Ho già raccontato in precedenza come spesso mi succeda di ascoltare una canzone e di partire totalmente per la tangente, rapito da un flashback improvviso, quasi come se la canzone accendesse improvvisamente l'interruttore del disco fisso sul quale sono archiviati i ricordi, facendone partire la riproduzione.
Credo che quasi tutti siano portati ad associare degli eventi particolari ad una canzone, e magari lo stesso brano riporta alla mente più ricordi. Ho però constatato che ce ne sono alcune che sono strettamente legate ad episodi o momenti, e di lì non si scappa: ogni volta che si ascolta una determinata canzone, i ricordi sono sempre e comunque i medesimi. Tralasciando The Great Gig in The Sky dei Pink Floyd di cui ho già ampiamente parlato, ecco le altre nove della mia personale top 10.
- Kayleigh (Marillion): Glasgow, piazza centrale, World Bowl Party. Giovanni ed io con i lucciconi agli occhi a sentire Fish, un po' più calvo ed un po' più ciccione, eseguire una versione strepitosa di questo brano. Il simbolo di quattro giorni passati a Glasgow, forse il World Bowl più bello e "vissuto" tra quelli a cui abbiamo partecipato.
- Lobo hombre en Paris (La Union): 1984, Parigi. La notte passata sulla panchina davanti a Notre Dame perchè gli Ostelli erano pieni, in compagnia dell'unico sopravvissuto (a suo dire) della tragedia di Ustica, che alla fine è riuscito a scroccarci una birra. E poi una splendida vacanza culminata nel cambio di rotta finale: da Londra a Barcellona all'inseguimento di Isabel, Mariza e del mitico trio "Pilar y Pilar y Belèn".
- La mia idea (Enzo Maolucci): Mario che mi dice una cosa che apprezzai (ed apprezzo) moltissimo: "Questa canzone parla di te. Più coerente di Bertinotti".
- Romeo is bleeding (Tom Waits): Paolo ed io nella sua tavernetta, un giorno imprecisato del 1984 o 1985, ad ascoltare Tom Waits. Nel finale di canzone, Waits ripete diverse volte "Ago la lucha" (al minuto 4:05 e 4:20 nel video linkato). Passa il padre di Paolo, e con noncuranza ci chiede "Chi è questo che deve pagare la luce?". Noi interdetti lo guardiamo, e lui fa: "Senti? Pago la luce! Pago la luce!". E giu' a ridere come dei matti.
- The road (Jackson Browne): Il viaggio da capolinea a capolinea con il 50, che portava me ed il mio borsone troppo piccolo dal quale spuntavano casco e paraspalle all'allenamento dei Tori all'Albonico (allora in via Germagnano, dove ora c'è il canile ed il campo ROM), quando il football americano muoveva i primissimi passi in Italia.
- We are the champions (Queen): 13 Maggio 1992, Amsterdam, il giorno che morì il Toro moderno. Mancano due minuti alla fine della finale di ritorno di coppa UEFA tra Ajax e Torino. Lo 0-0 premia gli olandesi per i due gol segnati all'andata a Torino. Lo stadio canta We are the champions, pregustando la festa. La palla arriva a Sordo al limite dell'area. Tiro. Traversa piena. E' il terzo palo della giornata per il Toro. Lo stadio ammutolisce per qualche secondo, per poi riprendere a cantare We are the Champions. A fine partita, con lo stadio in festa, lo spicchio granata è cupo e silente. Qualcuno impreca sottovoce. Qualcuno piange. All'improvviso si sente la voce di Checco che urla "Cos'è 'sto cimitero! Siamo del Toro, cazzo! Facciamogli sentire chi siamo!". E partì un "Toro! Toro!" da brividi, mentre i giocatori venivano sotto lo spicchio a salutarci.
- Hotel California (Eagles): Io e Guido alla scoperta dell'America nel 1990. Tra stazioni di polizia a Brookline, Greyhound, "Eh-whe..., eh-whe... eh where do you go?", i quattro polli fritti di KFC a Kingston, Ontario, l'equivoco albergo sulla broadway situato tra due porno-shop dove (unico posto in tutti gli USA) non accettavano carte di credito ed infine i (per motivi differenti) tragicomici controlli alla frontiera canadese ed alla dogana di Parigi.
- Have You Ever Really Loved A Woman? (Bryan Adams): una cassetta, di cui questo pezzo faceva parte, ascoltata all'infinito, un'autostrada imboccata al sabato mattina che mi portava verso il futuro della mia vita, uscita Broni-Stradella.
- L'angelo azzurro (Umberto Balsamo): 1 Ottobre 1977, primo corteo della mia vita, manifestazione per l'uccisione di Walter Rossi, il giorno prima, da parte dei fascisti. Un corteo inizialmente spensierato ed allegro, nonostante il clima pesante che già si respirava. Poi, invece... Pagherete caro, pagherete tutto. Le sedi fasciste si chiudono col fuoco. Il silenzio improvviso ed irreale all'ingresso della testa del corteo in corso Francia. I fazzoletti che si alzano sul viso e le copie di Lotta Continua che vengono tolte dalle tasche e gettate a terra. I sampietrini in mano battuti uno contro l'altro a ritmare "ce n'est qu'n début". I tascapane che si aprono e le bottiglie molotov che passano di mano in mano. La polizia schierata di fronte alla sede dell'MSI. Nel silenzio uno squillo di tromba, i colpi secchi dei fucili che lanciano i lacrimogeni, i tonfi sordi dei sampietrini contro gli scudi della polizia, le esplosioni delle molotov. Fumo, tanto fumo acre che prende alla gola e brucia gli occhi. Benvenuti negli anni di piombo.
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