martedì 2 agosto 2011

Scozia 2011: Appunti di viaggio/3

Il viaggio di trasferimento che ci porta ad Inverness è spettacolare. Si, lo so, sto usando la parola "spettacolare" un po' troppo spesso, ma è l'unica parola che riesce a trasmettere appieno le sensazioni che si provano (o, almeno, che ho provato io) in determinati posti ed in determinate situazioni in Scozia.
Abbandonata l'autostrada che ci ha condotto da Edimburgo ad Aberdeen lungo tutta la costa, imbocchiamo una strada che si snoda in mezzo ai boschi ed alla natura, dove vedi talmente tante sfumature di verde da non ritenere possibile l'esistenza di così tante tonalità differenti. Percorriamo chilometri e chilometri senza vedere segni di vita, non dico autogrill o aree di servizio (qui praticamente inesistenti), ma anche case e piccoli paesini. Sembra che qui non esista il concetto di "mi faccio una casa sperduto nel nulla", ma le cominità si riuniscano comunque in piccoli paesi o villaggi, anzichè disperdersi sul territorio come spesso accade da noi.
Inverness ci appare come una città quasi deserta. Poca gente per strada e nei negozi, quiete e tranquillità dappertutto, ma dopo pochi minuti scopriamo l'arcano. Dopo aver preso possesso della camera d'albergo, siamo andati in centro città dopo le 17, e questo è un particolare importantissimo. Tutti i negozi alle 17 chiudono, e il centro città si svuota in quattro e quattr'otto, perchè la gente torna a casa oppure va a cenare. Alle 5, direte voi? Si, alle 5 del pomeriggio, anche se l'ora di punta per la cena arriva circa verso le 18, quando i ristoranti sono affollati e magari tocca attendere un tavolo anche mezz'ora buona.
Decisamente più piccola di Aberdeen, Inverness (Inbhir Nis in gaelico) vanta  il titolo di Capitale delle Highlands, anche perchè la sua popolazione è formata da un quarto del totale degli abitanti delle Highlands stesse.
La cittadina è gradevole, bagnata dal fiume Ness, con un centro pedonale delizioso, l'immancabile cattedrale (St.Andrews) e l'altrettanto immancabile castello, ma è innegabile che la maggiore attrattiva si trovi a qualche miglia di distanza anche in questa occasione. Parliamo del lago di Ness, cioè il celeberrimo Loch Ness (poichè Loch Ness significa già di per sè Lago di Ness, è evidente che dire "Il lago di Loch Ness" è un errore madornale, come se dicessimo "Il Lago di Lago Maggiore"), una delle mie personalissime meraviglie, cioè quei luoghi che sogno di vedere fin da bambino.
Dopo aver depennato dalla lista Le cascate del Niagara, New York con annessi Empire State Building, Statua della Libertà e Ponte di Brooklyn, Alcatraz, Mount Rushmore e Tour Eiffel, è stata la volta di Loch Ness, un luogo che ha riempito moltissime delle mie fantasticazioni infantili.
Le aspettative non sono andate deluse. Il lago è spettacolare (a ridaje!), ed il punto di osservazione di Urquhart Castle non è da meno. Nessie non si è fatta vedere, ma è comprensibile, non è che uno va in un posto una volta ed il mostro si fa vedere subito! A tale proposito è stata molto interessante la visita al Loch Ness Visitor Centre, dove abbiamo assistito ad una serie di documentari molto ben fatti che elencavano (e distruggevano) tutte le teorie sull'esistenza del fantomatico mostro.
Certo, è difficile credere che esista sul serio e nessuno, o pochissimi, si sia imbattuto nella creatura anche solo per caso, e quando il lago è stato scandagliato con varie strumentazioni non siano emerse prove cwerte della sua esistenza, ma è altrettanto difficile credere che tutte le foto (taroccamenti a parte, ovviamente) degli avvistamenti si debbano spiegare con giochi di luce sulle onde del lago o sulle increspature delle acque. Possibile che solo in questo lago ci siano i giochi di luce? E sugli altri millemila laghi della Scozia, niente?
Ad ogni buon conto, la puntata a Loch Ness si rivela davvero positiva sotto ogni punto di vista, e sulla via del ritorno decidiamo di fermarci a pranzare a Drumnadrochit, scelto più che altro per la facilità di enunciazione del nome (e non crediate: è il nome Scozzese, che quello in gaelico è Druim na Droichaid, con tanti saluti alla lingua che si attorciglia dieci volte per pronunciarlo).
Alla fine della giornata, però, a nanna presto, perchè il giorno dopo ci aspetta l'Isola di Skye, da cui ci attendiamo molto dal punto di vista naturalistico.

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