lunedì 31 maggio 2010

La mia fede non si tessera

Ieri è finito il campionato di Serie B. O meglio, è finita la stagione regolare, poichè ora mancano solo più i playoff. Però è forse finita un'epoca, almeno per me. Se anche il Torino FC aderirà alla farsa della Carta Di Credito del Tifoso (chiamarla "tessera" è un fine inganno escogitato dal ministro Maroni) e la renderà obbligatoria per sottoscrivere l'abbonamento, allora non rinnoverò l'abbonamento. Questo non significa che smetterò di seguire il Toro, ma solo che sarà un po' più complicato e costoso, poichè mi toccherà acquistare i biglietti singolarmente ogni domenica nei settori in cui ci sarà disponibilità.
Questo vorrà dire quasi sicuramente niente curva Maratona, e si tratterà di una mazzata pesante per chi, come me, la frequenta da quasi quarant'anni e la considera la sua seconda casa.
"Ma che te frega? Fatti 'sta tessera e fai il tuo abbonamento tranquillo", direte voi. E invece no. Il NO alla tessera che arriva da più parti, ha delle motivazioni serie e profonde. Sbaglia, e di grosso, chi crede che si tratti solo di una protesta del mondo ultras (principale obiettivo da colpire da parte del Ministero degli Interni). La Tessera del Tifoso è un argomento che riguarda chiunque segua, più o meno regolarmente, una squadra di calcio ed ami seguirla allo stadio. Magari andando anche in trasferta.
Perchè sono contrario alla tessera? Per molti motivi. Innanzitutto si tratta di una privazione della libertà personale che la rende ai limiti della costituzionalità. Infatti il ministro Maroni si è ben guardato dall'imporla con una legge o un decreto legge, ma ha emanato una circolare ai prefetti, in cui si consiglia di far sì che le società di calcio si adeguino a questa normativa. Le società non sono obbligate, dunque, ma in pratica sono state bellamente ricattate da Ministero, Federazione e Lega Calcio, che hanno obbligato le società ad aderire al programma.
E' assurdo che per acquistare un abbonamento o per andare in trasferta nel settore ospiti, io debba preventivamente essere autorizzato da una questura, che decide se posso o meno andare allo stadio. Perchè è proprio qui, il punto. La tessera verrà rilasciata solo dopo che la quiestura avrà vagliato il tuo nominativo ed avrà dato il suo nulla osta.
Dopo varie contrattazioni (manco si fosse al mercato), la normativa che regola l'emissione della tessera è stata modificata, anche se non c'è nulla di certo, ed ogni società dà indicazioni differenti e discordanti.
Uno dei grossi nodi era quello che impediva a chiunque avesse subito un Daspo o avesse commesso reati "da stadio", di sottoscrivere la tessera. In pratica chi fosse stato denunciato e condannato per l'inseguimento dell'arbitro Lo Bello a caselle nel 1973, non avrebbe potuto sottoscrivere la tessera.
Poi si è passati a considerare solo gli ultimi 5 anni, come ostativa per il rilascio della tessera. Peccato, però, che non si tenesse conto di eventuali assoluzioni e revoche di Daspo, e visto come viene utilizzato il provvedimento di diffida (cioè spesso ad minchiam) il problema continuava ad essere bello grosso.
L'ultima interpretazione del ministero dovrebbe finalmente dissipare un po' di dubbi su questo argomento, rendendo impossibile la sottoscrizione della tessera a chi ha in corso dei provvedimenti di daspo (e qui non si capisce: non basta il daspo per non fare andare allo stadio la gente???) e per chi ha ricevuto condanne definitive per reati da stadio negli ultimi cinque anni.
Per quanto la situazione sia molto migliorata rispetto all'inizio, ancora non ci siamo. Se io ho commesso un reato 5 anni fa ed ho scontato la mia pena, perchè diavolo devono darmi una pena accessoria? Forse che se rubo una mela al supermercato e mi condannano, quando ho scontato la pena assegnatami mi impediscono di entrare nei supermercati per 5 anni?
L'eleggibiltà, comunque, è solo uno dei fattori che mi rendono contrario alla tessera del tifoso.
Cos'è in realtà questa tessera? Il Ministero ci dice che vuole essere uno strumento di fidelizzazione dei tifosi. Fidelizzazione? Ma se non c'è nulla al mondo di più fidelizzato di un tifoso!!! Cosa volete ancora fidelizzare? E, tra l'altro, lo stabilisce il Ministero se io sono un tifoso fedele?
In realtà si tratta di una grossa operazione commerciale che nasconde una massiccia operazione di schedatura. Come detto prima, la tessera altro non è che una carta di credito revolving, e già questo basterebbe a squalificarla. Un altro particolare apparentemente insignificante, è che la tessera usa la tecnologia RFID. Per chi non sapesse cos'è, si tratta di un chip su cui vengono immagazzinati dei dati (a discrezione di banca emettitrice e Ministero degli Interni) in grado di trasmettere questi dati ovunque ci sia un terminale adatto a riceverli. Questo piccolo particolare ti rende sempre tracciabile, ovunque tu sia, sottoponendoti quindi ad una sorta di pedinamento virtuale attuabile in ogni momento. A questo proposito, il Ministero ha già stretto accordi con le Ferrovie e la società Autogrill che non lasciano presagire nulla di buono.
Capitolo schedatura. Obiezione: ma con il biglietto nominale in pratica sei già schedato. Risposta: non esattamente. I dati che fornisci per il rilascio del biglietto nominale nn arrivano alla questura, ma alla società che gestisce la vendita dei biglietti (Lottomatica, per il Torino). Questi dati vengono trasmessi alla questura solo su richiesta della stessa ed a seguito di reati commessi all'interno dello stadio. I dati che bisogna fornire per il rilascio della tessera del tifoso, vanno invece immediatamente in questura. Meditate, gente, meditate...

