima Schifani e Marini. Si susseguono (e non è ancora finita, vedrete) le contestazioni nei confronti degli ospiti della Festa Nazionale del PD che si sta tenendo a Torino.
Il clima è caldo, e solo un cieco, o uno con una termoregolazione non funzionante, non lo percepisce. Il fatto che queste contestazioni avvengano alla festa del PD, da una parte è un po' un caso, nel senso che ci sono tante personalità discusse invitate a parlare tutte nel medesimo luogo, e questo luogo ha risonanza nazionale, essendo la festa NAZIONALE Partito Democratico. Dall'altro lato, però, dovrebbe dare un po' da pensare agli organizzatori di questa festa, che sembrano aver messo insieme un cartellone di ospiti "a rischio" davvero fenomenale. E meno male, a questo punto, che hanno fatto tutta la manfrina dell'invito mancato al presidente regionale illegalmente eletto Roberto Cota, altrimenti chissà che divertimento.
Quello che mi ha colpito, però, non è stata la contestazione in sè, ma l'immagine che se ne è voluta dare.
I grillini ed il popolo viola (che, ricordiamo, sono due entità ben distinte e non hanno nemmeno gli stessi obiettivi), sono stati tacciati di squadrismo e fascismo perchè si sono permessi di fischiare e contestare il presidente Schifani, uomo fortemente in odore di mafia, mentre ieri è stata il turno dei contestatori di Bonanni, tacciati di antidemocraticità e fascismo da un Enrico Letta particolarmente nervoso.
A parte che i contestatori di Bonanni sono stati descritti come appartenenti all'area antagonista, mentre dai filmati si vedono tranquilli (si, vabbe', incazzati, ma "tranquilli" in senso lato) cinquantenni, probabili cassintegrati, operai, e pochissimi "giovani dei centri sociali", ma quello che fa specie è che nessuno si è chiesto quale fosse il motivo della loro contestazione. Nemmeno Bonanni, con le sue dichiarazioni da miracolato di Lourdes per essere scampato ad una "aggressione per farmi male", ha cercato o voluto capire il perchè di quelle contestazioni, nonostante il suo atteggiamento zerbinesco nei confronti di Marchionne potesse fargli suonare qualche piccolo campanellino d'allarme. Ha persino tirato in ballo i "famigerati ultras", quelli che vanno allo stadio per fare casino, violenti di professione, che secondo lui sarebbero andati a contestarlo (forse era gelosodi Maroni?), pur di non farsi una domanda sul perchè di questa contestazione.
In generale, però, è davvero vergognoso che non si tolleri più il dissenso in nessuna maniera. I contestatori sono fascisti e squadristi, non hanno diritto di parola nè di opinione, devono solo riempire le scomode sedie di plastica, annuire a comando ed applaudire. Guai a fischiare, se qualcuno dice cose non condivisibili. Evviva il pensiero unico e conformato.
Quando ieri dal palco Letta sbraitava "voi non siete come noi", intendendo che "loro", cioè il PD, sono i veri democratici, diceva una grande verità. Sono diversi anni, ormai, che il PD o suo equivalente, non è più rappresentativo del popolo, dei lavoratori, delle classi disagiate, ed è per quello che costantemente, inesorabilmente, ad ogni consultazione politica perdono sempre più voti a favore di una formazione discutibile e xenofoba come la Lega, che sa invece raccogliere le istanze della gente e trasformarle in voti (che poi risolva davvero i problemi che promette di risolvere in campagna elettorale, è tutta un'altra storia, ma tant'è...).
Fini si è svegliato dopo 16 anni di come profondo, chissà se le avvisaglie di un autunno caldo sveglieranno anche il PD?

mercoledì 8 settembre 2010

Date

Lo sapete che queste cose mi stuzzicano. E allora Buon 8/9/10. Sono le 11 e 12.

lunedì 6 settembre 2010

La pietra dello scandalo

E' di questi giorni la mobilitazione mondiale nei confronti della condanna alla lapidazione per Sakineh Mohammadi Ashtiani, una donna iraniana accusata di "adulterio durante il matrimonio".
L'appello sta facendo il giro del mondo, ma in Italia (magari anche da altre parti, ma qui ce l'ho proprio sotto gli occhi) stiamo assistendo ad un fenomeno particolare.
L'appello viene spesso accompagnato da commenti come "E poi parlano di civiltà", oppure "Questa è la cultura islamica", e via discorrendo.
Ora vorrei capire bene. Qual è il vostro problema? Che sia stata condannata a morte o che debbano ucciderla a sassate? No, perchè nel primo caso sono al vostro fianco, essendo da sempre un fervido sostenitore dell'abolizione della pena capitale.
Se invece la vostra preoccupazione è quella di commutare la lapidazione in una più "civile" impiccagione o, come avviene nel civilissimo mondo occidentale, in una iniezione letale o nella sedia elettrica, allora beh... mi spiace, cari miei ipocriti del cazzo, ma mi tiro fuori.
E vi ricordo che la lapidazione è una pratica ampiamente descritta e prevista nella Sacra Bibbia. Così, tanto per parlare di religioni tolleranti o meno.

domenica 5 settembre 2010

Gara di ipocrisia

Il TG3 nazionale di questa sera (non so gli altri) è stata la sagra nazionale dell'ipocrisia. Partecipanti: Gianfranco Fini, Roberto Maroni, Roberto Calderoli ed infine Valentino Rossi.
Iniziamo con Fini ed il suo attesissimo discorso da Mirabello. Fini scopre adesso i metodi "stalinisti" di Berlusconi nella conduzione del partito-azienda chiamato PdL.Ci sarebbe da chiedergli dove abbia vissuto negli ultimi 15 anni, visto che il nano è così da sempre. Ma il top lo raggiunge quando afferma che se fosse ancora stato nel PdL avrebbe fortemente stigmatizzato la "indecorosa genuflessione" del governo nei confronti di Gheddafi. Peccato che quando il Colonnello venne a Roma qualche mese fa inscenando lo stesso indecoroso spettacolo (condito da una foto con cornice attaccata alla divisa...), Fini si fosse guardato bene dal criticare l'iniziativa.
Subito dopo parte un servizio sulle dichiarazioni del cardinale di Milano Tettamanzi, che auspica la costruzione di una moschea per dare agli islamici un luogo in cui esercitare e professare il proprio culto. Nel servizio viene riportato il commento del Ministro degli Interni Roberto Maroni, che sostiene: "Qui non si costruiscono moschee da nessuna parte". Gioverebbe ricordare al Ministro che gli articoli 3, 7, 8, 19, 20 e 117/c della Costituzione Italiana (sulla quale ha giurato come Ministro), sanciscono la libertà di culto e che lui, in quanto Ministro degli Interni, dovrebbe far rispettare questi articoli, non ignorarli in nome delle proprie convinzioni legaiole.
Arriviamo poi a Calderoli, che commentando la contestazione a Schifani di ieri alla festa del PD a Torino, si  spinge a dichiarare che Bersani dovrebbe dimettersi perchè "non riesce nemmeno a garantire un minimo di servizio d'ordine ad una manifestazione del suo partito". Il che mi fa domandare cosa avrebbe dovuto fare Bossi dopo l'assalto alla festa della Lega da parte degli ultrà atalantini ad Alzano Lombardo la scorsa settimana.
Per ultimo è la volta di Valentino Rossi che, parlando della decisione della direzione gara di non sospendere la corsa delle Moto 2 in cui ha perso la vita Shoya Tomizawa, sostiene che avrebbero dovuto interrompere la gara esponendo la bandiera rossa. Non mi risulta, però, che quando èstata la volta delle 500, lui abbia proposto di non gareggiare per rispettare la morte di un giovane pilota.Sarebbe stato un bel gesto, e lui aveva certamente l'autorità ed il carisma per farlo, e credo che in molti l'avrebbero seguito. Però è più facile criticare la direzione gara dopo...

mercoledì 11 agosto 2010

Visioni musicali

Ho già raccontato in precedenza come spesso mi succeda di ascoltare una canzone e di partire totalmente per la tangente, rapito da un flashback improvviso, quasi come se la canzone accendesse improvvisamente l'interruttore del disco fisso sul quale sono archiviati i ricordi, facendone partire la riproduzione.
Credo che quasi tutti siano portati ad associare degli eventi particolari ad una canzone, e magari lo stesso brano riporta alla mente più ricordi. Ho però constatato che ce ne sono alcune che sono strettamente legate ad episodi o momenti, e di lì non si scappa: ogni volta che si ascolta una determinata canzone, i ricordi sono sempre e comunque i medesimi. Tralasciando The Great Gig in The Sky dei Pink Floyd di cui ho già ampiamente parlato, ecco le altre nove della mia personale top 10.

