lunedì 20 agosto 2012

Santi, poeti e navigatori

Una delle migliori invenzioni di quest'epoca è sicuramente il navigatore satellitare. Chi di noi non si è mai trovato a consultare cartine formato tre metri per tre che poi non riesci mai a ripiegare correttamente, sulle quali passi circa due ore a cercare il paesino sperduto che vuoi raggiungere e con le quali cerchi di calcolare una distanza chilometrica approssimativa cercando di districarti tra i duemilacinquecento numeri indicati sulle strade (che poi devi imparare a riconoscere tra l'indicazione del numero della strada, l'indicazione della distanza tra i pallini piccoli, quelli grandi, quelli senza pallino, quelli, rossi e quelli blu)?
Sono certo che sapete a cosa mi riferisco.
Il navigatore satellitare pone fine a tutto ciò, e si incarica di consultare la cartina per te, calcolando il percorso migliore secondo l tue esigenze, guidandoti passo passo fino alla meta.
Si tratta indubbiamente di una grande comodità. Per voi, forse, perchè io ho un rapporto piuttosto complicato con i navigatori satellitari.
Il primo che ho usato era il famoso "Route 66", installato su un palmare, quando dovevo raggiungere una località sull'appennino modenese dall'aeroporto di Bologna. Già in quell'occasione avrei dovuto capire che tra me ed i navigatori le cose sarebbero sempre state problematiche.
Anzichè farmi prendere lo stradone a doppia corsia che portava a destinazione in mezz'ora o poco più, mi fece prendere, per non si sa quale motivo, la strada appenninica dalla parte verso Pistoia, anzichè quella verso Modena, facendomi poi scollinare attraverso una mulattiera a malapena asfaltata per raggiungere la destinazione nel doppio del tempo.
Lo stesso navigatore si bloccò irreparabilmente dopo avermi fatto uscire dall'autostrada e fatto prendere delle stradine sterrate per raggiungere San Mauro al Mare, con il risultato di essermi perso nel bel mezzo del nulla di non si sa dove. 
Poco tempo dopo approfittai di una promozione ed acquistai un Becker. Un apparecchio splendido, chiaro e preciso, se non fosse che grazie ad esso ho scoperto l'esistenza di strade incredibili e scorciatoie impensabili, e mi sono fatto una discreta cultura su quelle che io chiamo le "strade dei navigatori", quelle, cioè, dove le uniche auto che vedi sono quelle di chi sta seguendo le istruzioni di un navigatore impazzito, perchè nemmeno i locali le usano.
L'impareggiabile signor Becker diede il meglio di sè due anni fa nel viaggio verso Valencia quando, una volta giunto al Lago di Gap, iniziò testardamente a cercare di dirigermi verso nord anzichè verso sud come avrei dovuto fare. Il risultato fu che passammo più di due ore sulle strade intorno all'autostrada che scende verso la Costa Azzurra, sempre accuratamente evitando di imboccarla, perchè il signor Becker mi voleva riportare a Grenoble.
Lo scorso anno in Scozia il signor Becker si comportò abbastanza bene, ed io riposi nel cassetto i propositi di sostituzione derivati dalle disavventure dell'anno precedente.
Quest'anno, però, il signor Becker ha davvero dato il meglio di sè. Prima ha bellamente ignorato il mio percorso Torino - Monte Bianco - Digione passando per FUORI Ginevra, facendomi entrare in città, non si sa per quale motivo. Poi ha completamente sbarellato quando, per raggiungere Honfleur, ci ha fatti uscire dall'autostrada per farci infilare in un dedalo di viuzze a senso unico cercando in tutti i modi di farcene imboccare una contromano, mentre erano disponibili un comodo casello autostradale ed una comoda strada ampia, dritta e scorrevole.
Tornato a torino, ho deciso che il signor Becker aveva fatto il suo tempo, e l'ho sostituito con un Mio, scelto anche a causa dell'allettante offerta "Mappe aggiornate a vita".
Venerdì scorso l'ho messo alla prova, ed in effetti mi ha portato al Golf Club Paradiso del Garda senza il minimo problema. Peccato che alla sera, per raggiungere il locale per cenare, mi abbia segnalato Hops due rotonde prima della sua reale ubicazione.
Il giorno dopo, ripartendo da Linarolo verso Torino, ho provato a tenerlo acceso per vedere come si comportava, ed ho definitivamente rinunciato a capire come opera l'algoritmo.
Solitamente la strada che uso per tornare a casa è: Statale da Linarolo a Stradella e poi A21 fino a Torino. Il signor Mio ha invece cercato in tutti i modi di farmi passare per Pavia per andare a prendere la A7, e solo quando ero a due Km dall'autostrada si è rassegnato a farmi prendere la A21 da Stradella. E qui non si capisce una cosa: il naviogatore è settato er propormi il percorso più veloce senza escludere strade a pedaggio parziale o totale. Il percorso che voleva farmi prendere (via Pavia) aveva un tempo di arrivo di circa 20 minuti maggiore a quello via Stradella ed era anche più lungo chilometricamente. E quindi?!?!?

lunedì 6 agosto 2012

25 anni fa: Hiroshima

Il 6 agosto 1987 apriva a Torino il locale "Hiroshima Mon Amour", destinato a diventare un punto di riferimento della gioventù torinese ed un polo artistico di eccellenza e di rilevanza nazionale.
In realtà il locale aprì davvero solo a settembre, ma il 6 agosto venne fatta una inaugurazione ufficiale per ovvi motivi (per chi non lo sapesse il 6 agosto 1945 venne lanciata la bomba atomica su Hiroshima).
Tra i soci fondatori erano presenti numerosi esponenti dell'"intellighenzia" torinese: Gianni Vernetti, i fratelli Della Casa (probabilmente si deve a Steve la scelta del nome del locale, in onore dell'omonimo film di Alain Resnais), Gabriele Polo, Maurino Boglione (non quello della Kappa). Questo fece sì che sin da subito la programmazione musicale del locale fosse di livello superiore alla media, oltre ad avere tutta una serie di iniziative culturali e politiche di assoluto spessore.
Amo ricordare i primi anni passati in Via Belfiore quasi ogni sera, con Giorgione al bancone, con Paolo a metter dischi nelle serate "libere" o semplicemente a fare nottata con gli amici (da lì partimmo una notte, dopo aver chiuso il locale, in cinque sulla simca 1000 di Giorgione per andarci a fare un caffè a Savona).
Il concerto dei Negazione, il dibattito sull'Irlanda con Gerry Adams e mille, mille altre serate restano impresse nella mia memoria in maniera indelebile.
Non sono mai andato nella nuova sede in via Bossoli dove ha traslocato da diversi anni, ormai, ed anche il "management" mi risulta sia parecchio cambiato rispetto agli inizi, ma Hiroshima resterà un episodio fondamentale della mia vita.