giovedì 27 maggio 2010

A ognuno il suo italiano

C'è un posto in Italia, dove la grammatica italiana subisce degli strani fenomeni di mutazione genetica. Ce ne sono tanti di questi posti, direte voi, e non posso che concordare con questa affermazione, ma uno di questi fenomeni mi ha sempre incuriosito: lo strano utilizzo degli articoli determinativi da parte dei milanesi.
Per l'esattezza dovrei dire "da parte dei lombardi", ma anche da parte delle colonie lombarde come il Piemonte Orientale (a.k.a. tutto il provinciame assortito di Novara, Vercelli, Biella e Verbania).
Fateci caso: a Milano (e dintorni allargati) esiste "il" Marco, "il" Giovanni, "il" Beppe e così via, epperò "ci vediamo settimana prossima", oppure "lo farò settimana entrante". Ed il "la"? Chi se l'è mangiato?
Ci vediamo "LA" settimana prossima, lo farò "LA" settimana entrante. L'articolo determinativo serve proprio per collocare temporalmente l'azione e non restare sul vago, mentre nel caso di un prenome la lingua italiana ne proibirebbe l'uso in anteposizione, in teoria.
E, allargando il discorso, cari amici milanesi (e dintorni): perchè diavolo diventate delle sottospecie di navigatori satellitari quando parlate di vie, strade, corsi e piazze? "Ci vediamo alle tre in Cadorna". Sul Piazzale? Nella Stazione della metro? Nella Stazione dei treni? Se qualcuno mi dice "Ti passiamo a prendere in macchina", devo cercare sulla piantina di Milano la fantomatica "via/corso/piazza macchina" dove farmi trovare?
Siete ben strani, eh?

martedì 25 maggio 2010

Lost, nel senso di "mi sono perso"

Se non avete ancora visto il finale di Lost e non volete spoiler, non leggete oltre. Uomo (ma anche donna) avvisato...
Ed ora a noi. Innanzitutto complimenti alla TV canadese che ha tagliato l'ultimissima scena in cui si vede l'isola dall'alto con il relitto del volo oceanic 815. Essendo un particolare FONDAMENTALE, non capisco come abbiano deciso di tagliarlo.
Secondariamente: mi ha soddisfatto il finale? No. Decisamente no. L'improvviso cambio di rotta del filo conduttore della serie, da un impianto scientifico o parascientifico ad uno mistico e sovrannaturale, effettuato con la quinta stagione, mi aveva lasciato un po' deluso, e mi ero ormai rassegnato a non ricevere risposte sulle migliaia di domande che avevamo accumulato dopo le prime quattro stagioni.
Mi aspettavo, però, che almeno le successive migliaia di domande sorte con la nuova impostazione, potessero avere una risposta più esauriente.
Molte risposte sono state date, intendiamoci, ma gli autori hanno aperto troppe porte, ed alla fine le hanno lasciate spalancate, senza nemmeno il minimo tentativo di accostarle.
Però su una cosa devo concordare con quasi tutti i commenti che ho letto finora: in questi sei anni con Lost mi sono divertito, e mi mancherà. Indipendentemente dal fatto che il finale mi abbia lasciato un po' deluso.
E per questo non posso che ringraziare ancora una volta Giovanni, quindi, che ad un ISPA Christmas Dinner di cinque anni fa mi fornì i DVD con la prima stagione che Monica ed io divorammo in pochi giorni, diventando così irrimediabilmente LOST Addicted.