- Kayleigh (Marillion): Glasgow, piazza centrale, World Bowl Party. Giovanni ed io con i lucciconi agli occhi a sentire Fish, un po' più calvo ed un po' più ciccione, eseguire una versione strepitosa di questo brano. Il simbolo di quattro giorni passati a Glasgow, forse il World Bowl più bello e "vissuto"  tra quelli a cui abbiamo partecipato.

- Lobo hombre en Paris (La Union): 1984, Parigi. La notte passata sulla panchina davanti a Notre Dame perchè gli Ostelli erano pieni, in compagnia dell'unico sopravvissuto (a suo dire) della tragedia di Ustica, che alla fine è riuscito a scroccarci una birra. E poi una splendida vacanza culminata nel cambio di rotta finale: da Londra a Barcellona all'inseguimento di Isabel, Mariza e del mitico trio "Pilar y Pilar y Belèn".

- La mia idea (Enzo Maolucci): Mario che mi dice una cosa che apprezzai (ed apprezzo) moltissimo: "Questa canzone parla di te. Più coerente di Bertinotti".


- Romeo is bleeding (Tom Waits): Paolo ed io nella sua tavernetta, un giorno imprecisato del 1984 o 1985, ad ascoltare Tom Waits. Nel finale di canzone, Waits ripete diverse volte "Ago la lucha" (al minuto 4:05 e 4:20 nel video linkato). Passa il padre di Paolo, e con noncuranza ci chiede "Chi è questo che deve pagare la luce?". Noi interdetti lo guardiamo, e lui fa: "Senti? Pago la luce! Pago la luce!". E giu' a ridere come dei matti.

- The road (Jackson Browne): Il viaggio da capolinea a capolinea con il 50, che portava me ed il mio borsone troppo piccolo dal quale spuntavano casco e paraspalle all'allenamento dei Tori all'Albonico (allora in via Germagnano, dove ora c'è il canile ed il campo ROM), quando il football americano muoveva i primissimi passi in Italia.

- We are the champions (Queen): 13 Maggio 1992, Amsterdam, il giorno che morì il Toro moderno. Mancano due minuti alla fine della finale di ritorno di coppa UEFA tra Ajax e Torino. Lo 0-0 premia gli olandesi per i due gol segnati all'andata a Torino. Lo stadio canta We are the champions, pregustando la festa. La palla arriva a Sordo al limite dell'area. Tiro. Traversa piena. E' il terzo palo della giornata per il Toro. Lo stadio ammutolisce per qualche secondo, per poi riprendere a cantare We are the Champions. A fine partita, con lo stadio in festa, lo spicchio granata è cupo e silente. Qualcuno impreca sottovoce. Qualcuno piange. All'improvviso si sente la voce di Checco che urla "Cos'è 'sto cimitero! Siamo del Toro, cazzo! Facciamogli sentire chi siamo!". E partì un "Toro! Toro!" da brividi, mentre i giocatori venivano sotto lo spicchio a salutarci.

- Hotel California (Eagles): Io e Guido alla scoperta dell'America nel 1990. Tra stazioni di polizia a Brookline, Greyhound, "Eh-whe..., eh-whe... eh where do you go?", i quattro polli fritti di KFC a Kingston, Ontario, l'equivoco albergo sulla broadway situato tra due porno-shop dove (unico posto in tutti gli USA) non accettavano carte di credito ed infine i (per motivi differenti) tragicomici controlli alla frontiera canadese ed alla dogana di Parigi.

- Have You Ever Really Loved A Woman? (Bryan Adams): una cassetta, di cui questo pezzo faceva parte, ascoltata all'infinito, un'autostrada imboccata al sabato mattina che mi portava verso il futuro della mia vita, uscita Broni-Stradella.

- L'angelo azzurro (Umberto Balsamo): 1 Ottobre 1977, primo corteo della mia vita, manifestazione per l'uccisione di Walter Rossi, il giorno prima, da parte dei fascisti. Un corteo inizialmente spensierato ed allegro, nonostante il clima pesante che già si respirava. Poi, invece... Pagherete caro, pagherete tutto. Le sedi fasciste si chiudono col fuoco. Il silenzio improvviso ed irreale all'ingresso della testa del corteo in corso Francia. I fazzoletti che si alzano sul viso e le copie di Lotta Continua che vengono tolte dalle tasche e gettate a terra. I sampietrini in mano battuti uno contro l'altro a ritmare "ce n'est qu'n début". I tascapane che si aprono e le bottiglie molotov che passano di mano in mano. La polizia schierata di fronte alla sede dell'MSI. Nel silenzio uno squillo di tromba, i colpi secchi dei fucili che lanciano i lacrimogeni, i tonfi sordi dei sampietrini contro gli scudi della polizia, le esplosioni delle molotov. Fumo, tanto fumo acre che prende alla gola e brucia gli occhi. Benvenuti negli anni di piombo.

venerdì 6 agosto 2010

Il benzinaio

Capisci che i benzinai moderni cercano di guadagnare un po' di soldi diversificando i prodotti in vendita quando, fermo a fare rifornimento, tuo figlio guarda il distributore automatico di DVD che "dovrebbe" essere anonimo e chiede candidamente alla mamma: "Perchè "Babette la Porcona" è vietato ai minori"?

mercoledì 4 agosto 2010

Spagna 2010 - Appunti di viaggio / 4

Siamo giunti al termine di questi appunti di viaggio, e con questo ultimo post voglio raccogliere alcune considerazioni sparse su argomenti vari che non hanno trovato posto in quelli precedenti.


BENZINA: Una volta alla frontiera francese si assisteva ad un viavai di frontalieri: gli italiani andavano a far benzina in Francia, mentre i francesi venivano in Italia a comprare il Pastis. Non so se il Pastis sia ancora conveniente acquistarlo in Italia, ma sicuramente la benzina costa meno da noi. Poco, ma meno. Sono lontani i prezzi spagnoli, dove abbiamo pagato 1.18€ al litro.Significativo il fatto che l'ultima area di servizio spagnola prima di entrare in Francia, seppur non vi fosse traffico, era piena di gente che faceva benzina. Chissà come mai? :) Singolare anche il fatto che in Spagna la benzina costava uguale (variavano i millesimi) in autostrada, mentre l'abbiamo trovata leggermente più cara in città.


WI-FI: Se qualcuno mi avesse seguito durante questa vacanza, mi avrebbe facilmente scambiato per un  rabdomante in cerca dell'acqua. Al posto del bastone biforcuto avevo il cellulare, ed invece dell'acqua cercavo reti wi-fi aperte alle quali collegarmi. Si ringraziano i reparti informatica e foto/ottica di "El Corte Inglès" di Valencia per aver fornito la connessione tramite le proprie reti aperte, mentre i vari McDonalds spagnoli e francesi, tutti rigorosamente con la vetrofania "Wi-Fi gratis al'interno" sono rimandati, a causa della linea sovente scarsa, tanto che andando al piano superiore in un McDonald si perdeva completamente la connessione. Ottima ed ingegnosa la formula Starbucks. Effettuando un acquisto vengono forniti sullo scontrino due codici: uno per accedere alla rete wi-fi per 40 minuti di connessione,e l'altro per... andare in bagno. Con un semplice sistema evitano così che i miliardi di turisti in visita alla Sagrada Familia usino il loro bagno come pisciatoio pubblico, e tengono fede alla vetrofania che recita "All'internoWi-Fi gratuito per i nostri clienti". Una cosa interessante che ho rilevato in Spagna è che, soprattutto a Valencia, c'è un'ampia copertura da parte di Telefonica riservata ai propri clienti, che con la stessa user e password che utilizzano per la navigazione casalinga, hanno a disposizione una connessione wi-fi in giro per la città. Stranamente non ho rilevato la stessa copertura a Barcellona, il che mi ha lasciato un po' perplesso.

