mercoledì 11 agosto 2010

Visioni musicali

Ho già raccontato in precedenza come spesso mi succeda di ascoltare una canzone e di partire totalmente per la tangente, rapito da un flashback improvviso, quasi come se la canzone accendesse improvvisamente l'interruttore del disco fisso sul quale sono archiviati i ricordi, facendone partire la riproduzione.
Credo che quasi tutti siano portati ad associare degli eventi particolari ad una canzone, e magari lo stesso brano riporta alla mente più ricordi. Ho però constatato che ce ne sono alcune che sono strettamente legate ad episodi o momenti, e di lì non si scappa: ogni volta che si ascolta una determinata canzone, i ricordi sono sempre e comunque i medesimi. Tralasciando The Great Gig in The Sky dei Pink Floyd di cui ho già ampiamente parlato, ecco le altre nove della mia personale top 10.

- Kayleigh (Marillion): Glasgow, piazza centrale, World Bowl Party. Giovanni ed io con i lucciconi agli occhi a sentire Fish, un po' più calvo ed un po' più ciccione, eseguire una versione strepitosa di questo brano. Il simbolo di quattro giorni passati a Glasgow, forse il World Bowl più bello e "vissuto"  tra quelli a cui abbiamo partecipato.

- Lobo hombre en Paris (La Union): 1984, Parigi. La notte passata sulla panchina davanti a Notre Dame perchè gli Ostelli erano pieni, in compagnia dell'unico sopravvissuto (a suo dire) della tragedia di Ustica, che alla fine è riuscito a scroccarci una birra. E poi una splendida vacanza culminata nel cambio di rotta finale: da Londra a Barcellona all'inseguimento di Isabel, Mariza e del mitico trio "Pilar y Pilar y Belèn".

- La mia idea (Enzo Maolucci): Mario che mi dice una cosa che apprezzai (ed apprezzo) moltissimo: "Questa canzone parla di te. Più coerente di Bertinotti".


- Romeo is bleeding (Tom Waits): Paolo ed io nella sua tavernetta, un giorno imprecisato del 1984 o 1985, ad ascoltare Tom Waits. Nel finale di canzone, Waits ripete diverse volte "Ago la lucha" (al minuto 4:05 e 4:20 nel video linkato). Passa il padre di Paolo, e con noncuranza ci chiede "Chi è questo che deve pagare la luce?". Noi interdetti lo guardiamo, e lui fa: "Senti? Pago la luce! Pago la luce!". E giu' a ridere come dei matti.

- The road (Jackson Browne): Il viaggio da capolinea a capolinea con il 50, che portava me ed il mio borsone troppo piccolo dal quale spuntavano casco e paraspalle all'allenamento dei Tori all'Albonico (allora in via Germagnano, dove ora c'è il canile ed il campo ROM), quando il football americano muoveva i primissimi passi in Italia.

- We are the champions (Queen): 13 Maggio 1992, Amsterdam, il giorno che morì il Toro moderno. Mancano due minuti alla fine della finale di ritorno di coppa UEFA tra Ajax e Torino. Lo 0-0 premia gli olandesi per i due gol segnati all'andata a Torino. Lo stadio canta We are the champions, pregustando la festa. La palla arriva a Sordo al limite dell'area. Tiro. Traversa piena. E' il terzo palo della giornata per il Toro. Lo stadio ammutolisce per qualche secondo, per poi riprendere a cantare We are the Champions. A fine partita, con lo stadio in festa, lo spicchio granata è cupo e silente. Qualcuno impreca sottovoce. Qualcuno piange. All'improvviso si sente la voce di Checco che urla "Cos'è 'sto cimitero! Siamo del Toro, cazzo! Facciamogli sentire chi siamo!". E partì un "Toro! Toro!" da brividi, mentre i giocatori venivano sotto lo spicchio a salutarci.

- Hotel California (Eagles): Io e Guido alla scoperta dell'America nel 1990. Tra stazioni di polizia a Brookline, Greyhound, "Eh-whe..., eh-whe... eh where do you go?", i quattro polli fritti di KFC a Kingston, Ontario, l'equivoco albergo sulla broadway situato tra due porno-shop dove (unico posto in tutti gli USA) non accettavano carte di credito ed infine i (per motivi differenti) tragicomici controlli alla frontiera canadese ed alla dogana di Parigi.

- Have You Ever Really Loved A Woman? (Bryan Adams): una cassetta, di cui questo pezzo faceva parte, ascoltata all'infinito, un'autostrada imboccata al sabato mattina che mi portava verso il futuro della mia vita, uscita Broni-Stradella.

- L'angelo azzurro (Umberto Balsamo): 1 Ottobre 1977, primo corteo della mia vita, manifestazione per l'uccisione di Walter Rossi, il giorno prima, da parte dei fascisti. Un corteo inizialmente spensierato ed allegro, nonostante il clima pesante che già si respirava. Poi, invece... Pagherete caro, pagherete tutto. Le sedi fasciste si chiudono col fuoco. Il silenzio improvviso ed irreale all'ingresso della testa del corteo in corso Francia. I fazzoletti che si alzano sul viso e le copie di Lotta Continua che vengono tolte dalle tasche e gettate a terra. I sampietrini in mano battuti uno contro l'altro a ritmare "ce n'est qu'n début". I tascapane che si aprono e le bottiglie molotov che passano di mano in mano. La polizia schierata di fronte alla sede dell'MSI. Nel silenzio uno squillo di tromba, i colpi secchi dei fucili che lanciano i lacrimogeni, i tonfi sordi dei sampietrini contro gli scudi della polizia, le esplosioni delle molotov. Fumo, tanto fumo acre che prende alla gola e brucia gli occhi. Benvenuti negli anni di piombo.

venerdì 6 agosto 2010

Il benzinaio

Capisci che i benzinai moderni cercano di guadagnare un po' di soldi diversificando i prodotti in vendita quando, fermo a fare rifornimento, tuo figlio guarda il distributore automatico di DVD che "dovrebbe" essere anonimo e chiede candidamente alla mamma: "Perchè "Babette la Porcona" è vietato ai minori"?

mercoledì 4 agosto 2010

Spagna 2010 - Appunti di viaggio / 4

Siamo giunti al termine di questi appunti di viaggio, e con questo ultimo post voglio raccogliere alcune considerazioni sparse su argomenti vari che non hanno trovato posto in quelli precedenti.


