martedì 29 aprile 2008

La marcia su Roma

E così anche Roma è caduta in mano al centrodestra. Anzi, peggio: in mano ad un picchiatore fascista. In parte un verdetto annunciato, perchè candidare Rutelli è stato un suicidio politico che solo l'attuale supponenza veltroniana non ha visto. Del resto, l'attuale politica dell'ex sinistra-ora-centro-quasi-nuova-dc è stata chiara: liberarsi dei fardelli a costo di regalare il paese alla destra, ai fascisti ed ai leghisti per chissà quanto tempo.
Se non mi avesse rubato la battuta Wittgenstein avrei scritto "Meno male che vivo in una città in cui vince ancora Chiamparino". E' chiaro, però, che anche qui a Torino non possiamo rischiare di metterci nelle mani di un picchiatore fascista come Agostino Ghiglia (al momento il più serio futuro candidato sindaco per il centrodestra nel 2011), per cui sarà meglio che gli intelligentoni veltroniani si diano da fare e cerchino sin da subito un candidato forte, radicato nel territorio e benvoluto dalla gente. Che se mi mettono Fassino come si vociferava tempo fa, giuro che emigro in Tagikistan.

venerdì 25 aprile 2008

Un sospiro di sollievo

E' quello che ha tirato Eli Manning alla notizia che la EA Sports ha scelto di onorare Brett Favre nella copertina di Madden 09.
La tradizione voleva che in copertina finisse l'MVP della stagione precedente oppure un giocatore che aveva lasciato un segno importante sulla stagione appena conclusa, e Manning era il primo indiziato per finire sulla copertina della nuova edizione del gioco di football che compie 20 anni proprio con la versione 2009.
Associata alla copertina del videogioco, però, da qualche anno a questa parte era anche la cosiddetta "Madden curse", la maledizione che colpiva il giocatore raffigurato sulla confezione. Con il passare degli anni sono stati colpiti da tale maledizione tutti coloro che finivano immortalati sulla scatola del videogioco, vuoi per infortuni, vuoi per stagioni sfortunate. A meno che Favre non receda dalle sue intenzioni (Si è ritirato poche settimane fa), la maledizione per quest'anno dovrebbero essere scongiurate, anche se Michael Vick potrebbe non essere d'accordo, visto che per lui la maledizione ha funzionato portandogli grossi guai extra football.

mercoledì 23 aprile 2008

Ah, l'Italia!

Alla fine il Berlusca c' è riuscito: il governo uscente è stato praticamente costretto ("Su precisa richiesta di Berlusconi", ha detto Padoa Schioppa) a concedere un prestito ponte per permettere ad Alitalia di sopravvivere fino alla risoluzione della crisi di cui, ha fatto sapere il cavaliere, si occuperà in prima persona il Primo Ministro, visto che ha speso il proprio nome (in realtà quello dei figli, ma non sottilizziamo).
A margine da notare:
  • Siamo in attesa delle reazioni da Bruxelles, che aveva espressamente proibito aiuti di stato.
  • Siamo in attesa della creatività di Tremonti che ci spiegherà come il prestito ponte non figuri come aiuto di stato
  • Registriamo la dichiarazione di Tappetino Fini: "Se adesso troviamo un altro compratore ci saranno esuberi e sarà inevitabile tagliare 3 o 4mila posti" (e allora perchè il piano di Air France non andava bene?)
  • Se in Italia siamo circa 60 milioni, questa operazione ci costa 5 euro pro capite. Lo sforzo lo possiamo fare. (prima che fraintendiate, trattasi di squallida imitazione di propaganda destrorsa nel caso il prestito l'avesse concesso il Centrosinistra...).
  • Siamo in attesa del primo che dirà, quando il prestito ponte verrà criticato: "L'ha concesso il governo di centrosinistra".