GUIDA: La guida dei francesi è migliorata parecchio, tanto da rendere piacevole il viaggio anche nei rari tratti in cui abbiamo trovato un po' di traffico. Anche l'attraversamento di Gap (grazie, navigatore, grazie) ha evidenziato come il guidatore medio sia molto più rilassato che non in Italia. Niente clacson selvaggi, niente isterie in coda, niente "so-ppiù-ffurbo-de-tè-e-te-sorpasso-anche-co-a-doppia-striscia". Magari sono stato fortunato, ma la sensazione generale è stata quella.
In Spagna, manco a dirlo, sono tutti moooooooooolto più rilassati. Sarà l'indole spagnola, saranno anche gli ampi viali a senso unico di Valencia e Barcellona che aiutano a snellire il traffico, ma non ho avuto difficoltà nemmeno quando il navigatore (sempre lui) mi ha fatto percorrere tutte le ramblas alle otto di sabato sera da Plaza de Catalunya al Colòn: due file di auto a passo d'uomo, ordinate, senza nessuno particolarmente scazzato dalla situazione.


ALBERGHI: Assolutamente consigliabile quello di Valencia. Per meno di 50 euro a notte L'Expo Hotel di Valencia si è dimostrato un tre stelle che ne vale quattro, con l'unico neo di non avere nè un parcheggio proprio nè una vera e propria convenzione con il parcheggio del centro commerciale, che arrivava a costare circa 25 euro al giorno, se non si muoveva l'auto. L'Ibis di Matarò è un classico Ibis, uguale dappertutto e perciò una garanzia. Peccato che non fosse ancora terminato completamente e mancassero alcune comodità tipiche come la brocca elettrica con i caffè solubili e le bustine di tè. Però si poteva giocare gratis con la wii (e noi fortunatamente ce ne siamo accorti solo alla partenza, altrimenti chi lo schiodava il piccoletto?). Decisamente bocciato il Campanile di Narbonne. Ben ubicato all'uscita dell'autostrada, quello resta l'unico pregio.Il prezzo (89 euro) e la camera microscopica portano il voto molto al di sotto della sufficienza.


ONDA VERDE: A Valencia ho constatato che l'onda verde esiste e non è una leggenda metropolitana. Dall'Albergo al porto ci sono circa 5 chilometri. Ci abbiamo messo pochissimo ad arrivare e, soprattutto, non ci siamo mai fermati. Il viale aveva una decina di semafori ed anche più, tutti perfettamente sincronizzati. Abbiamo preso verde il primo, e ci siamo fermati solo al parcheggio del porto, vedendo diventare verdi in lontananza i semafori che stavamo via via passando. Spettacolare.

venerdì 30 luglio 2010

Spagna 2010 - Appunti di viaggio / 3 - Barcellona

L'ultima volta che ero stato a Barcellona era il 1993, in occasione dell'American Bowl tra Niners e Steelers, ma quella volta vidi praticamente solo il Montjuic e tutta la serie di autostrade, superstrade e tangenziali che la fanno sembrare molto simile ad una metropoli USA. In realtà, quindi, mancavo da Barcellona dal lontano 1984, quando una serie di accadimenti mi portarono nella città catalana invece che a Londra come avrei dovuto.
Allora l'impatto con la città fu tremendo.Una stazione ferroviaria sporca e dall'aspetto diroccato, le Ramblas piene di gentaglia che offriva droga e "chiedeva" portafogli, un vecchietto che mi sputò addosso tentando di trafiggermi un piede con il bastone dell'ombrellone, urlandomi dietro qualcosa per motivi che ancora oggi non conosco, un albergo che si rivelò un bordello vero e proprio con conseguente notte passata dormendo sulla poltrona che trovai in camera, non fidandomi di quelle strane chiazze giallastre che punteggiavano delle lenzuola che forse vent'anni prima erano state bianche.
L'impatto con Barcellona un quarto di secolo dopo è stato completamente differente. Ho trovato una città moderna senza rinunciare al passato ed alla storia, fin troppo accogliente, con le Ramblas invase da una marea di gente tanto da scatenare la mia proverbiale fobia per i luoghi troppo affollati.
Barcellona è una città cara. Anzi. carissima. Due euro e cinquanta l'ora per un parcheggio in Plaza de Catalunya, 5 centesimi al minuto (cioe' TRE euro l'ora) in un'autorimessa privata trasformata in parking a pagamento nei pressi della Sagrada Familia. Per non parlare dei prezzi dei ristoranti e, perchè no, dei diciannove euro diciannove che ti chiedono per il tour al CampNou, lo stadio del Barcellona.
A proposito, la visita al Camp Nou è stata davvero spettacolare (anche se continuo a ritenere un furto il prezzo del biglietto), ed ho anche avuto l'occasione di vedere dal vivo la mitica Coppa delle Fiere, che ancora mancava alla mia "collezione" (avevo gia' visto dal vivo le altre coppe europee in altri musei, Ajax su tutti) ed anche la Coppa Korac, senza dubbio una delle più belle coppe mai disegnate.
La città  era impegnata nei preparativi per i campionati europei di Atletica Leggera che si sarebbero inaugurati da lì a due giorni, e soprattutto al Montjuic era tutto un brulicare di operai che montavano strutture provvisorie e tecnici che mettevano a punto le postazioni televisive, e la constatazione che il fortino del Montjuic ora si può raggiungere solamente più in teleferica ci ha fatto desistere dal visitarlo.
Per contro abbiamo potuto verificare con mano che la notizia dei mesi scorsi secondo la quale la Sagrada Familia era finalmente stata terminata, è una bufala clamorosa. La chiesa è ancora un cantiere con diverse gru, e saranno necessari almeno altri 15 anni per terminarla sul serio, ma se uno non avesse letto a fondo la notizia, avrebbe potuto pensare che la chiesa fosse realmente finita, il che era proprio quello che avevo capito io, ovviamente, avendo letto l'articolo in fretta e furia come purtroppo spesso mi capita.
Essendosi la nostra visita limitatata al Montjuic, alla Sagrada Familia, alle Ramblas ed al CampNou, gli appunti di viaggio relativi a Barcellona sono forzatamente limitati alle poche righe sin qui scritte, il che lascia spazio solo più alle considerazioni di carattere generale sul viaggio, che saranno oggetto dell'ultimo post dedicato a queste brevi, ma intense vacanze 2010.

