mercoledì 26 agosto 2009

Sky is the limit

La polemica Rai-Sky ha riempito le pagine dei giornali negli ultimi mesi, e tutti hanno identificato il colpevole: la RAI, accusata di aver rifiutato un'offerta allettante da parte di Sky e di aver in pratica obbligato i cittadini italiani a spendere altri soldi per dotarsi i un altro ricevitore per poter continuare a vedere i suoi programmi su satellite. Ma è davvero così?
Secondo me, no, e vi spiego il perchè.
Partiamo dalla fine. Se chiedete a chiunque se guarda la TV via satellite, 9 persone su 10 tra chi non la guarda vi risponderanno "No, non ho SKY".
Si, perchè oramai chi guarda la TV sul satellite implicitamente ha un abbonamento Sky, e non importa se con il loro decoder puoi vedere solo una minima parte del migliaio scarso di canali irradiati da Hotbird, il satellite di riferimento per l'Italia. Infatti il decoder di Sky è un decoder chiuso, ed è anche corretto che sia così, se vogliamo, poichè l'azienda ti fornisce gratuitamente l'apparecchio per ricevere i propri canali e, per gentile concessione, ti permette di vedere una selezione di altri canali, i cosiddetti 800 e 900. Non puoi piazzare dual feed, trial feed o motori per vedere altri satelliti, non puoi vedere altre emittenti codificate.
Il problema non ha interessato nessuno finchè non è saltata fuori Tivusat e la conseguente fuoriuscita dei canali RAI dal pacchetto Sky. Qual è esattamente il problema, però?
Fino allo scorso 30 luglio, tra Rai e Sky esisteva un accordo, secondo il quale la Rai criptava i programmi per i quali non aveva i diritti di diffusione oltre i confini nazionali, e lo faceva con il cosiddetto simulcrypt, permettendo cioè agli abbonati di Sky di vedere ugualmente, simulando l'algoritmo di codifica proprietario di Sky: l'NDS.
Chiunque avesse un regolarissimo ricevitore satellitare non Sky, restava a bocca asciutta, non potendo disporre della decodifica per i programmi criptati. Succedeva spesso, dunque, che le partite della nazionale, i film in prima visione, i Gran Premi di F1, tanto per citare i primi programmi che mi vengono in mente, non fossero visibili non solo all'estero, ma anche in Italia, a cittadini in regola con il pagamento della tassa di possesso TV e che magari erano costretti ad usare la parabola per ricevere i canali TV perchè il segnale terrestre non arrivava per mille motivi (succede anche in centro città, non crediate sia una prerogativa dei posti sperduti sui bricchi alpini: basta avere un palazzone alto di fronte, come un abitante a caso di Legnano centro potrà confermare).
Da notare che questo accordo ce l'aveva anche Mediaset, ma qualche anno fa decise di non rinnovarlo, e da allora i programmi criptati non son più stati visibili su satellite nemmeno agli abbonati Sky.
Rai e Mediaset hanno ovviato al problema del criptaggio dei programmi, facendo ciò che molte TV estere (Svizzera, Gran Bretagna, Francia) hanno fatto da tempo: creare una piattaforma propria (tivusat) e produrre una smart card che rimette in chiaro i programmi da distribuire a chi ne ha diritto, cioè cittadini italiani in regola con la tassa TV.
In questa maniera, si risolve anche il problema di coloro che non ricevono la TV terrestre, che così hanno a disposizione tutta la programmazione senza più problemi di criptaggi vari.
Resta il problema della codifica, perchè l'NDS è una codifica proprietaria di Sky, e per usarla bisogna pagare, come ben può testimoniare l'emittente Conto TV, la quale per poter rendere fruibili i propri contenuti anche agli abbonati Sky è costretta a fargli pagare un supplemento per coprire le spese derivanti dall'utilizzo della codifica NDS.
Di fronte a ciò, a mio avviso Rai e Mediaset hanno operato la scelta più giusta, quella cioè di adottare una codifica differente anzichè affrontare una trattativa per avere i programmi su un decoder chiuso sul quale non avevano comunque molte possibilità di intervento.
L'altra faccia della medaglia è rappresentata dal fatto che è necessario avere un ricevitore in grado di supportare lòa codifica Tivusat, diverso da quello di Sky.
Ma la stortura è davvero causata da Tivusat che obbliga ad avere un secondo ricevitore? O non è forse il contrario?
Su Hotbird esistono numerose emittenti criptate a pagamento, a cui ci si può regolarmente abbonare in Italia, e per vedere le quali basta un semplice decoder satellitare common interface nel quale inserire eventualmente una CAM con la codifica e la smart card dell'emittente. Quindi se un utente di questi canali volesse abbonarsi anche a Sky, dovrebbe obbligatoriamente prendere due decoder, perchè il Common Interface non supporta la codifica di Sky.
Nel decoder common interface, però, è possibile inserire la CAM Tivusat (che verrà prodotta a partire dal 2010, stando alle dichiarazioni ufficiali), con il risultato di avere un solo decoder sia per Tivusat che per l'altra emittente a pagamento.
Chi è, quindi, che obbliga a dotarsi di un ricevitore dedicato?
Tutto ciò accade perchè per fare un favore a Sky e con la scusa della pirateria, qualche anno fa venne abolita la legge sul decoder unico, che obbligava le emittenti a rendere disponibili i propri programmi senza obbligare l'utente a dotarsi di un decoder dedicato.
Tutte queste considerazioni vengono però abilmente occultate sotto il polverone alzato in occasione della cosiddetta "fuoriuscita della RAI da SKY", tanto per dare contro l'emittente di Stato che non fa mai male. Tutto guardano la pagliuzza rappresentata dal rifiuto dei 50 milioni di Sky da parte della Rai, ma nessuno osserva che negli ultimi anni è stato permesso ad un privato (Murdoch) di monopolizzare il mercato televisivo satellitare al punto che la gente e' convinta, come dicevamo all'inizio, che oltre a Sky sul satellite non vi sia altro.

