Superato lo choc delle prime 100 miglia di guida contromano, arriviamo nella splendida villa in stile vittoriano, riadattata ad albergo, che ci ospiterà per i due giorni della nostra permanenza ad Aberdeen.
Una breve visita nel lontano novembre 1993, in occasione di una mitica trasferta di coppa (ah... girare l'Europa seguendo il Toro nelle le coppe europee... sniff, sniff...) per pochi intimi, mi aveva lasciato un'ottima impressione della città, ed avevo il desiderio di visitarla un po' più tranquillamente. Diciotto anni dopo, ecco l'occasione per farlo, dunque, e l'impressione di allora viene ampiamente confermata. Una città particolare, dove il colore predominante è il grigio del granito con cui sono costruiti quasi tutti i suoi palazzi, ma non il grigio smorto delle nostre metropoli. Piuttosto un grigio scintillante, esaltato dai pochi raggi di sole che fanno capolino dalla spessa coltre di nubi che ci accompagnerà per quasi tutto il viaggio.
Particolarmente caratteristico il piccolo cimitero di fianco alla chiesa di St.Nicholas, dove fa bella mostra di sè una splendida croce celtica di quasi due metri. Peccato che il simbolo sia stato "espropriato" da movimenti politici di estrema destra, perchè in tutta la Scozia ce ne sono centinaia, una più bella dell'altra.
Per essere la terza città scozzese come numero di abitanti, Aberdeen è molto vivibile, anche come traffico, ed è davvero gradevole da girare in tutta tranquillità.
Molto caratteristiche sono Union Street, dove sorge anche la stazione ferroviaria parzialmente riconvertita in centro commerciale, e la sua prosecuzione Castle Street, al fondo della quale troviamo la New Town House con la sua caratteristica torre e la piazza del mercato (o Mercat Cross, come si chiama in Gran Bretagna) con l'altrettanto caratteristico "gazebo" centrale.
Il vero pezzo forte di Aberdeen, però, sta qualche miglio più a sud rispetto alla città, poco fuori dall'abitato di Stonehaven, un simpatico villaggio di pescatori. Arroccato su uno spuntone di roccia a strapiombo sul mare troviamo infatti il "Dùn Fhoithear", altrimenti conosciuto come Dunnottar Castle. La vista è mozzafiato, come lo è il poter arrivare fino sul ciglio del dirupo di fronte al castello, e di fronte ad uno scenario spettacolare come quello che si presenta, si potrebbe stare ore ed ore in beata contemplazione, nonostante il vento gelido renda la permanenza non proprio agevole. La visita è di quelle impegnative, perchè bisogna scendere un ripido sentiero (che poi bisognerà risalire...) e salirne uno altrettanto ripido (che poi bisognerà ridiscendere, e quando è ripida, la discesa non è poi molto meno impegnativa della salita) per accedere al castello. La considerazione viene spontanea: va bene che il castello deve essere inespugnabile, ma renderlo difficilmente accessibile anche agli abitanti "legittimi" non mi è parsa una buona idea.
Terminata la visita a questo magnifico luogo, è ora di tornare in albergo a riposarsi prima di andare a cena e poi, la mattina seguente, partire per la seconda tappa del viaggio: Inverness.
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