mercoledì 28 luglio 2010

Spagna 2010 - Appunti di viaggio / 2 - Valencia

Negli ultimi cinque/sei anni ho fatto del navigatore satellitare la mia guida primaria quando guido in posti poco o del tutto conosciuti. Una cosa che ho imparato è che, sempre e comunque, il navigatore ti porta a destinazione. Sulle strade che ti fa percorrere avrei un po' da ridire, ma indubbiamente il suo compito lo porta egregiamente a termine. Una cosa che ho imparato in questo viaggio, però, è che portarsi dietro una cartina stradale è sempre consigliato. A parte il fatto che il navigatore potrebbe rompersi, o potrebbero rubarvelo, o altro ancora, ma una cartina resta fondamentale per riprendere le redini del percorso che il navigatore calcola con il suo particolare criterio "più breve / più veloce" che spesso e volentieri finisce per diventare "più contorto".
Con una bella cartina a portata di mano, mi sarei infatti risparmiato l'assurdo giro in statale che ho dovuto fare tra Gap e Orange, invece di scendere dall'autostrada che passa per Sisteron, Manosque e Aix-en-Provence. Come detto, alla fine il navigatore ti porta a destinazione, ma quando siamo finalmente arrivati a Narbonne per la sosta intermedia con circa due ore di ritardo sulla tabella di marcia, l'avrei voluto mangiare...
Nota di servizio: solitamente non ho grosse esigenze per gli alberghi, ma il Campanile in cui sono stato a Narbonne è un qualcosa di inimmaginabile. La camera era già piccola per essere matrimoniale, ma una volta tirata fuori la brandina per Ricky, se qualcuno avesse dovuto andare in bagno durante la notte avrebbe dovuto camminare sui letti altrui. Per 90 euro a notte lo trovo un po' eccessivo.
Il giorno successivo, senza ulteriori problemi con il navigatore, siamo finalmente giunti a Valencia, la meta principale del nostro viaggio.
Sin dal primissimo approccio con la città siamo rimasti tutti favorevolmente colpiti da una città in cui sono evidentissime le trasformazioni recenti.
Scopo principale del viaggio era la visita alla Città delle Scienze ed all'Acquario Oceanografico che si trovano nella nuova zona verso il porto completamente ridisegnata grazie al progetto dell'architetto valenciano Calatrava.
Oltre alle architetture futuristiche (il museo di arte moderna, da me ribattezzato "La Cozza", L'Hemispheric, da me ribattezzato "Lo scarafaggio", Il palazzo della città della scienza, il complesso dell'acquario), tutta la zona è costituita da edifici residenziali nuovi di pacca, facendoti dimenticare di essere in una città dalla storia millenaria.
Il tutto è molto razionale e funzionale, con le strutture ed il parco che le ospita completamente a disposizione dei cittadini (faccio un esempio stupido: se sei nel parco e devi andare in bagno, puoi tranquillamente entrare in una di queste strutture ed usufruire dei servizi disponibili prima dell'entrata alla parte espositiva vera e propria).
Niente da dire sulle esposizioni vere e proprie: assolutamente coinvolgente la città della scienza, con una miriade di esperimenti a disposizione del pubblico per spiegare le cose più elementari alle quali non facciamo nemmeno caso nella vita reale. L'acquario compete alla pari con quello di Genova, in alcuni casi superandolo alla grande. Il tubo con gli squali è davvero impressionante.
Una giornata ci va tutta, per una visita approfondita della citta' della scienza con annesso ingresso al cinema a 360°, mentre per l'acquario una mezza giornata è più che sufficiente.
Un po' deludente la zona del porto, letteralmente trasformata dalle installazioni per l'America's Cup e per il Gran Premio di Formula 1, ma praticamente inaccessibile, fatta eccezione per un museo (gratuito) dell'America's Cup nel quale si possono vedere degli audiovisivi sulla storia della competizione.
Una caratteristica molto interessante di Valencia è il "fiume prosciugato" che taglia in due la città. Per centinaia di anni Valencia ha convissuto con il fiume Turia che scorreva al suo interno, in un connubio caratteristico di altre centinaia di città nel mondo (Torino ed il Po, Roma ed il Tevere, Parigi e la Senna, St.Louis ed il Mississippi, e via dicendo). Dopo la tragica alluvione del 1957, il Turia venne deviato a monte della città, ed il letto cittadino, prosciugato, venne trasformato in un immenso giardino ("Jardin del Turia"), in cui trovano sede diverse attività sportive (c'è persino uno stadio di rugby con tanto di quattro piloni angolari per i riflettori, e vi assicuro che vederli spuntare da dietro ad un ponte fa un certo effetto).
Addentrandosi nel centro storico, si ritorna nella normalità di una classica città spagnola, con la sua "Plaça del Ayuntamiento" e la sua "Plaza de Toros", in questo caso attaccata (letteralmente) ad una bellissima stazione in stile liberty. Di fronte alla Plaza de Toros, liberamente visitabile quando non c'è corrida (e quando c'è mi guardo bene dall'entrarci), parte la classica via pedonale turistico/commerciale dove i ristoranti che offrono la classica Paella si accatastano uno sopra l'altro (non che siano migliaia, comunque), e attraverso la quale si raggiungono facilmente praticamente tutti i luoghi turisticamente interessanti, dalla cattedrale, al mercato generale (anch'esso in stile liberty e con una cupola centrale notevole). Il centro turisticamente interessante di Valencia è molto raccolto e facilmente visitabile a piedi dopo averlo raggiunto con un mezzo pubblico (non li ho usati, quindi non posso dire come siano) o in auto (da lasciare in uno dei millemila parcheggi a carissimo pagamento).
Se si escludono le attrazioni della parte nuova (la zona "Calatrava" per intenderci), Valencia è una abbordabilissima meta da un weekend, durante il quale si possono vedere i 3/4 delle cose interessanti che la città offre.
Girarla in auto è abbastanza semplice, grazie alla viabilità che ha fatto dei sensi unici anche per i viali a quattro/cinque corsie la propria filosofia principale, e sono presenti un paio di linee della metropolitana, che serve soprattutto la zona centrale.
Il caldo si fa sentire, ma come ogni buona città di mare che si rispetti, una buona ventilazione riesce a tenere bassa l'umidità abbassando anche il calore percepito.
In definitiva una promozione piena per una città sulla quale non avevo particolari aspettative positive.

martedì 27 luglio 2010

Spagna 2010 - Appunti di viaggio / 1

2650. Questo il totale del contachilometri della mia auto quando ho finalmente spento il motore in garage dopo una settimana di vacanza. Non è moltissimo, ma erano diversi anni che non macinavo così tanto chilometri in così poco tempo, e sebbene abbia patito il viaggio del primo giorno causa navigatore stordito che mi ha accuratamente fatto evitare l'autostrada per farmi andare via statale fino a Orange, sono stato proprio contento sia del viaggio in sè (Valencia una bella scoperta, Barcellona una riscoperta a vent'anni dall'ultima volta in cui c'ero stato), che del piacere di guidare per chilometri e chilometri che avevo un po' perso da quel tour de force tra Colorado, Wyoming, South Dakota, Nebraska, Colorado, New Mexico, Arizona, Utah (con annesso giro dello sterrato della Monument Valley) e ancora Colorado con una Geo Metro nel 1997.
Questo viaggio ha anche rappresentato il ritorno alla vacanza che più prediligo, cioè quella turistica, negli ultimi anni forzatamente sostituita dal tragico "villaggio all inclusive" per cause di forza maggiore (leggasi figlio troppo piccolo per girare tutto il giorno).
Ho quindi pensato (anche spronato da una richiesta, a dire il vero ;) ) di scrivere una sorta di "Appunti di viaggio", di cui questo post costituisce la prima parte.
Non so se ne faro' tre, quattro, dieci o cento, o magari questo post resterà solitario, ma ve lo farò sapere, così che non restiate in "vana attesa" della puntata successiva.
Questo post introduttivo, però, è forzatamente dedicato ad un pensiero che non ho potuto non avere quando ho superatol'uscita autostradale di Torreblanca, in Spagna. Quando ho visto quel cartello e, poche centinaia di metri dopo, il sovrappasso autostradale, non ho potuto fare a meno di pensare al Galimba e, do conseguenza a Zoccarato. Chi sono il Galimba e Zoccarato, vi chiederete voi? Sono due ragazzi conosciuti ai tempi del liceo legati da un destino che quelli che parlano bene definiscono spesso "cinico e baro". Galimba e Zoccarato frequentavano il mio stesso liceo, in altre classi, ed erano piu' giovani di me di un paio di anni, ed erano stati protagonisti di una mitica scena durante la finale del torneo di basket del triennio a metà anni 80. Entrambi giocavano a basket per delle società torinesi, ed erano rivali in campionato ancor prima che a scuola. La squadra di Galimba era in finale, mentre Zoccarato non era riuscito a trascinare i suoi a giocarsi il titolo, e così, visto il suo status di giocatore di basket, era stato chiamato a fare l'arbitro di detta finale. Due ragazzi diversissimi tra di loro: sempre timido e riservato Zoccarato, mai una parola fuori posto, mai un gesto scomposto,al contrario di Galimba, esuberante, egocentrico, sbruffone (ed anche un gran bel giocatore). Successe che Zoccarato prese una decisione discutibile, ora non ricordo più il particolare preciso, e Galimba si mise a protestare vivacemente. Molto vivacemente. E Zoccarato lo espulse. Uscendo dal campo smoccolando e bestemmiando, il Galimba si bloccò improvvisamente e tornò sui suoi passi per assestare a Zoccarato un calcio nel culo degno di una punizione di Maradona.
Baraonda, putiferio, risse sfiorate e partita sospesa per un bel pezzo, con Galimba richiamato persino nell'ufficio del Preside nei giorni successivi.
Poche settimane dopo Galimba e Zoccarato diedero la matura, e le loro strade si divisero, per poi riunirsi tragicamente, come vedremo.
Subito dopo l'esame, Galimba e quattro suoi amici partirono alla volta della Spagna, che in quegli anni era la meta preferita dei giovani italiani. Il loro viaggio si interruppe alle tre del mattino contro una colonna del sovrappasso autostradale subito dopo l'uscita di Torreblanca. Quattro morti sul colpo, il quinto gravissimo, probabilmente un colpo di sonno. Ricordo come fosse oggi la chiesa gremita e la gente fuori, sul sagrato, per i funerali di Galimba ed i suoi tre amici. Noi quattro o cinque che lo avevamo frequentato nonostante fosse di un'altra sezione e di un paio di anni prima (noi la matura l'avevamo gia' data chi l'anno precedente, chi quello ancora prima) ci guardavamo smarriti, appena sulla soglia della chiesa.
Ai primi di Gennaio dell'anno successivo, poi, lessi un piccolo trafiletto su La Stampa, che riportava la notizia di tre giovani, di ritorno dalle vacanze natalizie, deceduti in un incidente stradale sulle montagne francesi. Uno dei tre nomi era quello di Zoccarato e allora, come la settimana scorsa al passaggio a Torreblanca, mi venne in mente il calcio nel culo ed i percorsi del destino che, a volte,sanno essere incredibilmente tortuosi per poi incrociarsi quando meno te lo aspetti.
Domani vi prometto che sarò meno tragico, nel mio post, ma questo ricordo era dovuto.

