"Blues Brothers" è un film che si vede sempre volentieri. Tra cinema, VHS e DVD l'avrò visto (non esagero) un centinaio di volte. Addirittura per diversi anni consecutivi sono andato alla proiezione che il Cinema Odeon di via Venalzio, ora scomparso, programmava in occasione del compleanno del film. Era un rito, ovviamente, un omaggio al film, ed a conferma di ciò tra il pubblico c'era uno zoccolo duro di persone (tra cui io) che anno dopo anno si ritrovava, pur senza conoscersi, come se esistesse una sorta di tacito appuntamento che ogni 365 giorni ci portava in quella sala.
Conosco la musica a memoria, conosco molte battute a memoria, ma non manco di mettermi a ridere ogni volta alle gag dello sgangherato duo Jake ed Elwood Blues.
E' un film a cui si perdona qualche pronuncia azzardata (Jake che diventa Jack) e qualche traduzione tremenda (l'armonica - harp - si trasforma in arpa. L'avete mai visto un bluesman che suona l'arpa?), perchè il solo piacere di ascoltare dei grandi come Cab Calloway, James Brown, Ray Charles, John Lee Hooker, Aretha Franklin, Pinetop Perkins e Sam and Dave, ripaga delle imperfezioni (tutte della versione italiana, sia chiaro!).
L'attacco di Matt "Guitar" Murphy in "Sweet Home Chicago" è un qualcosa di assolutamente emozionante, così come il sax di "Blue Lou" Marini nell'infinito assolo dello stesso brano. L'armonica di Dan Aykr... ehm, Elwood Blues, è elettrizzante, e lo scomposto stile di ballo di "Joliet" Jake Blues rende praticamente impossibile restare fermi sulla sedia.
Fatte queste premesse, che dovrebbero far capire che il film lo vedrei (e l'ho visto) in qualsiasi condizione, con qualsiasi audio, con qualsiasi qualità, ieri sera sono andato all'UCI Cinema, un multisala al Lingotto, a vedere l'edizione speciale per il trentennale.
"Evento Unico Mondiale - Per la prima volta in Digitale 2K", recitava il volantino di presentazione.
Il digitale 2k è un tipo di risoluzione digitale che permette la visione ad una definizione di 2048 x 1080, praticamente il doppio di un normale televisore HD. Un'operazione che viene sempre più spesso fatta per digitalizzare i film, e restaurarli, è quella di riprenderli con delle particolari macchine da presa, che producono poi un filmato in alta qualità su cui si può intervenire al computer. Un lavoro splendido, in questo senso, è stato fatto con Frankenstein Junior.
Blues Brothers avrebbe dovuto subire il medesimo trattamento.
La pellicola che ho visto ieri sera aveva tutto tranne che l'alta definizione. In molti punti, soprattutto i panorami larghi, risultava piuttosto sgranata, mentre non si sono apprezzate differenze sensibili con la qualità delle proiezioni viste in precedenza (e mi permetto di dire che ne ho viste abbastanza...).
Non parliamo del suono. Il surround era metallico, e le casse posteriori sembravano quasi fuori sincrono. La sensazione la si percepiva nettamente nei pezzi musicali, dove i piatti della batteria erano posizionati sulle casse posteriori e sembrava quasi che il buon Willie "Too Big" Hall avesse il parkinson, tanto erano fuori ritmo i fraseggi su charleston, crash e splash vari.
Tanto per rendere la visione ancora peggiore, nel bel mezzo di una scena si spegne lo schermo e si accendono le luci. Entra in sala una inserviente con banchetto di vendita bibite e popcorn, resta lì cinque minuti (in cui nessuno acquista alcunchè) e poi esce. Il film riprende regolarmente, ma l'interruzione è stata davvero fastidiosa, inutile e, se proprio era necessario farla, mal pianificata.
Insomma, pollice verso al cinema, pollice verso alla digitalizzazione/restauro, ma pollice alzatissimo per i Blues Brothers.
"Dannazione, è partito un pistone".
"Ma poi torna?".