L'11 Settembre è una di quelle date per le quali praticamente chiunque potrebbe dirti dove fosse e cosa stesse facendo. Come l'assassinio di Kennedy, lo sbarco sulla luna, il rapimento di Moro, la morte di Papa Woytila. Sono quelle date in cui sono successi fatti talmente grandi che ti restano indelebili nella memoria, ed inevitabilmente il ricordo resta fissato nel momento in cui hai appreso la notizia.
Io ricordo benissimo dove fossi, cosa stessi facendo e come accogliemmo la notizia degli attentati alle Twin Towers. Le prime notizie accolte come se fosse uno scherzo, il sito della CNN intasato dai contatti e trasformato in spartano sito text-only per reggere meglio all'assalto delle connessioni. la radio, le televisioni, le telefonate ad amici, parenti, famigliari, conoscenti.
Eppure per me, ed è così ogni anno da quel 2001, l'11 settembre e tutto quanto gli ruota intorno fa tornare alla mente un fatto accaduto due anni prima, precisamente nel maggio 1999.
Al termine del nostro viaggio di nozze, Monica ed io ci trovavamo proprio a New York. Una mattina decidemmo (anzi... la convinsi, a dire il vero, che lei avrebbe preferito la metro) di andare dall'albergo (altezza Empire State Bulding) al World Trade Center a piedi.
Una passeggiata splendida, in una mattinata già calda, ma tutto sommato godibile, che alla fine si rivelò una vera e propria sfacchinata (e sì che "sulla cartina" i due luoghi sono così vicini...).
Arrivati al cospetto delle due torri, ci sedemmo a riposarci un po', proprio nel giardinetto che c'era di fronte all'entrata di una delle due torri (a naso, direi la nord). Fu lì che fummo avvicinati da quello che qui chiameremmo "un extracomunitario". Si trattava di un Colombiano in tuta da lavoro che, sentendoci parlare italiano, si appropinquò con fare gentile chiedendoci in inglese incerto ed improbabile, farcito di spagnolo, se avessimo della moneta italiana.
Ammetto che tutto subito pensai che fosse uno di quei truffatori che, in un modo o nell'altro, cerca di spillarti dei soldi con uno dei mille trucchetti conosciuti o dei centomila ancora sconosciuti. Ma l'uomo, il suo sorriso, la sua cordialità (in meno di tre minuti ci aveva raccontato la sua vita di emigrante) fecero subito breccia. Era venuto negli Stati Uniti per il più classico dei motivi: in cerca di lavoro che al suo paese non trovava. Dopo diversi lavoretti, aveva trovato un impiego ben retribuito, anche se faticoso: lavavetri al World Trade Center. Era infatti uno di quegli omini che, stando su quelle piattaforme mobili a 3-400 metri di altezza, puliva i vetri dei due grattacieli.
Scherzammo sul fatto che io non avrei mai potuto fare un lavoro del genere, soffrendo di vertigini. Poi tornammo sull'argomento iniziale: la moneta italiana.
Con tutti i turisti che passavano da quelle parti, l'omino aveva iniziato un hobby simpatico: collezionare monete o piccole banconote di paesi stranieri. Mi ricordo che gli diedi mille lire, e fu davvero contento, perchè lui aveva la banconota da mille lire, ma quello che gli diedi io era la moneta, un autentica rarità per lui.
Poi ci salutammo. Lui tornò al suo lavoro, noi andammo a prendere l'ascensore per salire in cima alle torri, a dispetto delle mie vertigini.
Due anni dopo fu una delle prime cose a cui pensai: chissà che fine ha fatto l'omino delle mille lire. Ed ogni volta che penso alle torri non posso fare a meno di pensare a lui.
Magari non lavorava più lì da un pezzo, o magari non era ancora in servizio, oppure... oppure... oppure...
Ciao omino delle mille lire. Anche quest'anno sei riuscito a farmi venire il groppo alla gola...
1 commento:
Complimenti per il blog.Bello anche il post bè speriamo che l'omino delle mille lire sia sempre vivo infine ti invito a visitare il mio blog http://newsfuturama.blogspot.com/ ciao
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