mercoledì 7 luglio 2010

Generazioni a confronto

Nel 1971, a 8 anni, partecipai ad un concorso canoro regionale che qualificava alle selezioni nazionali per lo Zecchino d'Oro (lo vinsi, ma non comprando l'enciclopedia dello sponsor, venni scartato, ma non è questo il punto), presentando la canzone "Chissà se va" di Raffaella Carrà.
Oggi, tornando a casa dal Centro Estivo, mio figlio, 8 anni, mi ha chiesto di spegnere la radio, e mi ha cantato a memoria "La Guerra di Piero" di Fabrizio de Andrè, non risparmiandomi una dotta spiegazione del testo della canzone e del suo messaggio.
Non c'è che dire: figlio batte padre 100 a zero.

martedì 15 giugno 2010

How long must we sing this song

30 Gennaio 1972 - 15 Giugno 2010: 14016 giorni per chiedere scusa a John (Jackie) Duddy, Patrick Joseph Doherty, Bernard McGuigan, Hugh Pious Gilmour, Kevin McElhinney, Michael Gerald Kelly, John Pius Young, William Noel Nash, Michael M. McDaid, James Joseph Wray, Gerald Donaghy, Gerald (James) McKinney, William Anthony McKinney, John Johnston, uccisi dall'esercito britannico nella giornata tristemente nota come "Domhnach na Fola" (in inglese: Bloody Sunday).
QUI il sito che riporta tutti gli atti dell'inchiesta che ha portato alle scuse del governo britannico.

martedì 1 giugno 2010

Con/Desolazioni

Questa sera Rai Tre, subito dopo il TG3 Piemonte delle 19:30, ha delineato con due spot i grossi problemi dell'umanità nel ventunesimo secolo.
Dapprima scopriamo che ora si può notare una donna per il suo sguardo o per le sue gambe, ma non più a causa dell'odore originato dalle "piccole perdite di urina".
E se non siamo abbastanza sconvolti dalla rivelazione, ci viene in aiuto il secondo spot, che ci ricorda come "molti uomini dopo i 40 anni soffrono di problemi di erezione".
Una volta la famiglia tipo era quella che viveva dentro il mulino bianco e mangiava le macine, ora invece è formata da una moglie che se la fa addosso ogni due per tre, ed un marito a cui non tira più.
Figli non pervenuti, per ora.

lunedì 31 maggio 2010

La mia fede non si tessera

Ieri è finito il campionato di Serie B. O meglio, è finita la stagione regolare, poichè ora mancano solo più i playoff. Però è forse finita un'epoca, almeno per me. Se anche il Torino FC aderirà alla farsa della Carta Di Credito del Tifoso (chiamarla "tessera" è un fine inganno escogitato dal ministro Maroni) e la renderà obbligatoria per sottoscrivere l'abbonamento, allora non rinnoverò l'abbonamento. Questo non significa che smetterò di seguire il Toro, ma solo che sarà un po' più complicato e costoso, poichè mi toccherà acquistare i biglietti singolarmente ogni domenica nei settori in cui ci sarà disponibilità.
Questo vorrà dire quasi sicuramente niente curva Maratona, e si tratterà di una mazzata pesante per chi, come me, la frequenta da quasi quarant'anni e la considera la sua seconda casa.
"Ma che te frega? Fatti 'sta tessera e fai il tuo abbonamento tranquillo", direte voi. E invece no. Il NO alla tessera che arriva da più parti, ha delle motivazioni serie e profonde. Sbaglia, e di grosso, chi crede che si tratti solo di una protesta del mondo ultras (principale obiettivo da colpire da parte del Ministero degli Interni). La Tessera del Tifoso è un argomento che riguarda chiunque segua, più o meno regolarmente, una squadra di calcio ed ami seguirla allo stadio. Magari andando anche in trasferta.
Perchè sono contrario alla tessera? Per molti motivi. Innanzitutto si tratta di una privazione della libertà personale che la rende ai limiti della costituzionalità. Infatti il ministro Maroni si è ben guardato dall'imporla con una legge o un decreto legge, ma ha emanato una circolare ai prefetti, in cui si consiglia di far sì che le società di calcio si adeguino a questa normativa. Le società non sono obbligate, dunque, ma in pratica sono state bellamente ricattate da Ministero, Federazione e Lega Calcio, che hanno obbligato le società ad aderire al programma.
E' assurdo che per acquistare un abbonamento o per andare in trasferta nel settore ospiti, io debba preventivamente essere autorizzato da una questura, che decide se posso o meno andare allo stadio. Perchè è proprio qui, il punto. La tessera verrà rilasciata solo dopo che la quiestura avrà vagliato il tuo nominativo ed avrà dato il suo nulla osta.
Dopo varie contrattazioni (manco si fosse al mercato), la normativa che regola l'emissione della tessera è stata modificata, anche se non c'è nulla di certo, ed ogni società dà indicazioni differenti e discordanti.
Uno dei grossi nodi era quello che impediva a chiunque avesse subito un Daspo o avesse commesso reati "da stadio", di sottoscrivere la tessera. In pratica chi fosse stato denunciato e condannato per l'inseguimento dell'arbitro Lo Bello a caselle nel 1973, non avrebbe potuto sottoscrivere la tessera.
Poi si è passati a considerare solo gli ultimi 5 anni, come ostativa per il rilascio della tessera. Peccato, però, che non si tenesse conto di eventuali assoluzioni e revoche di Daspo, e visto come viene utilizzato il provvedimento di diffida (cioè spesso ad minchiam) il problema continuava ad essere bello grosso.
L'ultima interpretazione del ministero dovrebbe finalmente dissipare un po' di dubbi su questo argomento, rendendo impossibile la sottoscrizione della tessera a chi ha in corso dei provvedimenti di daspo (e qui non si capisce: non basta il daspo per non fare andare allo stadio la gente???) e per chi ha ricevuto condanne definitive per reati da stadio negli ultimi cinque anni.
Per quanto la situazione sia molto migliorata rispetto all'inizio, ancora non ci siamo. Se io ho commesso un reato 5 anni fa ed ho scontato la mia pena, perchè diavolo devono darmi una pena accessoria? Forse che se rubo una mela al supermercato e mi condannano, quando ho scontato la pena assegnatami mi impediscono di entrare nei supermercati per 5 anni?
L'eleggibiltà, comunque, è solo uno dei fattori che mi rendono contrario alla tessera del tifoso.
Cos'è in realtà questa tessera? Il Ministero ci dice che vuole essere uno strumento di fidelizzazione dei tifosi. Fidelizzazione? Ma se non c'è nulla al mondo di più fidelizzato di un tifoso!!! Cosa volete ancora fidelizzare? E, tra l'altro, lo stabilisce il Ministero se io sono un tifoso fedele?
In realtà si tratta di una grossa operazione commerciale che nasconde una massiccia operazione di schedatura. Come detto prima, la tessera altro non è che una carta di credito revolving, e già questo basterebbe a squalificarla. Un altro particolare apparentemente insignificante, è che la tessera usa la tecnologia RFID. Per chi non sapesse cos'è, si tratta di un chip su cui vengono immagazzinati dei dati (a discrezione di banca emettitrice e Ministero degli Interni) in grado di trasmettere questi dati ovunque ci sia un terminale adatto a riceverli. Questo piccolo particolare ti rende sempre tracciabile, ovunque tu sia, sottoponendoti quindi ad una sorta di pedinamento virtuale attuabile in ogni momento. A questo proposito, il Ministero ha già stretto accordi con le Ferrovie e la società Autogrill che non lasciano presagire nulla di buono.
Capitolo schedatura. Obiezione: ma con il biglietto nominale in pratica sei già schedato. Risposta: non esattamente. I dati che fornisci per il rilascio del biglietto nominale nn arrivano alla questura, ma alla società che gestisce la vendita dei biglietti (Lottomatica, per il Torino). Questi dati vengono trasmessi alla questura solo su richiesta della stessa ed a seguito di reati commessi all'interno dello stadio. I dati che bisogna fornire per il rilascio della tessera del tifoso, vanno invece immediatamente in questura. Meditate, gente, meditate...

