mercoledì 27 settembre 2006

La schedina di Tremonti

Le prime indiscrezioni sulla manovra finanziaria e sulle probabili revisioni delle aliquote irpef, hanno dato fiato alle trombe del centrodestra, a cominciare da Tremonti, che ultimamente sembra aver acquistato una capacità dialettica che prima non aveva. Probabilmente saranno i frutti dei corsi CEPU che ha dovuto frequentare dopo le numerose brutte figure rimediate in tutte le tyrasmissioni alle quali ha partecipato: mitica quella a Ballarò con i fogliettini da cui estraeva delle citazioni debitamente modificate per screditare Rutelli, finita con Floris che glieli sequestrava e lo riprendeva pubblicamente come uno scolaretto beccato a copiare, leggendo le frasi per intero e rivelandone l'esatto e corretto significato.
Il buon Tremonti mi inquieta sempre più, però, perchè dimostra di fare dei conti seguendo dei parametri tutti suoi, che non hanno aderenza alcuna con la realtà.
Parlando delle nuove presunte aliquote IRPEF che dovrebbero aumentare solo per i redditi superiori ai 70mila euro, Tremonti ha dichiarato che "Chi guadagna 70mila euro sono i ceti medi".
Ora, sinceramente non so quale sia il concetto di "medio" per Tremonti, ma basta leggere l'ultimo rapporto di Banca d'Italia per rendersi conto che, innanzitutto il reddito medio in Italia ammonta a 16.555 euro, dunque ben lontano da quei 70mila che Tremonti indica come ceto medio.
Risulta inoltre che la cifra di 70mila euro rientra in una fascia di ricchezza di cui fanno parte il 10% degli italiani. Il 10% mi sembra un valore leggermente lontano da una qualsiasi "media", a meno che non la si confronti con un 20%, di cui risulta essere la metà esatta, ma non credo siano questi i conti corretti.
Infine, parlando e straparlando di elezioni, sondaggi, opposizioni et similia, Tremonti afferma deciso e sicuro che "La gente sa leggere la sua busta paga (ma la sua di chi? Al massimo legge la "propria" - ndr), la studia con grande attenzione, come fosse una schedina del Totocalcio... Poi però, al contrario del Totocalcio, va a votare...".
A parte la similitudine che c'entra come i cavoli a merenda (la schedina si compila, la busta paga si legge...), vorrei dire al signor ex ministro che in effetti io la busta paga la so leggere. Ho persino un vademecum che mi indica voce per voce cosa significano tutte le cifre inserite. E' forse grazie a quello che, quando lessi la prima busta paga dopo la riforma degli scaglioni IRPEF da lui voluta nel 2001, nonostante le promesse di mirabolanti risparmi dell'ordine di centinaia di euro, ci trovai un aumento secco delle imposte versate di 100 euro.

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