lunedì 1 luglio 2013

Hasta la vista, Altavista

Per chi, come me, "surfa" sul web fin dal lontano 1993, quando come browser si usava Mosaic (che sarebbe divenuto Netscape), e la connessione si faceva tramite un modem 9600 (i più fortunati, io avevo un 2400) e con il mitico Trumpet Winsock, la notizia della chiusura di Altavista da parte di Yahoo, che ne aveva acquisito i diritti qualche tempo fa, non può passare inosservata.
Era un tempo in cui i siti web erano pochi e molto spartani, in cui i motori di ricerca erano pressochè inesistenti, ed il massimo che potevi avere a disposizione erano le cosiddette "listing directory", cioè nè più nè meno che una pagina html con una raccolta di link suddivisi per aree di interesse.
Qualcosa si mosse, in quegli anni, con progetti tipo Lycos, WebCrawler e W3Catalog, ma la vera svolta arrivò proprio con Altavista, per anni il miglior motore di ricerca disponibile.
Anzichè spulciare lunghe e disorganizzate directories piene di link spesso senza una descrizione, era ora possibile inserire una parola, o una serie di parole, in un form e ricevere come risposta un elenco di link più o meno pertinenti che contenevano quelle parole.
E' buffo, oggi, provare a spiegare quale enorme passo avanti fu, a quell'epoca, Altavista, abituati come siamo al gigante Google che fa delle cose che nel 1993 uno non poteva nemmeno immaginare.
Altavista si contese il primato di miglior motore di ricerca con le creazioni successive, soprattutto AskJeeves, Inktomi e HotBot, ma a decretarne l'improvviso declino fu l'esordio di Google nel 1998.
Rimasi fedele ad Altavista per un paio di anni, per poi passare anch'io al "lato oscuro" di Google per "manifesta superiorità" di quest'ultimo.
Nel giorno in cui chiude Google Reader, leggere della prossima chiusura di Altavista riporta alla mente tanti ricordi di un'epoca informatica che sta rapidamente scomparendo.