giovedì 27 maggio 2010

A ognuno il suo italiano

C'è un posto in Italia, dove la grammatica italiana subisce degli strani fenomeni di mutazione genetica. Ce ne sono tanti di questi posti, direte voi, e non posso che concordare con questa affermazione, ma uno di questi fenomeni mi ha sempre incuriosito: lo strano utilizzo degli articoli determinativi da parte dei milanesi.
Per l'esattezza dovrei dire "da parte dei lombardi", ma anche da parte delle colonie lombarde come il Piemonte Orientale (a.k.a. tutto il provinciame assortito di Novara, Vercelli, Biella e Verbania).
Fateci caso: a Milano (e dintorni allargati) esiste "il" Marco, "il" Giovanni, "il" Beppe e così via, epperò "ci vediamo settimana prossima", oppure "lo farò settimana entrante". Ed il "la"? Chi se l'è mangiato?
Ci vediamo "LA" settimana prossima, lo farò "LA" settimana entrante. L'articolo determinativo serve proprio per collocare temporalmente l'azione e non restare sul vago, mentre nel caso di un prenome la lingua italiana ne proibirebbe l'uso in anteposizione, in teoria.
E, allargando il discorso, cari amici milanesi (e dintorni): perchè diavolo diventate delle sottospecie di navigatori satellitari quando parlate di vie, strade, corsi e piazze? "Ci vediamo alle tre in Cadorna". Sul Piazzale? Nella Stazione della metro? Nella Stazione dei treni? Se qualcuno mi dice "Ti passiamo a prendere in macchina", devo cercare sulla piantina di Milano la fantomatica "via/corso/piazza macchina" dove farmi trovare?
Siete ben strani, eh?

martedì 25 maggio 2010

Lost, nel senso di "mi sono perso"

Se non avete ancora visto il finale di Lost e non volete spoiler, non leggete oltre. Uomo (ma anche donna) avvisato...
Ed ora a noi. Innanzitutto complimenti alla TV canadese che ha tagliato l'ultimissima scena in cui si vede l'isola dall'alto con il relitto del volo oceanic 815. Essendo un particolare FONDAMENTALE, non capisco come abbiano deciso di tagliarlo.
Secondariamente: mi ha soddisfatto il finale? No. Decisamente no. L'improvviso cambio di rotta del filo conduttore della serie, da un impianto scientifico o parascientifico ad uno mistico e sovrannaturale, effettuato con la quinta stagione, mi aveva lasciato un po' deluso, e mi ero ormai rassegnato a non ricevere risposte sulle migliaia di domande che avevamo accumulato dopo le prime quattro stagioni.
Mi aspettavo, però, che almeno le successive migliaia di domande sorte con la nuova impostazione, potessero avere una risposta più esauriente.
Molte risposte sono state date, intendiamoci, ma gli autori hanno aperto troppe porte, ed alla fine le hanno lasciate spalancate, senza nemmeno il minimo tentativo di accostarle.
Però su una cosa devo concordare con quasi tutti i commenti che ho letto finora: in questi sei anni con Lost mi sono divertito, e mi mancherà. Indipendentemente dal fatto che il finale mi abbia lasciato un po' deluso.
E per questo non posso che ringraziare ancora una volta Giovanni, quindi, che ad un ISPA Christmas Dinner di cinque anni fa mi fornì i DVD con la prima stagione che Monica ed io divorammo in pochi giorni, diventando così irrimediabilmente LOST Addicted.

martedì 18 maggio 2010

The Great Gig in the Sky

La mente umana è davvero incredibile, ed i meccanismi che la regolano sono davvero misteriosi.
Succede infatti che sei tutto concentrato a guardare i dati che appaiono sul monitor del computer per cercare di capire come mai, in una colonna di un database definita "not null", ci siano dentro dei "null" mandandoti a puttane un'elaborazione, e mentre ti alambicchi il cervello alla ricerca di una soluzione, la selezione automatica dei brani del tuo lettore MP3 faccia partire quello stupendo pezzo dei Pink Floyd che si intitola "The Great Gig in the Sky".
In quel preciso momento il cervello mette in stand by l'attività che stavi eseguendo e ti catapulta improvvisamente indietro nel tempo.
Il monitor, la scrivania, i colleghi, tutto scompare improvvisamente per lasciare il posto ad un cielo incredibilmente sereno, nero e stellato. Tutto intorno è buio, ed il silenzio è rotto dallo stereo della macchina che, a tutto volume, trasmette proprio "The Great Gig in the Sky".
Siamo a Lipari, più o meno verso le quattro del mattino, su un'altura dalle parti delle Terme di San Calogero: Carmelo, Paolo, Luigi, Simona, Isabella ed io. L'indomani mattina sarei partito per tornare a Torino (il tempo di rifare la valigia e volare altri 1600 Km più a Nord ad Amburgo, dove mi attendeva un'altra epica settimana al seguito della nazionale di Football agli Europei), e poichè l'aliscafo era previsto per le 6 del mattino, avevamo deciso di fare nottata, a degna conclusione di una vacanza che avrebbe segnato un importante passaggio nella mia vita.
Avevamo speso la giornata in giro per l'isola, come sempre, facendo l'ultimo bagno alle cave di pomice di Porticello, dove per accedere alla spiaggia bisognava lasciarsi scivolare lungo il pendio, con il risultato di arrivare al fondo con il fondoschiena tutto bello levigato.
Avevamo passato la serata a sentire Carmelo suonare nel locale del "Professore", come ogni sera. Poi eravamo andati in giro in cerca di Pucci, uno dei matti del paese, uno spasso assicurato, ma avevamo trovato solo il capitano Felice, con cui i miei amici si erano poi accordati per una gita in barca a Stromboli nei giorni successivi.
Prima di salire alle terme, eravamo passati al forno a prendere i cornetti caldi, poi eravamo saliti in macchina sulla Panda di Carmelo (in sei, si...) ed avevamo cercato il posto ideale. Un prato al termine di una strada sterrata, il buio piu' completo, solo il cielo stellato sopra di noi ed un silenzio quasi irreale. Non ci siamo detti una parola. Ci siamo sdraiati sul prato ed abbiamo contemplato il cielo. Finchè Carmelo, che era rimasto in macchina, non ha aperto il portellone posteriore, spalancato le portiere, messo la cassetta dei Pink Floyd e girato la manopola del volume a fine corsa.
Per tutti i 4 minuti e 47 secondi della canzone ognuno di noi si immerse nella propria dimensione, isolandosi da tutto e da tutti, lasciando i pensieri e le immagini fluire in libertà. Fu stupendo.
Quella vacanza decretò la vera fine del Liceo, sei anni dopo la maturità, senza una motivazione precisa. Fu come se i successivi sette giorni in Germania avessero tracciato un solco tra due momenti della vita profondamente differenti tra di loro. Quando io tornai da Amburgo, e gli altri tornarono dal loro proseguio di vacanza a Lipari infatti, nulla fu più come prima. Di lì a poco sarebbe cambiato tutto: amici, frequentazioni, serate. Iniziava la breve ma intensissima "era di Filisetti". Ma questa è un'altra storia, ed ora non c'è tempo di raccontarla.
The Great Gig in the Sky è finita. Il monitor è ancora lì che mi guarda. La collega che mi sta di fronte sono convinto che creda mi sia addormentato.
Invece sono andato solo in ibernazione per cinque minuti e tornato indietro di 21 anni. E' stato bellissimo.
A proposito: guardando meglio, mi accorgo che le colonne del database contengono zeri binari, non "null". La mia mente ha continuato a ruminare anche durante questo flashback ed ha risolto il mistero.