martedì 22 aprile 2008

Depende

"Depende ¿de qué depende?
de según como se mire, todo depende"
Così cantava Jarabe de Palo qualche anno fa in una famosa canzoncina il cui testo rimarcava come spesso le cose cambiano a seconda dei punti di vista da cui le si guardano.
E la canzoncina ben si addice alla dichiarazione di Maroni di ieri che recita. "Criminalità: L'Europa ci lega le mani". Più nello specifico si legge che "la direttiva Europea in tema di espulsioni di cittadini comunitari, ad esempio i rumeni, sorpresi a delinquere andrebbe cambiata perchè troppo garantista".
Ma come... avete fatto una intera campagna elettorale puntando sull'incapacità del centrosinistra di fronteggiare la criminalità e di espellere i delinquenti, ed ora che tocca a voi cominciate a dire che è colpa delle direttive europee?
E' sempre bello constatare che quando finisce la campagna elettorale i proclami e le promesse cambiano radicalmente.

venerdì 18 aprile 2008

Ricominciamo

Ricominciamo, ma in realtà non abbiamo mai smesso nemmeno in campagna elettorale. Stiamo parlando delle solite battute di Berlusconi,destinate a far discutere sempre e comunque.
Stavolta a fare le spese dell'umorismo del Cavaliere è stata una giornalista russa, che ha osato fare a Putin, in visita da Berlusconi in questi giorni, una domanda sulla sua presunta relazione con la ginnasta Alina Kabayeva.
Come racconta l'Unità, prima che Putin potesse rispondere, il Berlusca ha mimato una sventagliata di mitra per far tacere la giornalista "scomoda".
Peccato che sulle sventagliate di mitra sui giornalisti russi non ci sia proprio niente da ridere. Basti ricordare il caso più eclatante, quello della giornalista Anna Politkovskaia, uccisa in circostanze misteriose dopo aver pubblicato diversi articoli scomodi sulla questione cecena.
Il tutto è stato poi più o meno ricomposto, rassicurando la giornalista che si trattava solo di una gag, di cui il nostro neo Premier è maestro (a suo dire. Io lo ritengo un maestro nelle figure di merda, ma è questione di opinioni).
Quello che non si capisce è cosa spinga quest'uomo a continuare imperterrito a collezionare gaffes su gaffes, reagendo anche stizzito se qualcuno glielo fa notare.
Ci aspettano cinque anni tristissimi...

martedì 15 aprile 2008

Waterloo (ma NapoleTone non ha fatto il suo capolavoro)

Il mio personalissimo cartellino sui risultati elettorali.

LEGA: 10
Successo inaspettato e, forse, anche insperato. Lo scenario inquietante di una Lega in grado di dettare le politiche di governo e' ora realta'. Sara' curioso capire come il nano riuscira' a gestire Calderoli e company sulle questioni Alitalia, Malpensa, Federalismo, Sicurezza, ma avremo presto una risposta.

UDC: 8
Tutti si aspettavano (e speravano) Casini fuori dal parlamento, invece alla Camera ha ottenuto un ottimo risultato che gli permette di essere tra le cinque forze rappresentate. Entro la fine della legislatura si prevede un ritorno a Canossa a fare da scendiletto a sinistra di Silvio (che a destra Fini e' inamovibile).

IDV: 8
Il risultato di Di Pietro e' positivo e, a suo modo, sorprendente. Si era coalizzato con "Jafamo" per paura di non arrivare al 4%, ed ha fatto il 5 e passa, diventando un alleato "scomodo" per il PD.

PDL: 6
Il grande successo elettorale e' dovuto principalmente al raddoppio della Lega. CdL ed AN hanno tamponato l'emorragia, ma non hanno presi tutti quei voti che si aspettavano. AN soprattutto è praticamente sparita. Resistono i quattro lecchini Fini, La Russa, Alemanno e Gasparri, riuniti in suqdraccia come nei ruggenti anni settanta, ma la batosta presa da AN e' seconda solo a quella della Sinistra Arcobaleno. Il nano ha sfoderato le sue armi migliori: meno tasse e piu' pompini per tutti. Ora aspettiamo con ansia quando rivelera' che era solo propaganda elettorale.

