Ti arrampicavi dappertutto, vivendo sui pensili ed arrivando fin sul condizionatore. Mi sembrerà strano, questa sera, andare a dormire e non dover conformare la mia posizione alle tue esigenze e non sentirti accovacciare nell'incavo posteriore delle mie ginocchia. E sabato mattina, quando la sveglia non suonerà alle 6:40 come tutti i giorni, non sentirò più, a quell'ora, il tuo flebile miagolio per dirmi che bisogna alzarsi.
Tante immagini, tanti ricordi, tanti episodi.
Ancora ieri sera, dentro la gabbietta di ritorno dal veterinario, fermi in macchina da un'ora a causa dei blocchi dei forconi in Piazza Rebaudengo, mi leccavi le dita attraverso lo sportellino della portantina, ed io tenevo il motore acceso per poter riscaldare l'abitacolo per non farti prendere freddo.
Questa sera ci hai lasciato dopo quasi quattordici anni di fedele compagnia, ma resterai per sempre nel nostro cuore, ovunque tu sia adesso.
Ciao, Peloso.
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