domenica 16 maggio 2010

Allo stadio è diverso

Vediamo un po'. Ieri non ho visto il gol di Pià, perchè avevamo appena perso palla, il giocatore piu'vicino era a quindici metri dal difensore avversario ed io stavo giuardando da un'altra parte.
Poi, ad un certo punto ho visto Coppola in campo,emi sono detto"Ma non era in panchina?". Dopo altri cinque minuti mi rendevo conto che non c'era più Barusso: mi ero perso la sostituzione.
Infine non mi sono minimamente accorto che per tutto il secondo tempo ha giocato Morello al posto di Sereni (e va bene, dai...giocava sotto l'altra curva...).
E' proprio vero che vedere la partita allo stadio è tutta un'altra cosa.

venerdì 14 maggio 2010

Dieresi, trèma: arriva Umlaut.

La dieresi è morta. non ho ben presente quando sia avvenuto esattamente il decesso, ma questa mattina mi sono reso conto che la dieresi è stata definitivamente soppiantata dal termine "umlaut".
"Umlaut" l'avevo già letto qua e là, in maniera sporadica, ma questa mattina ho avuto la certezza che ormai sia entrato nell'uso comune, avendolo letto in sequenza nel testo di tre articoli diversi, nel giro di meno di dieci minuti.
Il segno di dieresi, per chi non lo sapesse, è quel "segno diacritico costituito da due punti posti sopra un grafema, solitamente vocalico" (cit. wikipedia), ad esempio ä ë ï ö ü, ed in italiano serve ad indicare che due vocali contigue che originano un dittongo vengono distribuite su sillabe diverse.
L'umlaut, invece, trae la sua origine dalla lingua tedesca, e sta ad indicare un particolare fenomeno fonologico chiamato "metafonesi", cioè la modifica della pronuncia di una vocale (ad esempio "unter" e "über").
E' chiaro quindi come sia "dieresi" che "umlaut" si riferiscano al segno rappresentato dai due puntini che sormontano una lettera, ma è altrettanto chiaro che il loro significato è profondamente differente a seconda del contesto in cui vengono usati. Eppure, se ci fate caso, non ci si riferisce più ai due puntini come alla "dieresi" come ci avevano insegnato fin dalle elementari, ma si utilizza (scorrettamente) il termine "umlaut" sempre e comunque.
Quello che stupisce è perchè si sia scelto di sostituire la dieresi italiana con l'umlaut tedesco e non con la trèma francese. Sarà forse per quell'antico e mai sopito disprezzo per i cugini d'oltralpe.
Sono preoccupato. Non tanto per la dieresi, perchè ormai ha fatto una brutta fine, ma per molti suoi "colleghi".
Ormai la "e commerciale" sta per essere soppiantata dall'"Ampersand", la "barra verticale" dal "pipe" e il "trattino basso" dall'"underscore".
Quello che mi preoccupa di più, però, è il "punto esclarrogativo": è un sacco di tempo che non lo vedo. Non vorrei che gli fosse successo qualcosa.

venerdì 7 maggio 2010

Il buongiorno si vede dal mattinale

E' notizia di oggi la disponibilità online del mattinale di tutte le 103 questure italiane. Per chi non lo sapesse, il mattinale è il resoconto giornaliero delle operazioni di Polizia, ed è stato lo strumento di lavoro di migliaia di cronisti di "nera" alla ricerca di qualche notizia interessante da pubblicare.
Finora era possibile consultarlo solo in questura, ma anche le nostre forze dell'ordine si sono modernizzate e l'hanno pubblicato sul web. A parte la singolarità del fatto che il mattinale sarà consultabile sul sito web della Polizia di Stato e su quello di Mediaset (si... Mediaset!!! Il servizio è curato da TGCom), sarà interessante vedere se sul mattinale risulteranno tutte le notizie provenienti dalle varie questure. Anche queste, queste o queste.

mercoledì 28 aprile 2010

Era ora.

Dopo queste notizie, si può affermare che oggi è un buon giorno per essere un appassionato di calcio.

Luciano Moggi è radiato da ogni ruolo nel calcio italiano: lo ha stabilito la Corte di giustizia della Federcalcio precisando, in risposta al quesito interpretativo del presidente federale Giancarlo Abete, che "la preclusione da ogni rango o categoria debba ritenersi implicita come effetto ex lege" dopo la condanna per i fatti di Calciopoli. (Ansa)

sabato 10 aprile 2010

Un bel passo avanti, ma la strada è ancora lunga

Ieri è stata una giornata per certi versi storica per i tifosi granata. E' infatti caduto anche l'ultimo ostacolo burocratico (a meno che non ne spuntino di nuovi, come accade oramai da 13 anni) per la ricostruzione del Tempio degli Eroi: il Campo Torino, meglio conosciuto come Stadio Filadelfia.
Il 18 Luglio 1997, le ruspe mandate dal sicario Novelli rasero al suolo l'impianto, lasciando in piedi solo alcuni monconi della tribuna centrale e due angoli di curve. Da allora è stato tutto un susseguirsi di proposte, speculazioni e prese in giro che hanno anche rischiato di vedere scomparire per sempre l'area dello stadio, per far posto a supermercati e condomini di lusso.
I tifosi del Toro non si sono mai arresi, però, e con determinazione hanno rimosso tutti gli ostacoli che man mano si materializzavano ad impedire la ricostruzione di quanto di più sacro abbia un granata.
E' stata dura, perchè a volte alle manifestazioni ci si ritrovava in quattro gatti (ricordo non più di cinquanta persone davanti al comune lo scorso anno, e circa una ventina in circoscrizione lo scorso gennaio), ma gli sforzi sono stati premiati.
Ora tocca a tutti coloro che, da dietro alle loro scrivanie, seduti sulle loro comode poltrone, hanno sempre dato massima disponibilità allaricostruzione, una volta che fossero stati rimossi tutti gli ostacoli.
Ecco, signori, gli ostacoli li abbiamo rimossi. Ora tocca a voi fare la vostra parte.
Ma non illudetevi: non abbiamo ancora smesso di vigilare, e gli speculatori verranno trattati come sono stati trattati fino ad ora. A calci nel culo.

venerdì 2 aprile 2010

Logica, questa sconosciuta

Dunque, ricapitoliamo. Io rubo un'auto a Pippo. Mi beccano e vengo condannato. L'auto viene restituita a Pippo.
Dopo qualche anno si scopre che l'auto non era di Pippo, perchè l'aveva rubata pure lui a Pluto. Se lo condannano, posso chiedere che mi venga restituita l'auto che avevo rubato a Pluto perchè lui l'aveva a sua volta rubata?
Credo di no. Anzi: sono sicuro che ciò non sia possibile.
E allora, Del Piero, CHEMMINCHIA VUOI?!?!?

giovedì 1 aprile 2010

Chi ben comincia

Come si suol dire: ottimo esordio per il neogovernatore del Piemonte Roberto Cota. Dopo una campagna elettorale passata a sfrantumarci i maroni sui bisogni reali della gente, che la sinistra avrebbe a suo dire dimenticato, sulle iniziative immediate da prendere a supporto dei piemontesi, sulla necessità di intervenire sui bisogni reali dei cittadini, di fare politica per la strada e non nei salotti, il nostro prode condottiero ha davvero iniziato con il piede giusto.
Le su prime dichiarazioni sono state: "La pillola abortiva (che la Bresso ha fatto comprare, sottolineato due volte) marcirà nei magazzini e ne biocotterò l'utilizzo in tutte le maniere" (con buona pace delle direttive ministeriali che ne autorizzano e disciplinano l'utilizzo a partire proprio da oggi), e soprattutto l'impagabile "Dovrò sicuramente revocare il patrocinio della Regione al Gay Pride di Torino" (e basta una semplice verifica, senza nemmeno attendere le dichiarazioni del coordinatore del Torino Pride, per assicurarsi che nessun patrocinio della Regione è stato mai concesso nè tantomeno richiesto).
Nulla di nuovo sotto il sole, dunque. Le principali preoccupazioni sono quelle di non rispettare le leggi dello stato e di sottolineare che non c'è spazio per i "diversi" (per i negri ci stiamo attivando, poi passeremo agli ebrei ed ai comunisti).
Ci consoliamo con il fatto che il pressapochismo di Cota è stato largamente battuto da quello di Zaia, eletto con un diluvio di voti in Veneto, il quale si è affrettato a dire che lui sarebbe stato il governatore di tutti... parlando in veneto (e chi il veneto non lo capisce pur abitandoci, si fotte?).
Legaioli, se non ci fossero ci toccherebbe inventarli.