PD: 5
Si e' passati da "Japotemofa'" a "Jafamo" a "Gnafamo Pegnente" in un amen. I primi exit poll avevano illuso, ma la strategia del PD si e' rivelata fallimentare. Uolter e' riuscito a scrollarsi di dosso la sinistra (salvo, ipocritamente, dire che lui non c'entra nulla), trasformando di fatto il PD in una riedizione della DC meno conservatrice e finto-sinistrorsa, mandando avanti ex comunisti che hanno perso la nozione di sinistra anni fa. Non gli e' riuscita la seconda parte del programma, pero'. Non ha infatti eroso alcun voto al centrodestra, non ha spostato verso di se' voti degli indecisi. Non ha conquistato i moderati. Ha preso qualcosa dalla sinistra puntando sulla paura del nano, ma sostanzialmente l'obiettivo di rimontare e' miseramente fallito. Di fatto ha barattato la creazione di un partito riformista con la consegna dell'Italia al centrodestra per almeno i prossimi cinque anni. Il tempo dira' se il gioco vale la candela, che per il momento e' spenta.

DESTRA: 5
Tutto sommato un buon risultato, se si pensa che e' stato costruito dal nulla in tre mesi, ma il grosso fallimento della destra e' stato quello di non aver saputo convogliare l'emorragia di voti da AN verso di se' invece che verso la Lega.

SA: 0
Ci fermiamo a zero solo perche' non esistono i voti negativi. La strategia poteva essere giusta, cioe' rivendicare un'idea di sinistra che il PD ha definitivamente abbandonato per una deriva centrista, ma l'ulteriore frammentazione ha fatto perdere le staffe a tutti.Se si passa da un 15% potenziale ad un 3.5%, significa che per forza si e' sbagliato qualcosa. La sconfitta ha proporzioni epiche ed inaspettate, almeno nei numeri. Ero fermamente convinto che alla Camera non ci fossero problemi, e che la sfida si giocasse tutta al senato: mi sono sbagliato su tutti i fronti. Difficile rialzarsi.

RESTO: non pervenuti
Tutto il resto dei simboli presenti sulla scheda ha preso lo zero virgola niente. Una prece per Ferrara: sarà la volta che ce lo leviamo di torno?

giovedì 10 aprile 2008

Casa Scaccabarozzi

A Torino è conosciuta come "La fetta di Polenta", ma in realtà si chiama "Casa Scaccabarozzi", dal cognome della moglie dell'architetto che la realizzò: Alessandro Antonelli (si, quello della Mole Antonelliana).
A chi la vede da Via Giulia di Barolo (al cui numero 9 è posizionato l'ingrezzo) sembra un quadrato rosso e giallo, largo 27 metri ed alto 27 metri. Arrivando da Corso S.Maurizio cominciano invece i primi dubbi: l'edificio è largo solo 5 metri.
Ma è il lato opposto ad essere il più bizzarro di tutti, essendo largo soli 70 centimetri, il che rende la casa più simile ad un set di cartapesta di Cinecittà che ad una abitazione normale.
L'edificio ha sempre avuto un suo fascino particolare, ed ora che verrà aperto al pubblico per la prima volta, non mi lascerò scappare l'occasione di vederlo dall'interno, cosa che ho sempre voluto fare fin da bambino.

giovedì 3 aprile 2008

Mi sembrava strano

Stavo guardando il TG3, stasera. L'argomento era la morte dei due fratellini di Gravina che, dopo diverse settimane in cui sono stati chiamati "Ciccio e Tore" (arrivando oramai al pessimo "Ciccettore"), hanno finalmente, sorprendentemente e stranamente chiamato con il loro nome corretto: Francesco e Salvatore.
Non una, non due, ma ben TRE volte nello stesso servizio.
Francesco e Salvatore.
Mi sembrava di sognare. Forse cominciano a ravvedersi, a farsi schifo da soli, ad avere un po' di ritegno.
Poi, dieci minuti dopo, il regionale fa partire un servizio sulla morte per meningite fulminante del giovanissimo portiere dell'Ivrea. E torniamo all'antico,con l'intervistatrice che, con voce chiaramente affranta ed incerta, rivolge al dirigente dell'Ivrea una domanda profonda, pregna di significato, illuminante: "Qual è la sua parata che ricorda di più, la più bella".
Ed alla signorina va bene che il dirigente è una persona educata e le risponde "Adesso non riesco a pensare ad una sua parata. Penso solo al suo sorriso".
Io l'avrei mandata a cagare.

