Erano diversi anni che volevo vedere San Diego, della quale tutti mi dicevano un gran bene. Tre giorni (in realtà due) non sono molti per vedere una città così grande, considerando anche che dovevamo "dedicare" almeno una mezza giornata al solito giro da Dick's Sporting Good alla frenetica quanto vana ricerca di un paio di guanti Adidas Freak 3.0 XXL. Sappiate che in tutti i Dick's del Sudovest dove siamo stati, non li hanno di quella taglia. Rassegnatevi.
Alla fine decidiamo di focalizzarci su pochi obiettivi per poter vedere qualcosa in tranquillità. Meglio poco e bene che tanto e di corsa.
La prima destinazione è il Gaslamp District, un quartiere della vecchia San Diego così chiamato per via delle lampade a gas dell'illuminazione pubblica di cui restano i lampioni, ora alimentati a corrente elettrica. E' il classico centro città turistico, dove si ammassano locali per mangiare e bere (e probabilmente ballare ed anche altro, più tardi con il calar delle tenebre). Bellino, caratteristico, ci si fa un giro, ma alla fine ti lascia ben poco. Si, su qualche palazzo c'è una targhetta piccolissima che ricorda che in quel luogo nel milleottocentovattelappesca è nata questa o quella cosa/industria/negozio/ristorante/quelchevolete, ma è ormai diventato quello che da noi si chiamerebbe "il quartiere della movida", bello se hai l'età giusta, altrimenti poco interessante.
Decisamente più interessante la visita al museo dell'aviazione ospitato sulla portaerei USS Midway.
Le portaerei cono piccole città per definizione. Navi immense, che devono ospitare diverse decine di aerei ed avere una pista per decollo e atterraggio.
La particolarità, più che positiva, consiste nel fatto che a far da guida e cicerone ci sono dei veterani in pensione che su quella nave ci sono stati, come marinai o come piloti. E allora chi ti spiega il funzionamento della catapulta per far decollare gli aerei è uno che quella catapulta l'ha usata sul serio, così come chi ti spiega come funziona il gancio freno per gli atterraggi è uno che di atterraggi col gancio ne ha fatti centinaia. Dalle parole traspare tutto l'orgoglio e la passione per ciò che hanno fatto, come praticamente sempre quando si tratta di veterani, ed il pubblico ha generalmente molto rispetto e gratitudine verso questi uomini.
Interessante anche il giro sul ponte di comando, dove ti accorgi di quanti passi avanti ha fatto la tecnologia, ma anche la tecnica di costruzione navale, che oggi prevede postazioni più comode e spaziose per i comandanti ed i suoi collaboratori.
Terza tappa La Jolla, un sobborgo di San Diego, come lo chiameremmo noi. La Jolla è famosa per le sue spiagge dove vanno a riposarsi le foche e sulle quali volano indisturbati gabbiani e pellicani. E' l'occasione per un ultimo sguardo "naturalistico", anche se vedendo la gente che si ammassa intorno alle foche, gli tira la sabbia, cerca di farle giocare, scappando a gambe levate quando queste iniziano ad essere minacciose, viene davvero da affibbiare la didascalia che Riccardo ha ideato per una foto: "Un gruppo di animali; di fianco, delle foche".
Per finire ci dirigiamo sull'isola di Coronado dove, che sta a San Diego un po' come Sausalito sta a San Francisco. Borgo per gli americani benestanti o per gli artisti, caratteristico ed interessante.
Sulla prima parte posso concordare. La sola vista dell'Hotel del Coronado, una bellissima costruzione, fa capire che qui grana ne gira decisamente (per una notte siamo a 370 dollari se non si vuole la vista oceano, altrimenti si arriva anche a 600 e si superano i 1000 per le suite). Per il resto vale un po' il discorso fatto per Gaslamp. Forse una volta poteva essere una località esclusiva e particolare, ma oggi è solo l'ennesimo posto per turisti con una serie di negozi e negozietti tutti uguali, con prezzi inavvicinabili.
Il mattino dopo riprendiamo la nostra Kia, ci dirigiamo verso l'aeroporto di Los Angeles e riconsegniamo la vettura dopo 3781 miglia (6084 chilometri), cinque stati e nove parchi nazionali. L'A380 che ci riporterà a casa via Monaco ci aspetta... cala il sipario.
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