martedì 23 dicembre 2008

Scapa travaj ca mi i 'rivu

Solitamente non mi piace generalizzare. Odio quando sento che i dipendenti pubblici non fanno un cazzo tutto il giorno, che gli insegnanti non lavorano, che i fannulloni stanno tutti a sinistra, ed amenità varie. E' innegabile però che il fenomeno del fancazzismo è presente e ben radicato, sebbene non ascrivibile ad una categoria precisa di lavoratori.
Quanto mi è successo stamattina in posta, però, non aiuta certo a fare dei distinguo.
L'ufficio postale apre alle 8:30, ed arrivo giusto in tempo per l'apertura della saracinesca, che permette all'orda di pensionati e vecchietti assortiti di sciamare all'interno dell'ufficio, non prima di aver premuto tutti i pulsanti e preso tutti i bigliettini possibili "cosi', tanto per non sbagliare".
Io entro con il mio bel pacco, prendo il bigliettino che inizia per P (Pacchi... non è difficile, vero?) e mi avvicino allo sportello dei pacchi.
Ci sono dieci sportelli. Tutti chiusi. Display dei numeri spento. Impiegati dietro il vetro che chiaccherano, prendono il caffè, qualcuno manovra delle scartoffie.
L'orario di apertura al pubblico è fissato alle 8:30, sono le 8:35 e nessuno sportello è aperto, e comincio a chiedermi cosa abbia fatto tutta questa gente tra le 8/8:15 (ora di entrata degli impiegati) e le 8:30 (ora di apertura al pubblico), il tempo che dovrebbe servire a rendere operativi gli sportelli.
All'alba delle 8:40 viene chiamato il primo numero degli sportelli per i bollettini postali (lettere A e C iniziali), e ovviamente il possessore del bigliettino C001 non deve affatto pagare un bollettino, ma ritirare la Social Card, operazione che, come si legge in un cartello a caratteri cubitali appiccicato a fianco dell'erogatore di biglietti, si svolge allo sportello 5 SENZA bisogno di ritirare numeri.
Intanto allo sportello dei pacchi compaiono due operatori. Accendono il computer (!!!) e cominciano a cristonare, al punto che uno guarda al di la' del vetro, vede una decina di persone in attesa, si rabbuia e ci blatera in malomodo: "Mettetevi pure comodi, che le macchine sono bloccate".
Io penso che è proprio per risolvere evwentuali problemi PRIMA di aprire al pubblico che i dipendenti entrano mezz'ora prima dell'apertura, e vedere l'impiegato arrivare ed accendere il computer alle 8:40 non depone certo a favore dell'impiegato stesso.
Mentre l'incazzato comincia ad armeggiare con il video, staccando tutti i cavi ed andando a prenderne uno in sostituzione nel retro, l'altra impiegata riesce finalmente a far partire il programma di gestione e chiama il primo numero: P001.
Oh, finalmente... si inizia.
Il P001 deve ritirare una raccomandata (i numeri per ritirare le raccomandate iniziano per L, incidentalmente), e presenta allo sportello una ricevuta di ritorno. Dieci minuti per fargli capire che quella e' una ricevuta di ritorno, e non un avviso di giacenza raccomandata, e che quindi non ha nulla da ritirare. Dimenticavo di specificare: dieci minuti persi dalla gente in coda, perchè l'impiegata allo sportello la liquida con uno scortese "Ma che ci viene a fare qui con quella roba li'?".
Si passa al numero successivo.
P002?
No: L001.
E ovviamente chi ha la L001 cosa deve fare? Esatto: spedire un pacco.
Vabbè... lo sportello e' il medesimo, dal momento che l'altro e' chiuso con l'impiegato che sta ancora cristonando con il video.
Sul pacco manca il codice postale. La signora non lo sa. L'impiegata sbuffa, lo cerca a video, poi ripassa il pacco dalla porta e intima alla signora di scrivere il CAP. Perchè non lo potesse fare direttamente lei senza ripassare il pacco indietro, resta un mistero.
Insomma, per farla breve arriva il mio turno.