mercoledì 2 aprile 2008

Noi

Stasera gira così. Sopportatemi, se avete voglia di leggerlo tutto.

Noi che eravamo del Toro ancora prima di cominciare ad esserlo.
Noi che avevamo la bandiera con l’aereo.
Noi che nostra madre inveiva dal finestrino contro i gobbi con le bandiere.
Noi che cantavamo “A Cavariacity c’è… c’è la goeba nel bidet…”.
Noi che non siamo riusciti a prendere sonno la notte precedente la prima volta allo stadio.
Noi che abbiamo visto i ragazzini abbracciarsi per strada dopo Torino-Cesena.
Noi che non capivamo perché la gente piangeva.
Noi che poi l’abbiamo capito.
Noi che il giorno dopo lo scudetto erano improvvisamente diventati tutti del Toro.
Noi che il giovedì tornavamo a casa di corsa per leggere Topolino.
Noi che sognavamo un rifugio segreto come quello di Paperinik.
Noi che eravamo Pulici ai campetti del parco.
Noi che il bambino avversario era Zoff e gli facevamo sempre gol.
Noi che Pulici era più forte di Goldrake e Mazinga messi insieme.
Noi che “Supergulp”.
Noi che “Ebbene sì, maledetto Carter!”.
Noi con il 45 giri dell’inno del Toro a tutto volume e con le finestre aperte in pieno inverno.
Noi che il nonno non c’era più.
Noi che giocavamo il derby a scuola nell’intervallo e la palla era una gomma per cancellare.
Noi che “Ci vediamo a settembre…” e che invece ci siamo persi.
Noi che i film erano vietati ai 14.
Noi che abbiamo spento la radio per l’ansia due minuti prima del tiro di Ohlicher.
Noi che quando l’abbiamo riaccesa abbiamo sentito Ciotti che diceva “Davvero peccato…”.
Noi che ci bastava segnare l’ultimo rigore a Roma.
Noi che l’anno dopo Michelotti ci ha spinti di nuovo ai rigori.
Noi che abbiamo visto l’uscita a vuoto di Copparoni.
Noi che “Non è possibile perderne tre di fila”.
Noi che ci siamo dovuti sorbire Nikka Costa.
Noi quella notte con Alfredino.
Noi che eravamo innamorati di Lio.
Noi che abbiamo esultato con Pertini.
Noi che avevamo già “la Luna e Urano nel Leone”.
Noi e una maledetta domenica di neve in Via Cibrario.
Noi che consideriamo Magath un fratello maggiore.
Noi che gli anni ’80 erano un’esplosione di colori.
Noi che eravamo compagni di scuola.
Noi, un’emozione addosso e tutta la vita davanti per viverla.
Noi che i primi lenti, i primi baci.
Noi con Ameri che urlava nella radiolina impazzita.
Noi che saltavamo e non ci credevamo e la radio ci tremava tra le mani.
Noi che la vita poteva anche finire lì e saremmo stati felici.
Noi che cominciavamo a vedere la Curva dal tram.
Noi che arrivavamo allo stadio due ore prima.
Noi che eravamo sotto il bandierone.
Noi che avevamo la sciarpa sulla bocca per non respirare i fumogeni.
Noi che non avremmo creduto di poter rimpiangere quel fumo così acre.
Noi che “Ramazzotti, cognac, chi vuol bere?”.
Noi che quel Ramazzotti lì è l’unico che tolleriamo.
Noi che eravamo lì, mentre Leo batteva il corner.
Noi nella Curva piena di kerosene.
Noi che il giorno dopo nessun giornale ne parlava.
Noi che tagliavamo, noi da Rock and Folk, all’Impera oppure a cercare bootleg da Maschio.
Noi che avevamo tante ragazze in mente.
Noi che le avevamo solo in mente, purtroppo.
Noi che oggi avremmo paura a rivederle perché capiremmo quanto tempo è passato.
