Lasciarsi alle spalle Inverness significa entrare nel vivo del viaggio, almeno per quanto riguarda la parte naturalistica. Puntiamo verso l'Isola di Skye, che sembra essere un paradiso naturale, un territorio probabilmente poco ospitale ma decisamente affascinante.
Il nostro itinerario prevede il trasferimento a Portree, ma una felice intuizione della sin qui impeccabile organizzatrice del viaggio che siede al mio fianco, ci fa deviare verso un paesino chiamato Ullapool, situato una cinquantina di miglia più a nord rispetto ad Inverness.
Mai variazione sull'itinerario è stata più azzeccata. Dopo l'ormai abituale viaggio in mezzo a boschi, prati, laghi e laghetti, si staglia improvvisamente di fronte a noi il profilo (lo skyline, direbbero quelli che ne sanno un sacco) di uno splendido villaggio di pescatori adagiato su una baia di una lingua di mare che si insinua nell'entroterra per qualche chilometro.
Devo dirlo? Devo usare di nuovo la parolina magica? Ebbene si: Ullapool è davvero spettacolare. Il senso di quiete che infonde, il silenzio che la pervade nonostante non sia deserta, la cortesia della gente che la abita, fa nascere anche in un cittadino convinto ed irrecuperabile come me la voglia di fuggire dalla "frenesia della vita moderna" (cit.) e stabilirmi in questo angolo sperduto del mondo.
Il colpo d'occhio è notevole, il paesaggio da cartolina, e quando d'inverno il freddo ed il gelo ti obbligano a rintanarti in casa, viene facile immaginare la classica scenetta della finestra affacciata sul porto o sulla baia, il fuoco nel caminetto, e fanculo a tutto il resto.
Probabilmente, come sempre, il qudretto reale non sarebbe poi così idilliaco, ma sognare non costa nulla (e no, la cit. di Marzullo non la metto!!!).
Ad ogni buon conto, dopo la puntata su Ullapool, arriviamo a Portree ed iniziano i primi problemi. La signora del B&B non c'è, ed ha lasciato un bigliettino attaccato alla porta con un numero di telefono da chiamare. Peccato che i nostri telefoni siano completamente muti, non riuscendo ad agganciare alcuna rete (problema che avremo per tutti e due i giorni di permanenza sull'Isola di Skye), e quando la agganciano, non è possibile nè chiamare nè ricevere, non si sa bene per quale motivo. Risolto l'empasse grazie alla gentilezza della vicina che ci fa usare il suo telefono, prendiamo possesso della nostra camera e... decidiamo immediatamente che la soluzione Bed & Breakfast non fa per noi. Non essere in albergo pesa, e non solo per il bagno in comune, scomodità tutto sommato accettabile. Io sono a disagio ad essere ospite in casa di amici, figuriamoci ad esserlo in casa di sconosciuti! Ad ogni modo Norma, la proprietaria, è una persona squisita, e ci offre anche un opttimo consiglio turistico per visitare l'isola: fare la strada che corre lungo la costa. Sicuramente più scomoda, ma decisamente più scenografica.
Aiutati anche dal tempo nuvoloso (con otto gradi centigradi, leggasi OTTO gradi: come dice bene il Gabbo, in Scozia bisogna andarci d'estate. Uhm... dove sto sbagliando?!?!?) che incornica alla perfezione il panorama, iniziamo un giro, indovinate un po', SPETTACOLARE. Un susseguirsi di anse, scogliere a picco come Kilt Rock, prati, dolmen naturali come l'Old Man of Storr, il tutto intervallato da piccoli villaggi e punteggiati dalle pecore. Centinaia e centinaia di pecore e montoni che brucano dappertutto e che attraversano la strada a tradimento sono una costante per tutta l'isola.
Dopo una breve tappa all'inutile Donvegan Castle, la cui unica caratteristica è quella di essere l'unico castello ancora in mano alla famiglia che l'ha costruito, arriviamo a Neist Point, dove dovrebbe esserci un faro molto caratteristico. Norma ci ha avvertito che la strada per raggiungere il faro è piuttosto ripida, per cui ci prepariamo psicologicamente.
In effetti la strada è davvero ripida, molto ripida, più di quanto uno potrebbe immaginarsi, ma il problema non è la ripidità. Il problema è che quando pensi di aver fatto il pezzo più difficile, ti si presenta un'altro pezzo di strada ancora più ripida, ed ovviamente il pensiero non va tanto alla discesa (comunque impegnativa) quanto alla risalita successiva, che sarà davvero faticosa. Il posto vale la fatica, comunque. Vi lascio immaginare come lo definirei...
In linea di massima la visita all'Isola di Skye termina con un bilancio positivo, sebbene le aspettative fossero maggiori e Portree sia stata piuttosto deludente.
Mi permetto una segnalazione pratica e gastronomica allo stesso tempo: non andate a mangiare al ristorante del Portree Hotel. Ripeto, NON andateci.
Il personale è piuttosto scortese (spero fosse solo una giornata storta, ma buttarmi sul tavolo il piatto in maniera quasi sprezzante ha certamente a che fare con la mia decisione di non lasciare nemmeno un penny di mancia), ed il cibo non è poi nulla di trascendentale. Molto meglio il ristorante del Tongadale Hotel 100 metri più in là.
Chiusa la parentesi Isola di Skye, la parte final ede viaggio si svolgerà nelle due maggiori città scozzesi: Glasgow ed Edimburgo.
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