Dopo Scozia ed Irlanda, per le vacanze di quest’anno abbiamo
deciso di puntare ancora verso la Gran Bretagna, focalizzando la nostra
attenzione sull’Inghilterra centrale e meridionale.
Evitata Londra, già vista e rivista e meta del
pellegrinaggio annuale alla mecca di Wembley per la partita NFL al quale quest’anno
parteciperà per la prima volta anche l’ex piccoletto, abbiamo messo giù un
programma di viaggio che prevedeva di toccare alcune mete interessanti:
Cambridge, Nottingham, Sheffield, Liverpool, Birmingham, Tanworth-in-Arden,
Salisbury, Canterbury e Dover.
Memore delle esperienze precedenti, questa volta ho optato
per il noleggio di una macchina con cambio automatico, e devo dire che,
nonostante il prezzo superiore, la scelta si è rivelata più che azzeccata. L’intenso
traffico trovato in numerose volte in autostrada è stato sopportato più
facilmente senza dover pensare al cambio con la sinistra, vera croce dei miei
due precedenti tentativi di guida dalla parte sbagliata.
Dopo aver cercato di fare desistere il solerte impiegato
dell’agenzia di noleggio dal convincermi che avrei avuto bisogno di una
macchina più grande e diesel (una scelta davvero intelligente, in un paese dove
il Diesel costa più della benzina…) per “sole” settanta sterline in più al
giorno ridotte fino a 35 dopo una serie estenuante di “No, grazie”, finalmente
mi viene consegnata la splendida Mazda 3 che ci farà compagnia per questa
settimana. A differenza della soporifera Toyota dello scorso anno in Irlanda,
questa Mazda si rivela un’ottima vettura sotto tutti i punti di vista, e le
quasi mille miglia che percorreremo voleranno via senza problemi (traffico a
parte, ovviamente, ma quello non è certo colpa della vettura).
Prima di addentrarmi nel racconto vero e proprio del
viaggio, mi permetto di fare due considerazioni di fondo.
La prima riguarda il sistema sanitario britannico. Grazie
alla simpatica collaborazione di Ryanair, che ha tenuto la temperatura dell’aereo
durante il volo di andata a livello “Ibernazione rapida”, Monica si è ritrovata
con una bella tonsillite acuta al primo giorno di vacanza. Potrete immaginare
la nostra gioia (soprattutto la sua…).
In farmacia le hanno dato del paracetamolo ed un misterioso
farmaco che avrebbe dovuto, nelle intenzioni della farmacista, anestetizzare la
parte dolente ma che, in realtà, non ha prodotto alcun effetto. Alla richiesta
di un antibiotico, la risposta è ovviamente stata che per quel tipo di farmaci
era necessaria una prescrizione medica.
Bene… siamo nel 2015, Europa Unita, tecnologia, cazzi e
mazzi. E infatti sono cazzi…
Fatta inviare dal medico tramite e-mail una ricetta per un
antibiotico, l’inflessibile farmacista non ha fatto una piega (per forza… è
inflessibile!!!) ed ha detto che non poteva accettarla in quanto non originale.
A nulla è valso fargli vedere sul telefono la mail inviata la mattina stessa.
Si è reso quindi necessario fare la conoscenza con il sistema sanitario
inglese, il che ha significato andare a cercare un NHS (una sorta di
ambulatorio pubblico), farsi visitare da un medico che ha accertato la
tonsillite e prescritto l’agognato antibiotico. Con la ricetta originale, siamo
tornati in farmacia dove finalmente ci sono stati consegnati i medicinali, non
senza mille raccomandazioni sulla posologia perché “sa… è un antibiotico”. E
sti cazzi, mi veniva da dire… lo tenete in cassaforte manco fosse oro!!!
Nonostante tutto, però, il tutto è stato piuttosto
efficiente e, nel limite del possibile, rapido. Gratuita la visita, ma le
medicine ce le siamo dovute pagare. Inutile dire che della “Tessera Sanitaria
Europea” non hanno nemmeno voluto sentire parlare. Come sempre i britannici
sono in Europa, ma meno degli altri.
La seconda considerazione riguarda invece il viaggio in auto
vero e proprio. Non mi sto a soffermare sulla cortesia generalizzata del
guidatore britannico che ti fa pensare di vivere in un mondo di buzzurri, in
Italia. Addirittura in autostrada ho messo la freccia per sorpassare, e sulla
corsia di sorpasso c’era una vettura che sopraggiungeva, la quale ha rallentato,
mi ha fatto i fari per permettermi di effettuare il sorpasso e, quando sono
rientrato, mi ha tranquillamente superato riprendendo la sua velocità
originaria. Uguale uguale alle autostrade italiche.
La cosa che mi ha maggiormente colpito in questo viaggio è
il grandissimo numero di telecamere ed autovelox installati sulle strade
britanniche. In autostrada, addirittura, ci sono interi tratti a velocità variabile
dove il limite di velocità cambia a seconda delle condizioni di traffico ed è
chiaramente indicato su dei tabelloni luminosi posti all’incirca ogni uno o due
miglia e dotati di autovelox per controllare che gli automobilisti non superino
la velocità indicata.
Mi immagino una cosa simile nel nostro paese. Panico totale,
isteria generale, accuse di “Grandefratellismo”, attentato alla libertà di
andare ai mille all’ora, accuse di “fare cassa”. Un sistema del genere
durerebbe mano di una settimana, abbattuto da una selva di sentenze di
tribunali locali, ricorsi delle associazioni di qualsiasi tipo ed infine dalle
solite e scontate interrogazioni parlamentari.
Eppure lì funziona, ed anche bene. Sono proprio strani
questi inglesi…
Arrivederci al prossimo post, con l’inizio del viaggio vero
e propri
2 commenti:
È sempre un piacere leggere i tuoi racconti.
Da esperienza di un collega (gli successe qualcosa di simile durante una trasferta lì), mi pare che per le medicine puoi richiedere rimborso a nostra ASL
In realtà si tratta di pochi euro e va bene così. Però in regime di Comunità Europea dovrebbe funzionare che tu non paghi (o paghi il ticket laddove previsto) e poi se la scazzano le rispettive sanità del tuo stato e di quello in cui hai ottenuto la prestazione o il medicinale.
Posta un commento