Noi che gli Alphaville, gli Industry, i Talk talk, i Bronsky Beat e gli Wham!.
Noi che apprezzavamo le qualità vocali di Samantha Fox.
Noi che né Duran né Spandau.
Noi che però Through the barricades non era male.
Noi che odiavamo i paninari.
Noi che il Caffè Borghetti uno prima della partita e l’altro nell’intervallo.
Noi col pullman fermo nelle campagne francesi, nella nebbia di Beveren o nello stadietto di Innsbruck.
Noi che li abbiamo visti entrare in campo con la maglia rosa.
Noi che avevamo i capelli lunghi come Polster.
Noi, Salsano e Lorieri in una sera piovosa.
Noi e una lei che se ne andava.
Noi che non avremmo potuto portarla in Curva a vedere il derby.
Noi che eravamo fradici sotto il temporale di Torino-Ascoli.
Noi sul treno da Lecce, noi stesi a letto a guardare il soffitto, noi all’aeroporto, noi ovunque fossimo.
Noi che Policano era un Dio.
Noi che Jovanotti all’epoca ci stava sulle palle.
Noi che non ascoltavamo Radio DJ.
Noi che non rubavamo le gomme.
Noi che il Toro è tornato alla carica.
Noi in giro per l’Italia come se fossimo in Europa.
Noi che l’inno “Un’estate italiana” ci sembrava ruffiano.
Noi che Bennato non ci è più piaciuto da allora.
Noi “Elio e le storie che?”.
Noi che il giorno dopo eravamo da Maschio a cercare il disco.
Noi che abbiamo subito odiato il Delle Alpi.
Noi che abbiamo il poster in casa di Maifredi.
Noi che speriamo che prima o poi ritorni alla gobba.
Noi compressi in mezza Curva in un giorno Fortunato.
Noi che più siamo più vinciamo.
Noi, fessi, ingenui e romantici a crederci.
Noi che ricordiamo il gol di Fusi come un’onda impazzita di persone.
Noi che bastavano due centimetri più sotto.
Noi che però siamo andati a festeggiare la sera dopo.
Noi seduti su un marciapiede, con la testa tra le mani, mentre dalle finestre aperte giungevano gli ultimi minuti di Roma-Torino.
Noi che ricordiamo i mondiali Usa per il rigore di Baggio.
Noi che quella volta siamo stati contenti perché i gobbi non hanno potuto far festa.
Noi che “meno male che c‘è il Toro”, quando tutto sembrava finito.
Noi che abbiamo parato il rigore di Ravanelli tutti insieme.
Noi che gli anni passavano ma ci sentivamo eterni.
Noi quella sera con Doardo in porta.
Noi quella sera con Karic in attacco.
Noi che possiamo dire di aver visto giocare Ipoua.
Noi senza parole con Nunziata e Tricarico.
Noi che siamo rimasti sugli spalti quando è finita Torino-Ravenna.
Noi che abbiamo gioito sorpresi al primo gol di Riedle.
Noi che abbiamo esultato al secondo gol di Riedle.
Noi che abbiamo sghignazzato al pallonetto di Ricken.
Noi che quando hanno tirato giù il Fila non c’eravamo.
Noi che ce ne siamo accorti dopo.
Noi che le storie andavano e venivano e un’altra era finita.
Noi nella curva Banco Posta, asfissiati dal caldo e dal destino vigliacco.
Noi che quando Mijatovic ha segnato abbiamo afferrato la cornetta.
Noi che PRRRRRR!!!!
Noi che gli anni ’90 sono volati.
Noi che con la Reggina avremmo voluto vincere.
Noi che passavamo dai campetti e se vedevamo dei bambini giocare ci sentivamo ancora Pulici.
Noi che vorremmo incontrare Maresca in un vicolo buio.
Noi che avevamo il babau e l’uomo nero in casa.
Noi da soli in tribuna a contestarli, nonostante tutti i loro tirapiedi.