martedì 18 maggio 2010

The Great Gig in the Sky

La mente umana è davvero incredibile, ed i meccanismi che la regolano sono davvero misteriosi.
Succede infatti che sei tutto concentrato a guardare i dati che appaiono sul monitor del computer per cercare di capire come mai, in una colonna di un database definita "not null", ci siano dentro dei "null" mandandoti a puttane un'elaborazione, e mentre ti alambicchi il cervello alla ricerca di una soluzione, la selezione automatica dei brani del tuo lettore MP3 faccia partire quello stupendo pezzo dei Pink Floyd che si intitola "The Great Gig in the Sky".
In quel preciso momento il cervello mette in stand by l'attività che stavi eseguendo e ti catapulta improvvisamente indietro nel tempo.
Il monitor, la scrivania, i colleghi, tutto scompare improvvisamente per lasciare il posto ad un cielo incredibilmente sereno, nero e stellato. Tutto intorno è buio, ed il silenzio è rotto dallo stereo della macchina che, a tutto volume, trasmette proprio "The Great Gig in the Sky".
Siamo a Lipari, più o meno verso le quattro del mattino, su un'altura dalle parti delle Terme di San Calogero: Carmelo, Paolo, Luigi, Simona, Isabella ed io. L'indomani mattina sarei partito per tornare a Torino (il tempo di rifare la valigia e volare altri 1600 Km più a Nord ad Amburgo, dove mi attendeva un'altra epica settimana al seguito della nazionale di Football agli Europei), e poichè l'aliscafo era previsto per le 6 del mattino, avevamo deciso di fare nottata, a degna conclusione di una vacanza che avrebbe segnato un importante passaggio nella mia vita.
Avevamo speso la giornata in giro per l'isola, come sempre, facendo l'ultimo bagno alle cave di pomice di Porticello, dove per accedere alla spiaggia bisognava lasciarsi scivolare lungo il pendio, con il risultato di arrivare al fondo con il fondoschiena tutto bello levigato.
Avevamo passato la serata a sentire Carmelo suonare nel locale del "Professore", come ogni sera. Poi eravamo andati in giro in cerca di Pucci, uno dei matti del paese, uno spasso assicurato, ma avevamo trovato solo il capitano Felice, con cui i miei amici si erano poi accordati per una gita in barca a Stromboli nei giorni successivi.
Prima di salire alle terme, eravamo passati al forno a prendere i cornetti caldi, poi eravamo saliti in macchina sulla Panda di Carmelo (in sei, si...) ed avevamo cercato il posto ideale. Un prato al termine di una strada sterrata, il buio piu' completo, solo il cielo stellato sopra di noi ed un silenzio quasi irreale. Non ci siamo detti una parola. Ci siamo sdraiati sul prato ed abbiamo contemplato il cielo. Finchè Carmelo, che era rimasto in macchina, non ha aperto il portellone posteriore, spalancato le portiere, messo la cassetta dei Pink Floyd e girato la manopola del volume a fine corsa.
Per tutti i 4 minuti e 47 secondi della canzone ognuno di noi si immerse nella propria dimensione, isolandosi da tutto e da tutti, lasciando i pensieri e le immagini fluire in libertà. Fu stupendo.
Quella vacanza decretò la vera fine del Liceo, sei anni dopo la maturità, senza una motivazione precisa. Fu come se i successivi sette giorni in Germania avessero tracciato un solco tra due momenti della vita profondamente differenti tra di loro. Quando io tornai da Amburgo, e gli altri tornarono dal loro proseguio di vacanza a Lipari infatti, nulla fu più come prima. Di lì a poco sarebbe cambiato tutto: amici, frequentazioni, serate. Iniziava la breve ma intensissima "era di Filisetti". Ma questa è un'altra storia, ed ora non c'è tempo di raccontarla.
The Great Gig in the Sky è finita. Il monitor è ancora lì che mi guarda. La collega che mi sta di fronte sono convinto che creda mi sia addormentato.
Invece sono andato solo in ibernazione per cinque minuti e tornato indietro di 21 anni. E' stato bellissimo.
A proposito: guardando meglio, mi accorgo che le colonne del database contengono zeri binari, non "null". La mia mente ha continuato a ruminare anche durante questo flashback ed ha risolto il mistero.