lunedì 22 marzo 2010

Puntualità padana

Puntuali come le tasse (e le disgrazie), sono tornati i volantini dei leghisti contro la moschea di Via Urbino (cioè, per chi non lo sapesse, dall'altra parte della strada rispetto a casa mia).
L'avevano già fatto prima delle provinciali: volantini, petizioni, persino una marcia guidata dal marcescibile Borghezio, leader di tutti gli xenofobi europei, contro la costruzione della moschea.
Tutto molto bello, grande partecipazione dei residenti (cioè delle case nell'arco di un paio di isolati al massimo), qualche foto sul giornale, qualche servizio in TV, e qualche voto in più da parte di coloro che continuavano a sostenere "Loro sì che si occupano dei nostri problemi". Se ne sono occupati talmente tanto che non si è più visto un solo leghista aggirarsi da queste parti (a meno che non l'abbi afatto in incognito) fino ad un paio di settimane fa quando, in piena campagna elettorale ovviamente, il buon Carossa ha partecipato ad un sopralluogo della commissione urbanistica, distinguendosi per la scortesia nel rifiutare il tè che uno dei responsabili del centro culturale islamico gli aveva offerto, giustificandosi con uno sgradevole "Io non bevo il tè di Bin Laden", che la dice tutta sull'idea distorta che il leghista medio ha degli immigrati. Fare l'equazione mussulmano = terrorista equivale, grosso modo, a dire che i preti sono tutti pedofili, per cui non bisogna mandare i propri bambini in chiesa.
A pensarci bene mio figlio ha appena iniziato il catechismo... sarà in pericolo?
Tornando alla moschea, che poi moschea non sarà perchè si tratterà di un centro multiculturale islamico (chi si aspetta minareto e muezzin sarà deluso) con ANCHE un locale adibito a luogo di preghiera, sinceramente il fatto che la aprano di fianco a casa mia non mi fa nè caldo nè freddo.
Ho vissuto per sette anni di fianco ad una chiesa (quella dove, tra le altre cose, mi sono sposato), ed ho dovuto sopportare sia le campane alla domenica mattina, sia l'invasione selvaggia di parenti, amici ed invitati alle varie celebrazioni (matrimoni, battesimi, comunioni, cresime e funerali) che occupavano con l'auto ogni minimo interstizio disponibile, piazzandosi spesso su passi carrai e marciapiedi. Non vedo quindi quale sia il problema a sopportare un po' di disagio al venerdi' pomeriggio, quando ci sarà il culto principale della settimana.
E al primo che mi dice che i mussulmani sono integralisti pericolosi, farei conoscere volentieri la coppia di vecchietti stile Muppet Show che mi ha fatto il corso prematrimoniale, oltre al prete che ha officiato il mio matrimonio, che ha scagliato l'anatema di Dio su una bimba particolarmente esuberante che passeggiando allegramente intorno all'altare inciampò e cadde "disturbando" la cerimonia (ricordi, Mario? :) ).

giovedì 25 febbraio 2010

Due risate

Saltabeccando da un blog all'altro, oggi ho trovato due frasi simpatiche:

"Abbiamo mandato una squadra di 10 persone per lo snowboard e questo sulla scia del fatto che adesso è così trendy. Si, ma è trendy se sculetti a Courma o a Bardo, se lo fai a Vancou e arrivi dopo lo snowboarder della Costa D'Avorio mi viene da pensare che ti ho pagato un viaggio gratis con le mie tasse e lo snowboard te lo metterei nel Coulo ma senza sciolina."
(via TorineggiandO sulle Olimpiadi di Vancouver)

"Protagonisti di "quel che si dice" (vox populi, vox dei: il più delle volte ci si azzecca) sarebbero gli appartenenti alla "crema" della rosa bianconera. Buffon che ingaggia un match pugilistico con Amauri per difendere l'onorabilità della sua Alena la quale, a sua volta, replica pubblicamente "Tutte bugie, non sono una zoccola".
(via Nuovasocietà sui problemi della Giuve)"

lunedì 15 febbraio 2010

Speriamo presto

Dopo i fatti di via Padova a Milano, si leva la voce di Matteo "Eichmann" Salvini, il quale auspica "controlli ed espulsioni casa per casa, piano per piano''.
Ma per questa gente,quando arriverà Norimberga?

sabato 13 febbraio 2010

Una sentenza Speziale

Spaccarotella e Speziale: due pesi e due misure.

"Fattostà che negli ultimi 3 anni con queste vicende e con le conseguenti enfatizzazioni si sono potute coprire molte cose (certamente più importanti di ciò che accade in uno stadio di calcio) che nel nostro paese non vanno. Ma se non ci si fa prendere dall’enfasi di titoli roboanti e populisti è proprio da questi fatti che si può avere un quadro clinico completo del nostro paese: malato e carente di equità di giudizio. E non è poco…"

(Simone Meloni via Ultrasblog)

mercoledì 10 febbraio 2010

Titoli ingannevoli

Prima pagina de La Stampa di martedì 9 Febbraio 2009, occhiello in alto. Foto di Brad Pitt che bacia sulla testa Angelina Jolie. Titolo: Al Superbowl di Miami Brad e Angelina ritorno di fiamma. Sottottitolo: Brees fa risorgere New Orleans e trascina i Saints al trionfo: il mio posto era qui, lo capii dopo Katrina.
100 euro a chi mi spiega cosa c'entri il titolo con il sottotitolo o viceversa.

domenica 7 febbraio 2010

Flash Mob

Sapete cos'è un Flash Mob? No? Bene, allora guardatevi questo video. Anche se non è un flash mob con tutti crismi, è davvero spettacolare.

sabato 9 gennaio 2010

Ammissione di colpa.

«A Rosarno c’è una situazione difficile come in altre realtà, perchè in tutti questi anni è stata tollerata, senza fare nulla di efficace, un’immigrazione clandestina che ha alimentato da una parte la criminalità e dall’altra ha generato situazione di forte degrado». Queste sono parole di Roberto Maroni, il Ministro degli Interni. Come ammissione di colpa non mi sembra male, se si pensa che l'attuale governo e'stato in carica per sei degli otto anni in cui è in vigore la legge Bossi-Fini sull'immigrazione.
Ma siamo sicuri che, come ogni buon legaiolo che si rispetti, intendesse dire che la colpa è degli altri (non si sa chi, ma fa lo stesso).
E, a proposito di legaioli, quando siete giù di morale, vi sentite inadeguati per qualcosao avete delle crisi di stima personale, vi consiglio una bella lettura del forum di Radio Padania Libera, la radio ufficiale della Lega Nord. Bisogna registrarsi, ma credetemi che ne vale la pena. In confronto alle persone che scrivono lì, vi sentirete immediatamente degli illuminati e delle persone moralmente migliori, e forse vi farà bene anche sapere in realtà cosa pensa la base in camicia verde, quelli che poi in cabina elettorale danno il voto a questi cialtroni xenofobi.

venerdì 1 gennaio 2010

Ricompensa dovuta?

Come diceva Andreotti, a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. Ed io che sono malpensante per definizione, non posso fare a meno di chiedermi se la revoca del 41bis ad uno dei fratelli Graviano non sia in qualche modo da mettere in relazione con la deposizione di suo fratello di qualche settimana fa, in cui smentì le dichiarazioni del pentito Spatuzza che accusavano Dell'Utri e Berlusconi di essere collusi con la mafia o al suo "per ora non rispondo" sempre sullo stesso argomento.