BENZINA: Una volta alla frontiera francese si assisteva ad un viavai di frontalieri: gli italiani andavano a far benzina in Francia, mentre i francesi venivano in Italia a comprare il Pastis. Non so se il Pastis sia ancora conveniente acquistarlo in Italia, ma sicuramente la benzina costa meno da noi. Poco, ma meno. Sono lontani i prezzi spagnoli, dove abbiamo pagato 1.18€ al litro.Significativo il fatto che l'ultima area di servizio spagnola prima di entrare in Francia, seppur non vi fosse traffico, era piena di gente che faceva benzina. Chissà come mai? :) Singolare anche il fatto che in Spagna la benzina costava uguale (variavano i millesimi) in autostrada, mentre l'abbiamo trovata leggermente più cara in città.


WI-FI: Se qualcuno mi avesse seguito durante questa vacanza, mi avrebbe facilmente scambiato per un  rabdomante in cerca dell'acqua. Al posto del bastone biforcuto avevo il cellulare, ed invece dell'acqua cercavo reti wi-fi aperte alle quali collegarmi. Si ringraziano i reparti informatica e foto/ottica di "El Corte Inglès" di Valencia per aver fornito la connessione tramite le proprie reti aperte, mentre i vari McDonalds spagnoli e francesi, tutti rigorosamente con la vetrofania "Wi-Fi gratis al'interno" sono rimandati, a causa della linea sovente scarsa, tanto che andando al piano superiore in un McDonald si perdeva completamente la connessione. Ottima ed ingegnosa la formula Starbucks. Effettuando un acquisto vengono forniti sullo scontrino due codici: uno per accedere alla rete wi-fi per 40 minuti di connessione,e l'altro per... andare in bagno. Con un semplice sistema evitano così che i miliardi di turisti in visita alla Sagrada Familia usino il loro bagno come pisciatoio pubblico, e tengono fede alla vetrofania che recita "All'internoWi-Fi gratuito per i nostri clienti". Una cosa interessante che ho rilevato in Spagna è che, soprattutto a Valencia, c'è un'ampia copertura da parte di Telefonica riservata ai propri clienti, che con la stessa user e password che utilizzano per la navigazione casalinga, hanno a disposizione una connessione wi-fi in giro per la città. Stranamente non ho rilevato la stessa copertura a Barcellona, il che mi ha lasciato un po' perplesso.

GUIDA: La guida dei francesi è migliorata parecchio, tanto da rendere piacevole il viaggio anche nei rari tratti in cui abbiamo trovato un po' di traffico. Anche l'attraversamento di Gap (grazie, navigatore, grazie) ha evidenziato come il guidatore medio sia molto più rilassato che non in Italia. Niente clacson selvaggi, niente isterie in coda, niente "so-ppiù-ffurbo-de-tè-e-te-sorpasso-anche-co-a-doppia-striscia". Magari sono stato fortunato, ma la sensazione generale è stata quella.
In Spagna, manco a dirlo, sono tutti moooooooooolto più rilassati. Sarà l'indole spagnola, saranno anche gli ampi viali a senso unico di Valencia e Barcellona che aiutano a snellire il traffico, ma non ho avuto difficoltà nemmeno quando il navigatore (sempre lui) mi ha fatto percorrere tutte le ramblas alle otto di sabato sera da Plaza de Catalunya al Colòn: due file di auto a passo d'uomo, ordinate, senza nessuno particolarmente scazzato dalla situazione.


ALBERGHI: Assolutamente consigliabile quello di Valencia. Per meno di 50 euro a notte L'Expo Hotel di Valencia si è dimostrato un tre stelle che ne vale quattro, con l'unico neo di non avere nè un parcheggio proprio nè una vera e propria convenzione con il parcheggio del centro commerciale, che arrivava a costare circa 25 euro al giorno, se non si muoveva l'auto. L'Ibis di Matarò è un classico Ibis, uguale dappertutto e perciò una garanzia. Peccato che non fosse ancora terminato completamente e mancassero alcune comodità tipiche come la brocca elettrica con i caffè solubili e le bustine di tè. Però si poteva giocare gratis con la wii (e noi fortunatamente ce ne siamo accorti solo alla partenza, altrimenti chi lo schiodava il piccoletto?). Decisamente bocciato il Campanile di Narbonne. Ben ubicato all'uscita dell'autostrada, quello resta l'unico pregio.Il prezzo (89 euro) e la camera microscopica portano il voto molto al di sotto della sufficienza.


ONDA VERDE: A Valencia ho constatato che l'onda verde esiste e non è una leggenda metropolitana. Dall'Albergo al porto ci sono circa 5 chilometri. Ci abbiamo messo pochissimo ad arrivare e, soprattutto, non ci siamo mai fermati. Il viale aveva una decina di semafori ed anche più, tutti perfettamente sincronizzati. Abbiamo preso verde il primo, e ci siamo fermati solo al parcheggio del porto, vedendo diventare verdi in lontananza i semafori che stavamo via via passando. Spettacolare.