Gli appunti di viaggio di quest’anno riguardano l’Irlanda, finalmente visitata dopo anni di corteggiamento durante i quali gli avevamo preferito la Scozia (e, a conti fatti, non ci sbagliavamo di molto).
La prima delle tre tappe del nostro (ahimè) breve viaggio è stata Dublino. Arrivati a destinazione quasi a mezzanotte (quest’anno la logistica dei voli non è stata proprio il massimo), veniamo accolti da Youssouf Bamba Gba, il tassista che ci porta finalmente in hotel. Una bella dormita e poi, la mattina seguente, pronti per i due giorni dedicati alla visita della capitale della libera Irlanda.
Erano anni che sentivo magnificare Dublino come una sorta di paradiso perduto, una città splendida di cui ci si innamora a prima vista, per cui ero davvero curioso di visitarla, esplorarla e lasciarmi conquistare da questo mito.
Devo dire, invece, che Dublino mi ha profondamente deluso, un po’ come l’Irlanda nel suo insieme. La città ha degli scorci interessanti, ma nel complesso l’ho trovata decisamente sporca e trasandata, un sacco di cartacce per terra, persino un paio di cacche di cane, che nel Regno Unito equivale ad un sacrilegio. Ripensandoci, però, Dublino fa parte della Repubblica, e non del Regno Unito: sarà quello il motivo di tanta trasandatezza?
Per arrivare in centro città dall’albergo, abbiamo utilizzato la modernissima e comodissima LUAS, una sorta di metropolitana leggera con dei Jumbo Tram di cui i dublinesi vanno molto fieri. Rapida, efficiente e ben sorvegliata, come hanno dimostrato gli energumeni della società di sicurezza spesso presenti sulle vetture o alle fermate. La domanda, però, sorge spontanea: perché tutti questi agenti? Ci sono davvero così tanti problemi di ordine pubblico? In due giorni non abbiamo assistito a nessun fatto eclatante, ma l’impressione è che la quantità di ubriachi e perdigiorno sia leggermente superiore al normale, per cui il livello di attenzione è sempre piuttosto elevato.
Il centro città è chiaramente molto commerciale e turistico, ma quello che mi ha colpito maggiormente è stato l’avvicinamento dalla periferia. Da nessuna parte del mondo la periferia di una città medio grande è mai un bello spettacolo, ma la sensazione di degrado si è estesa fino al centro, a pochi metri dalle due scintillanti arterie turistico commerciali che rappresentano la copertina della città. Molte case abbandonate, negozi vuoti, facciate che avrebbero bisogno di una buona passata di vernice, nel migliore dei casi, quando non di un vero e proprio restauro. Non so se siano gli effetti della crisi che sta colpendo anche l’Irlanda in maniera piuttosto pesante, ma a vedere anche solo da quanto si percepisce superficialmente, la situazione è così da un bel pezzo.
La nostra esperienza personale ci ha portato a concludere che la soluzione migliore per visitare la città veniva fornita dai bus doppi del City Sightseeing Tour. Un comodo giro delle principali attrazioni della città, per poi decidere dove fermarsi a visitare e cose che ci interessavano. Il biglietto vale due giorni e ci sono una serie di fermate dove si può scendere e riprendere l’autobus molto comode.
Le tappe obbligate erano due: La fabbrica della Guinness e Croke Park, entrambe con annessa visita guidata. La visita alla Guinness è stata piuttosto interessante. Vedere tutte le fasi di lavorazione, la costruzione delle botti da parte dei mastri bottai, il sistema di stoccaggio e distribuzione, e soprattutto l’”esperienza sensoriale” della degustazione della Guinness sono stati istruttivi, e la pinta di guinness perfettamente spillata alla giusta temperatura nel classico bicchiere, è stata la ciliegina sulla torta della visita.
Croke Park è stata una piacevole scoperta. La mia insana passione per l’architettura degli stadi è oramai ben nota ed accettata (sopportata?) da moglie e figlio, per cui mi hanno seguit di buon grado (?) alla scoperta del quarto stadio più grande d’Europa. 82500 posti per uno stadio dove si giocano le fasi finali nazionali di calcio gaelico, hurling e camogie. La nostra guida era un ragazzo che sprizzava orgoglio, entusiasmo e senso di appartenenza da tutti i pori, ed ha reso il tour dello stadio davvero meraviglioso. Non starò qui a descrivere i vari particolari, ma se vi capita di andare a Dublino e siete minimamente appassionati di sport (qualsiasi), il tour al Croke Park ve lo consiglio caldamente. E non dimenticate di visitare lo splendido museo degli sport gaelici: è compreso nel prezzo e vale davvero la pena.
Tornando alla visita della città vera e propria, si sente, come un po’ in tutta l’Irlanda, la convivenza delle due anime religiose, quella cattolica e quella protestante. Chiese e cattedrali sono duplicate, i quartieri separati (anche se non in maniera così netta come in Irlanda del Nord) ed i segni di appartenenza sono un po’ dappertutto. Come le croci celtiche. Pensavo in Scozia di avere già visto un proliferare incontrollato di croci celtiche, ma in Irlanda sono davvero dappertutto.
Notevole la statua di Oscar Wilde, non tanto per la espressione da babbeo che gli hanno fatto, quanto perché la statua è colorata “naturalmente”, nel senso che è stata scolpita assemblando 22 pietre diverse per poter dare le varie colorazioni senza aggiungere vernici o pigmenti artificiali.
I Dublinesi sono gentili ed ospitali, come in generale tutti gli irlandesi (tranne un emerito deficiente al gate di partenza all’aeroporto, ma quello deve essere la classica eccezione che conferma la regola). Un giorno eravamo fermi all’angolo di due strade con la cartina in mano, ed un ragazzo si è subito preoccupato di sapere se avevamo bisogno di aiuto, dandoci poi le indicazioni per andare dove volevamo andare (noi vulevòn savuàr… cit.). Attenti, però: i dublinesi sono gentili per predisposizione, ma non è detto che sappiano dove vi stanno mandando… Inoltre, se vi dicono “è dietro l’angolo”, la vostra meta è ad un chilometro, se vi dicono “non è molto lontano”, ci vogliono venti minuti, e se vi dicono “è laggiù in fondo” è meglio chiamare un taxi.
Abbiamo tralasciato la visita serale/notturna di Temple, la zona dove si svolge la vita notturna di Dublino. Vista di giorno, ovviamente, perde tutto il suo fascino.
In definitiva, Dublino si è rivelata una città che non ci ha assolutamente lasciato nostalgia o voglia di tornarci. Per cui prendiamo la macchina senza rimpianti e ci dirigiamo verso la seconda tappa del nostro viaggio: Galway.
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