Noi che brindavamo per disperazione il 9 agosto sulle gradinate del Fila.
Noi alla ricerca di notizie.
Noi, quella notte e quella panchina.
Noi che eravamo in coda alle ricevitorie.
Noi che non abbiamo sventolato le bandierine degli sponsor alle olimpiadi.
Noi che non volevamo andare a vedere Toro-Mantova.
Noi che avevamo già i biglietti in tasca dal giorno prima.
Noi con i fischietti, noi in quell’attimo interminabile senza fiato.
Noi che abbiamo pianto quando Farina ha fischiato la fine.
Noi ancora con quel fischietto in tasca.
Noi che abbiamo rivisto il gol di Nicola al PC, cento, mille volte, e ancora ci pare di essere lì.
Noi che li abbiamo visti umiliati in B.
Noi che l’avevamo sempre detto.
Noi coi maledetti seggiolini.
Noi che abbiamo imprecato contro il mondo il trenta settembre.
Noi che “Minghia, ggiuve, facci un goals”.
Noi che non siamo mai andati al Naxos o all’Ultimo Impero.
Noi che non abbiamo il gel tra i capelli a punta.
Noi che non abbiamo i pantaloni col cavallo alle ginocchia.
Noi che non abbiamo la voce simile a quella di un gorilla.
Noi che non abbiamo i neon blu sotto la macchina.
Noi che ci svegliamo e ci chiediamo se ce la faremo.
Noi che alle volte ci sentiamo soli.
Noi che da soli in macchina pensiamo al Toro.
Noi che da soli in macchina ci commuoviamo ascoltando una canzone.
Noi che non lo diciamo a nessuno.
Noi che se gli altri non capiscono, non importa.
Noi che se sentiamo parlare una vecchietta in piemontese ci si apre il cuore.
Noi che una mattina ci siamo svegliati e abbiamo cominciato a contare gli anni passati.
Noi che saliamo alla Lapide per cercare silenzi e per chiedere consiglio.
Noi che le donne ci hanno detto “E’ solo una partita di calcio”.
Noi che non le abbiamo mai ascoltate.
Noi che vorremmo volare ma ne abbiamo paura.
Noi che siamo spaventati dalla bellezza del nostro stesso sogno.
Noi controcorrente, noi brontoloni.
Noi che della moda non ci frega nulla.
Noi che se “si fa così perché si è sempre fatto”, allora è sbagliato.
Noi che se “dappertutto è così”, allora è più sbagliato ancora.
Noi che abbiamo il mondo che esplode dentro.
Noi che siamo stranieri in un centro commerciale.
Noi che difendiamo la nostra terra.
Noi che se il Toro ha perso nessuno ci tocchi.
Noi pessimisti, noi preda delle nostre paure.
Noi che abbiamo paura del primo pensiero che faremo il mattino dopo, quando ci ricorderemo della sconfitta.
Noi che ricordiamo giorno data e marcatori di una partita.
Noi che poi ci dimentichiamo di altre ricorrenze.
Noi che non abbiamo bisogno di fare gli striscioni in piemontese per dimostrare di esserlo.
Noi che se li facciamo, almeno li scriviamo senza errori.
Noi che odiamo “Controcampo”.
Noi che quando comincia “Amici” cambiamo canale d’urgenza.
Noi che non tolleravamo il Grande Fratello già alla prima edizione, figurarsi ora.
Noi che meno male che alle volte non abbiamo un lanciafiamme.
Noi che al rigore di Grosso non ce n’è fregato nulla.
Noi che vedere Cannavaro con la coppa in mano ci ha fatto sentire svizzeri.
Noi che il “Po-po-po-po-po-po-po ” è un coro da gobbi.
Noi che tifiamo per la McLaren, per la Renault, per la Toyota e per la Bmw-Williams.
