C'è un posto in Italia, dove la grammatica italiana subisce degli strani fenomeni di mutazione genetica. Ce ne sono tanti di questi posti, direte voi, e non posso che concordare con questa affermazione, ma uno di questi fenomeni mi ha sempre incuriosito: lo strano utilizzo degli articoli determinativi da parte dei milanesi.
Per l'esattezza dovrei dire "da parte dei lombardi", ma anche da parte delle colonie lombarde come il Piemonte Orientale (a.k.a. tutto il provinciame assortito di Novara, Vercelli, Biella e Verbania).
Fateci caso: a Milano (e dintorni allargati) esiste "il" Marco, "il" Giovanni, "il" Beppe e così via, epperò "ci vediamo settimana prossima", oppure "lo farò settimana entrante". Ed il "la"? Chi se l'è mangiato?
Ci vediamo "LA" settimana prossima, lo farò "LA" settimana entrante. L'articolo determinativo serve proprio per collocare temporalmente l'azione e non restare sul vago, mentre nel caso di un prenome la lingua italiana ne proibirebbe l'uso in anteposizione, in teoria.
E, allargando il discorso, cari amici milanesi (e dintorni): perchè diavolo diventate delle sottospecie di navigatori satellitari quando parlate di vie, strade, corsi e piazze? "Ci vediamo alle tre in Cadorna". Sul Piazzale? Nella Stazione della metro? Nella Stazione dei treni? Se qualcuno mi dice "Ti passiamo a prendere in macchina", devo cercare sulla piantina di Milano la fantomatica "via/corso/piazza macchina" dove farmi trovare?
Siete ben strani, eh?
1 commento:
Chichinsci se scarliga!
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