venerdì 24 agosto 2018

USA 2018: Diario di viaggio/5 - Monument Valley

Lasciamo Page ed il suo splendido Antelope Canyon per addentrarci ancor di più nel territorio Navajo dirigendoci verso Kayenta, prossima tappa e città più vicina alla Monument Valley, forse il più famoso tra i parchi americani del sudovest.
La strada si snoda tra deserti e rocce rosse tipiche della zona, e le soste per fotografare gli scorci interessanti sono molte. Facciamo anche una sosta ad uno degli innumerevoli baracchini a bordo strada nei quali i Navajos vendono i loro tipici manufatti. Ci sono cose davvero splendide: collane e braccialetti fatti principalmente con turchesi ma anche una miriade di altre pietre e minerali lavorati: ci sarebbe da fare una razzia completa di tutte le cose esposte, per non essere costretti a scegliere una cosa piuttosto che un'altra.
Nei miei ricordi ultraventennali Kayenta era un posto sperduto con tre case ed un benzinaio (un po' come Hatch, insomma), ma oggi le cose sono decisamente cambiate.
Magari i miei ricordi erano un po' sbiaditi, ma le dimensioni della città sono notevolmente aumentate, e tutto intorno all'incrocio con la strada per la Monument Valley che ricordavo piuttosto deserto, sono spuntate case, supermercati, alberghi ed altri benzinai. E' un po' il preludio a quanto mi attende alla Valley.
Come per gli altri parchi, la Monument Valley non la vedi dalla strada, arrivando da Kayenta, a differenza di quanto accade arrivando da nord, da Mexican Hat. Si vede la cima di una delle muffole spuntare dall'orizzonte, ma il resto è scoperto da una formazione montuosa che fa quasi da schermo, perciò la visione completa la si ha solo una volta arrivati al parcheggio del visitor's center. Scesi dall'auto, ci si staglia davanti un paesaggio familiare, visto in mille e mille film western. Le due muffole e la Merrick Butte a formare il classico trio di rocce che compongono il panorama della Monument Valley nell'immaginario comune.

Però... qualcosa non mi quadra. Ero già stato qui nel 1997, ma il visitor's center mi sembra diverso, la balconata panoramica pure e sembra esserci qualcosa di profondamente diverso.
In effetti c'è qualcosa di profondamente diverso, rispetto a ventun anni fa. Non si tratta solo del parcheggio, completamente rifatto, asfaltato ed ingrandito, nè del Visitor's Center, ristrutturato da cima a fondo. Si tratta di un albergo con vista sulla Valley. Avevo letto che ne avevano costruito uno, che ti dava la possibilità di avere una camera con vista sulla valle, ma non avevo realizzato che fosse stato costruito ESATTAMENTE sulla balconata panoramica (dimezzandone la dimensione a disposizione dei non clienti dell'albergo, peraltro).
In tutto questo, evidentemente la balconata è stata rifatta in posizione leggermente differente, come si può notare dalla prospettiva diversa delle due foto, entrambe scattate dalla balconata di fianco al Visitor's Center.
1997 2018
Quello che non è cambiato è la possibilità di percorrere la strada sterrata che si insinua nella Valley con la propria auto, oltre che con le guide indiane a cavallo oppure sui gipponi sullo stile di quelli visti all'Antelope Canyon.
Nel 1997 Maurizio ed io uscimmo indenni dal giro sullo sterrato con una Geo Metro, cioè questo trabiccolo qui in versione 3 porte. praticamente una pulce, per gli standard americani, ma anche per quelli europei. Questa volta abbiamo una Kia Sportage, un po' più adatta al percorso, anche se una pessima vettura.
La strada è stata migliorata, rispetto al 97, con alcune parti in simil asfalto, ma in alcuni punti la tempesta di qualche giorno prima ha lasciato alcuni segni, tra i quali alcune pozzanghere che non si sono ancora riassorbite.
Alla prima di queste, che tiene tutta la carreggiata e quindi è impossibile da aggirare, non mi preoccupo più di tanto. Una pozzanghera, cosa vuoi che sia? La mia sicumera svanisce immediatamente quando la pozzanghera inghiotte tre quarti della ruota e metà muso della vettura. Per fortuna non era troppo grossa e riusciamo comunque ad uscire senza problemi, ma per le tre successive che dovremo "guadare" nel proseguimento dell'itinerario, non sarò più così tranquillo, soprattutto perchè nel contratto di noleggio c'è esplicitamente scritto che i danni provocati facendo fuoristrada e percorrendo strade non asfaltate non sono coperti dalla polizza assicurativa.
Ad ogni buon conto riusciamo a fare il giro completo fermandoci nei punti caratteristici tra cui il famoso "Ford's Point", l'altura da cui il famoso regista cinematografico amava riprendere le scene di inseguimenti, battaglie ed assalti alla diligenza per i suoi film ("Ombre Rosse" ricorda qualcosa?).
L'imponenza e la maestosità delle formazioni rocciose colpiscono anche in questo caso l'immaginazione e mostrano l'instancabile ed irriproducibile lavoro della natura che, ancora una volta, supera di gran lunga il lavoro umano, che non sarebbe all'altezza di produrre paesaggi e scenari simili. Certo, la natura ha dalla sua il fattore tempo che le dà un vantaggio non indifferente: l'uomo non ha milioni di anni a disposizione per modellare una montagna, e quando lo fa (Monte Rushmore, Crazy Horse ed affini) lo fa in maniera decisamente artificiosa.
Restiamo ancora un po' a goderci queste meraviglie naturali e poi rientriamo in albergo, pronti per il viaggio del giorno dopo che ci condurrà a Moab.

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