Noi che se corresse l’Isotta-Fraschini piuttosto tiferemmo per quella.
Noi che quando passiamo per l’ultimo isolato di via Garibaldi ne diciamo di tutti i colori.
Noi che se passasse davvero Pulici si incazzerebbe davvero a vedere cosa hanno fatto di quel parco, dove giocavamo da bambini.
Noi che siamo appesi a mille scaramanzie.
Noi che se il Toro segna mentre ci soffiamo il naso, ce lo soffiamo per tutta la partita, a costo di morire.
Noi che quando il Toro ha segnato a Roma siamo rimasti fermi per ottanta minuti per non turbare l’armonia universale.
Noi che sappiamo di essere Fratelli, anche se non ci siamo mai visti.
Noi che ci bastiamo per noi stessi.
Noi che sappiamo bene cosa fare dei giornali.
Noi che combattiamo gli infiltrati nei forum.
Noi che odiamo la mafia legalizzata o che vorrebbe esserlo.
Noi che viviamo in un mondo di plastica.
Noi che nei minuti di silenzio non battiamo le mani.
Noi che il rap ci fa schifo.
Noi che la musica da discoteca ci fa vomitare.
Noi che piuttosto che comprare un disco di Anna Tatangelo ci facciamo 40 km in salita saltellando su un piede solo.
Noi che amiamo la buona musica.
Noi che la 500 era solo la macchina del nonno.
Noi che amiamo le nostre montagne.
Noi che “i gobbi arrivano solo fin dove arriva la strada, sui sentieri non ne trovi uno”.
Noi che se per caso ne troviamo uno, gli diciamo che ha sbagliato strada, che Le Gru sono da un’altra parte.
Noi che patiamo la partita, noi che abbiamo lo stomaco chiuso per la tensione dal mattino.
Noi che chi ce lo fa fare.
Noi che tanto lo facciamo lo stesso.
Noi che la nostra vita è un film.
Noi che nella fiction sul Grande Torino ci mancava solo più Carmelo Zappulla.
Noi che siamo tifosi, non sportivi.
Noi che abbiamo nostalgia degli anni che ci hanno rubato e che non abbiamo potuto vivere.
Noi che siamo bambini e non abbiamo alcuna intenzione di crescere.
Noi che con la fantasia alle volte ci trasformiamo in Charles Bronson.
Noi che quando eravamo in B ci compativano e dicevano che gli eravamo simpatici.
Noi che adesso non gli siamo più tanto simpatici.
Noi che se salta il rospo e salta anche la rana, sappiamo bene perché i gobbi non saltano.
Noi che Balzaretti sommerso dai fischi.
Noi che alla partita non abbiamo bisogno di coca cola e pop-corn.
Noi che lo stadio non è il Warner Village.
Noi che non mandiamo sms idioti tipo “Cicci bianconera ‘92 tua per sempre Vi prego, mandatelooo”.
Noi che il rosso a Nedved è stato bellissimo.
Noi che bastavano di nuovo due centimetri più sotto.
Noi che abbiamo sbagliato tante volte, noi imperfetti, noi contraddittori, noi arrabbiati, noi innamorati, noi tutto, noi niente, noi unici.
Noi che nella vita abbiamo vinto quando abbiamo scelto per chi tifare.
Noi che in questo momento stiamo leggendo e magari pensiamo “ci sono anch’io”.
Noi che siamo stati, siamo e saremo fino all’ultimo istante, e se possibile anche qualcosa in più, del Toro
.

martedì 1 aprile 2008

Standing Ovation

Ogni tanto gironzolo su youtube e trovo delle piccole gemme. Questa è una di quelle. Se mai mi deciderò a postare la mia top10 ever, questo pezzo ci entrerà di diritto.
Tra le tante versioni che si trovano su youtube, questa è quella che più mi emoziona (ma anche le altre...).