domenica 16 maggio 2010

Allo stadio è diverso

Vediamo un po'. Ieri non ho visto il gol di Pià, perchè avevamo appena perso palla, il giocatore piu'vicino era a quindici metri dal difensore avversario ed io stavo giuardando da un'altra parte.
Poi, ad un certo punto ho visto Coppola in campo,emi sono detto"Ma non era in panchina?". Dopo altri cinque minuti mi rendevo conto che non c'era più Barusso: mi ero perso la sostituzione.
Infine non mi sono minimamente accorto che per tutto il secondo tempo ha giocato Morello al posto di Sereni (e va bene, dai...giocava sotto l'altra curva...).
E' proprio vero che vedere la partita allo stadio è tutta un'altra cosa.

venerdì 14 maggio 2010

Dieresi, trèma: arriva Umlaut.

La dieresi è morta. non ho ben presente quando sia avvenuto esattamente il decesso, ma questa mattina mi sono reso conto che la dieresi è stata definitivamente soppiantata dal termine "umlaut".
"Umlaut" l'avevo già letto qua e là, in maniera sporadica, ma questa mattina ho avuto la certezza che ormai sia entrato nell'uso comune, avendolo letto in sequenza nel testo di tre articoli diversi, nel giro di meno di dieci minuti.
Il segno di dieresi, per chi non lo sapesse, è quel "segno diacritico costituito da due punti posti sopra un grafema, solitamente vocalico" (cit. wikipedia), ad esempio ä ë ï ö ü, ed in italiano serve ad indicare che due vocali contigue che originano un dittongo vengono distribuite su sillabe diverse.
L'umlaut, invece, trae la sua origine dalla lingua tedesca, e sta ad indicare un particolare fenomeno fonologico chiamato "metafonesi", cioè la modifica della pronuncia di una vocale (ad esempio "unter" e "über").
E' chiaro quindi come sia "dieresi" che "umlaut" si riferiscano al segno rappresentato dai due puntini che sormontano una lettera, ma è altrettanto chiaro che il loro significato è profondamente differente a seconda del contesto in cui vengono usati. Eppure, se ci fate caso, non ci si riferisce più ai due puntini come alla "dieresi" come ci avevano insegnato fin dalle elementari, ma si utilizza (scorrettamente) il termine "umlaut" sempre e comunque.
Quello che stupisce è perchè si sia scelto di sostituire la dieresi italiana con l'umlaut tedesco e non con la trèma francese. Sarà forse per quell'antico e mai sopito disprezzo per i cugini d'oltralpe.
Sono preoccupato. Non tanto per la dieresi, perchè ormai ha fatto una brutta fine, ma per molti suoi "colleghi".
Ormai la "e commerciale" sta per essere soppiantata dall'"Ampersand", la "barra verticale" dal "pipe" e il "trattino basso" dall'"underscore".
Quello che mi preoccupa di più, però, è il "punto esclarrogativo": è un sacco di tempo che non lo vedo. Non vorrei che gli fosse successo qualcosa.

venerdì 7 maggio 2010

Il buongiorno si vede dal mattinale

E' notizia di oggi la disponibilità online del mattinale di tutte le 103 questure italiane. Per chi non lo sapesse, il mattinale è il resoconto giornaliero delle operazioni di Polizia, ed è stato lo strumento di lavoro di migliaia di cronisti di "nera" alla ricerca di qualche notizia interessante da pubblicare.
Finora era possibile consultarlo solo in questura, ma anche le nostre forze dell'ordine si sono modernizzate e l'hanno pubblicato sul web. A parte la singolarità del fatto che il mattinale sarà consultabile sul sito web della Polizia di Stato e su quello di Mediaset (si... Mediaset!!! Il servizio è curato da TGCom), sarà interessante vedere se sul mattinale risulteranno tutte le notizie provenienti dalle varie questure. Anche queste, queste o queste.