venerdì 19 agosto 2016

USA 2016: Diario di viaggio/3

Un po' a malincuore si lascia la baia verde, con la consapevolezza che un giorno in più per visitare per bene la città non ci sarebbe stato male.
Dopo un viaggio che non prenderebbe più di un paio d'ore, se non fosse per le soste nei mall che incontriamo lungo il percorso che ne raddoppiano (ma anche di più) la durata, arriviamo a Milwaukee.
Milwaukee è una di quelle classiche fregature da guida turistica. Avevo già fatto una simmile esperienza in occasione del mio primo viaggio in USA/Canada nel 1990 quando, attratti dalle tre stelle che la guida Michelin assegnava al posto, Guido ed io decidemmo di trascorrere ben tre giorni a Kingston. Giamaica? No: Ontario. Un posto sperduto in mezzo a mille isole (che in effetti sono l'unica attrazione locale con una bella crociera di mezza giornata) di cui il solo ricordo degno di nota è relativo all'episodio dei quattro piolli e mezzo fritti a testa che ci "obbligammo" a mangiare al KFC locale (ma questa è un'altra storia...).
L'albergo è in un sobborgo prevalentemente nero e, senza voler passare per razzisti, la cosa cvi inquieta non poco. Non per nulla le rivolte di questi giorni a Milwaukee dove si svolgono? Esatto: proprio in quel quartiere, a pochi isolati dal nostro albergo.
Milwaukee, nell'immaginario collettivo di noi che siamo cresciuti a pane e Happy Days, significa Richie Cunningham, Fonzie, la Loggia del Leopardo ed il suo Gran Puba, Arnold's e quella splendida casetta (casa Cunningham) che vedevamo sempre in ogni puntata.
Ora, dovete sapere che Happy Days fu girato interamente in California. La casa dei Cunningham sta a Los Angeles, precisamente al 565 di North Cahuenga Boulevard e Arnold's non era che una facciata di legno allestita nei Paramount Studios di Hollywood, dove vennero girati praticamente tutti gli episodi.
Bronze Fonz
Va da sè, quindi, che cercare un qualsiasi collegamento alla serie televisiva a Milwaukee è assolutamente inutile. L'unica cosa che si può trovare è la statua in bronzo di Fonzie (Bronz Fonz) all'inizio del Milwaukee Riverwalk, una delle poche zone interessanti della città.
Comq in tutto il resto del Wisconsin, la città è un cantiere aperto, ma ci viene spiegato che qui i lavori bisogna farli d'estate, che si tratti di costruire case o di riparare strade o di ristrutturare edifici. In inverno, infatti, gelo e neve impediscono qualsiasi attività esterna, e da questa parti quando nevica non si risparmia di certo, per non parlare del freddo.
Per il resto la città ci sembra un po' anonima, con un bel parco sul fronte lago (ma quanto è grande questo lago Michigan?) ma poco altro di interessante, se non il già citato River Walk.
Come tantissime zone centrali delle città americane, downtown sembra dedicata interamente ad uffici, con poche attrazioni e servizi turistici. Sarà che noi Europei siamo abituati a considerare "il centro città" come la cosa più attraente dal punto di vista turistico, sarà che gli Stati Uniti tradizionalmente sono piuttosto restii a preservare i centri storici, preferendo spesso demolire e ricostruire da zero, spesso annientando anni di storia in un amen, ma girare in centro a Milwaukee non ci dà alcuna soddisfazione.
Il Lago Michigan
Mentre lasciamo la città senza alcun rimpianto, sulla superstrada che ci dovrebbe portare verso la nostra prossima tappa, Madison, si staglia all'improvviso, dopo una curva, Miller Park, lo stadio dei Milwaukee Brewers di baseball. La costruzione è davvero imponente, ed il fatto che lo stadio sia costruito all'interno di un grosso parco aiuta a renderlo ancora più maestoso. Sono talmente distratto dallo stadio che rischio di mancare lo svincolo, che imbocco con una manovra all'italiana tagliando la strada ad una signora in Mercedes la quale, nonostante avesse ampia possibilità di frenare, mi regala due colpi di clacson indispettita. In Italia nessuno ci avrebbe fatto caso, ma per gli standard di guida americani ho fatto una manovra davvero azzardata e me ne prendo la responsabilità, scusandomi a distanza con la signora.

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