2 commenti:

Sissio ha detto...

È indubbiamente vero, e chi lo nega? In Italia c'è una situazione anomala, che è quella di un monopolista totale nel campo del broadcasting satellitare. A lui sono state permesse alcune cose che giustamente hai ricordato (dal decoder unico in giù) quando Sky non costituiva una minaccia per lo status quo italiano; e infatti le cose hanno iniziato a cambiare dal momento in cui Sky ha iniziato ad essere qualcosa di più di una minaccia (e, sottolineo, solo per quello).
Ma non sottovalutiamo l'altro aspetto della questione: quello di un servizio pubblico che rinuncia deliberatamente a distribuire l'oggetto del proprio servizio su tutte le piattaforme disponibili (non mi pare che la BBC si comporti così). Tivusat al momento è una cosa indefinita, i ricevitori si trovano e non si trovano, e temo sarà così ancora per un po'. Nel frattempo un certo numero di cittadini avrà un'interruzione del servizio per cui pagano regolare canone. E la RAI (servizio pubblico) questa scelta l'ha anche perseguita rinunciando ad un ricavo economico certo.
E se uno poi volesse anche pensare male, potrebbe anche fare una considerazione sul fatto che chi guadagna di più da questa cosa è il terzo incomodo, Mediaset: il suo principale concorrente su fronte pay perde una fonte di audience (e ricavi pubblicitari) il suo principale concorrente sul fronte non-pay perde spettatori (e ricavi pubblicitari). Ma a pensar male si fa peccato.

Massimo Foglio ha detto...

Secondo me il problema principale è che la RAI ha fatto le cose "all'italiana". E' come Trenitalia che inaugura le stazioni ma i lavori finiscono un anno dopo (successo a Torino) o ci fa fermare i treni quando ancora non sono pronte (Rho Fiera, ad esempio).
Avrebbe dovuto predisporre la piattaforma, produrre le cam e mettere a disposizione i ricevitori, e POI passare tutto su tivusat, così da non interrompere (teoricamente) la visione a nessuno.
Quello che continuo a non concepire è come si pretenda che un servizio pubblico appoggi e favorisca un utente privato.
Se poi il tutto è stato scatenato dal conflitto di interessi del puttaniere, beh... per una volta ne sono contento. Il monopolio di Sky deve finire.