Poso il pacco sul pianale della porta a bussola, l'impiegata lo prende (non e' nemmeno pesante), lo squadra, poi mi chiede come lo voglio spedire.
Le passo sotto la fessure dello sportello le tre copie della Lettera di Vettura Elettronica per un Paccocelere 1, pronto a sostenere l'ennesima conversazione surreale a proposito di questi moduli.
Da qualche tempo, infatti, è possibile scaricare dal sito delle poste i moduli per paccocelere e postacelere, da compilarsi elettronicamente (e' un banale PDF con della logica di controllo ed i campi editabili) e da presentare all'ufficio postale, anzichè compilare quelli in sestupla copia in carta copiativa che, immancabilmente, diventano illeggibili dalla quarta copia in poi.
Peccato che gli impiegati delle poste vedano questi moduli come fumo negli occhi, e nn se ne capisce il perchè, arrivando addirittura a non accettarli obbligando il cliente a compilare i moduli manuali.
L'impiegata squadra i moduli, mi guarda e mi dice che le fotocopie non sono accettate.
Io le spiego che sono i moduli stampati a computer forniti sul sito delle poste, ma lei e' dubbiosa.
Chiede al collega che conferma la mia tesi (Incredibile!!!), li guarda e li riguarda (notare che, colori a parte, sono IDENTICI agli altri moduli), poi mi chiede di ricompilare il modulo a mano.
Stavo già per spazientirmi, quando il suo collega viene in mio soccorso spiegandole come registrare quei moduli.
La procedura e' identica a quella per i moduli manuali, tranne per il fatto che essendo stampati a coppie di due su tre fogli A4, questi devono essere tagliati manualmente.
L'operazione avviene non senza difficoltà, usando un banale paio di forbici, non senza cristonare che "ora ci tocca pure tagliare i moduli".
Alla fine timbra tutto, suddivide i moduli, ne mette quattro con il pacco, uno in archivio e porge il sesto a me come ricevuta assieme ai soldi di resto, dicendomi: "Ha visto? Con i nostri era tutto molto più semplice e faceva prima. Anzi, tenga un modulo per la prossima volta".
Esco finalmente alle 9:10, cercando ancora di capire come faceva a fare prima con i moduli vecchi se le operazioni sono le stesse. Queste lettere di vettura dovrebbero semplificare il lavoro al cliente, che non deve piu' compilarle a mano e che viene aiutato a non commettere errori nella compilazione, oltre che presentare all'impiegato un modulo scritto in stampatello anziche' in calligrafie a volte incomprensibili.
Ma forse a lei non frega un tubo di facilitare il lavoro a me. L'importante e' che faciliti il suo, senza obbligarla ad apprendere cose nuove.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Le Poste italiane S.p.A. è una società per azioni il cui capitale è posseduto per il 65% dal Ministero dell'Economia e delle Finanze (ex Tesoro) e per il restante 35% dalla CDP (Cassa Depositi e Prestiti, trasformata nel 2003 in SpA e partecipata anch'essa dal Tesoro per il 70% e dalle Fondazioni bancarie per il restante 30%). La società è posta sotto il controllo e la vigilanza del Ministero dello Sviluppo Economico, già Ministero delle Comunicazioni, ha un organico di circa 150.000 impiegati (nel 1990 si contavano oltre 237.000 dipendenti) ed un utile netto di 843,6 milioni di euro (bilancio Gruppo Poste Italiane 2007).
Dopo la privatizzazione, seguendo l'esempio anche delle aziende europee similari, le Poste italiane hanno acquisito partecipazioni in aziende di trasporto di merci già attive sul territorio nazionale, ampliando ed integrando i servizi offerti alla clientela.
Ad esempio, nel 1998, è entrata integralmente a far parte del gruppo la SDA Express Courier
Nel 2011 è prevista in ambito UE la piena liberalizzazione del settore postale.
I dipendenti delle poste pertanto non sono più da considerarsi dei dipendenti pubblici in quanto il lore datore di lavoro è una società per azioni se pur a capitale pubblico.
Rimane il fatto che un qualsiasi dipendente pubblico o privato che svolge male il proprio lavoro deve essere valutato per il proprio operato.