domenica 27 febbraio 2022

Super Bowl LVI - Il durante

Grazie al jet lag sono nuovamente in piedi fin dalle 4 del mattino. Non è un grosso problema, perchè la differenza di fuso con l'Italia mi permette di passare qualche ora compulsando siti italici, leggendo notizie ed aggiornamenti come se fossi ancora a Torino, ma so già che, comunque, pagherò scotto alla sera, quando mi ritroverò ad anelare ad un cuscino e un materasso già dalle sette di sera.
Le cose andranno molto diversamente, ma andiamo per ordine.

Il Super Bowl inizia alle 15 ed il mio programma prevede di arrivare allo stadio verso le 10-10:30 (l'ingresso media non apre fino alle 11), fare un giro esplorativo dello stadio dall'esterno per poi buttarmi all'interno prima del grande afflusso di pubblico.
Essersi alzato alle 4, però, non aiuta questo programma, perchè pur avendo qualcosa da fare per ammazzare il tempo, devo sempre aspettare sei ore. Troppo.
Finisce che alle 9, dopo aver fatto colazione, sono già sul Sepulveda Boulevard ad aspettare il mio Uber (non vi ho parlato di Uber... credo dovrò fare un post dedicato).
In meno di cinque minuti la Honda Civic di Putu Sukadana si materializza di fronte a me, salgo e mi dirigo verso il SoFi Stadium, tra le divertenti e divertite rimostranze del mio autista che dice di aver già portato quattro persone allo stesso indirizzo, oggi.
Provo ad azzardare: non sarà perchè si gioca il Super Bowl?
Eh si, ma c'è un sacco di traffico ed io quando c'è traffico perdo soldi perchè la corsa viene calcolata a distanza, non a tempo.
Si Putu, hai ragione. Dillo ai tuoi colleghi che incontrerò alla sera dopo la partita, però! (tranquilli, ci arriveremo...).

Tra un mugugno e l'altro arriviamo in zona stadio, dove è già tutto un brulicare di tifosi di entrambe le squadre.
Maglie Bengals e maglie Rams si mescolano allegramente come succede normalmente prima di ogni partita in USA. Durante e dopo, magari, l'eccesso di alcol può portare qualche problema, ma solitamente prima della partita è sempre tutto tranquillo.
Il SoFi stadium è enorme. Per circumnavigarlo (perchè ovviamente sono arrivato dalla parte sbagliata) ci metto buoni venti minuti, e la segnaletica devo dire che aiuta poco, per cui non faccio altro che seguire il flusso delle persone per capire dove siano gli ingressi che mi interessano.
Non sono l'unico, comunque, ad essere disorientato. Nel mio percorso di avvicinamento vengo fermato un paio di volte da altre persone che, come me, portano al collo un accredito media, che mi chiedono dove diavolo sia l'ingresso dedicato. Alle mie indicazioni dubbiose (boh, penso sia di qua, perchè di là i numeri andavano a salire), l'ultimo risponde: io vado da questa parte, tu vai dall'altra, ci incontreremo all'ingresso (ed infatti così accade, perchè eravamo esattamente dalla parte opposta, per cui una direzione o l'altra erano indifferenti).

Una volta entrato riesco ad apprezzare meglio la magnificenza di questa costruzione, esternamente nascosta da transenne e paratie quasi fosse ancora un cantiere.
La fontana con colonnato è spettacolare, ma ancora più spettacolare lo stadio in sè, che è letteralmente scavato nel terreno ed ha tre anelli su cinque sotto il livello terra.
C'è una motivazione precisa per questa scelta. Il SoFi si trova esattamente sul sentiero di discesa degli aerei diretti all'aeroporto internazionale, per cui le costruzioni non possono superare una certa altezza e, se fosse stato costruito tutto fuori terra, l'altezza minima sarebbe stata superata di un bel po'.
Sia chiaro, non che avrebbe rischiato di costituire un ostacolo per gli aerei in atterraggio, che restano comunque ancora molto alti, in quel punto, ma si tratta di misure prese per la sicurezza generale in caso di atterraggi di emergenza o effettuati senza la strumentazione ILS, per i quali il mantenimento di quota non è controllato dai sistemi automatici.
Ad ogni modo, pur se scavato nel terreno, l'impianto è davvero fantastico.

Il mio posto è nel settore 500, l'ultimo in alto, in ultima fila. Non c'è posto più lontano dal campo. È lo scotto che dobbiamo pagare noi extra USA. Di fianco a me c'è l'inviato del Frankfurter Allgemeine, di fianco a lui due giornalisti di The Blitz Nation, magazine in lingua ispanica, non ho capito se messicano o comunque sudamericano. Dall'altra parte un paio di inglesi, un altro tedesco.
La vista, comunque, è ottima, a parte per un angolino della end zone vicina, dove poi verranno segnati due touchdown, che risulta nascosto dall'estremità del quinto anello. C'è però un tabellone mostruoso per seguire l'azione anche in quel punto del campo.

L'oculus, questo il nome del tabellone, ha una struttura simile al tabellone circolare già visto ad Atlanta, ma è decisamente più grosso. L'ovale appeso al soffitto incornicia tutto il campo ed ha una perfetta visibilità sia per chi sta in alto che per chi sta in basso, grazie alla sua caratteristica principale di essere double-face, cioè le immagini vengono visualizzate sia all'interno che all'esterno del circolo. Sembra di essere a casa con una TV 50 pollici. Vi butto lì qualche numero per farvi un'idea: sospeso a 40 metri di altezza, pesa 1000 tonnellate, il suo lato lungo misura 120 yard, ha un'area di 21300 metri quadri per un totale di 80 milioni di pixel, è equipaggiato con 1500 altoparlanti.

Giro un po' lo stadio prima che apra al pubblico, poi vado a mangiare qualcosa, così posso finalmente provare dal vivo i famosi hot dog del SoFi (che dicono essere i più cari ed i peggiori dell'intera NFL).
Sul prezzo, devo dire che pensavo peggio: 19 dollari per hot dog e pepsi nn è sicuramente economico, ma ho visato di peggio, contando che siamo al Super Bowl. Sulla qualità, lascio giudicare voi dalla foto. Tutti i cattivi pensieri che possono venirvi solo nel vederlo, vi assicuro che sono assolutamente confermati dall'assaggio.
Meno male che, poi, arriverà il solito cestino media della NFL, in cui i due panini saranno decisamente più mangiabili dello sgorbio chiamato hot dog.
I cancelli aprono al pubblico e lo stadio si riempie poco a poco. Fuori ci sono diversi intrattenimenti nell'area tailgate che tengono fuori ancora molte persone, ma l'atmosfera, all'interno dello stadio, comincia a farsi elettrica.
C'è una netta predominanza di arancio e nero, sugli spalti, e lo si percepisce chiaramente quando entrano in campo le squadre per il riscaldamento. All'ingresso dei Bengals un boato, mentre i Rams sono entrati in campo e manco me ne sono accorto. Va bene che la fanbase è da consolidare, che LA è dispersiva e tutto, però un po' più di sostegno me lo sarei aspettato.
L'attesa non è lunghissima, sul campo si susseguono le fasi di riscaldamento e poi gli intrattenimenti. Arriva il momento di Jhenè Aiko che canta "America the Beautiful", l'emozione inizia a salire, perchè subito dopo tocca a Mickey Guyton per "Star Spangled Banner" e, come tre anni fa ad Atlanta, è decisamente il momento più toccante ed emozionante. Il passaggio di rito dello U.S. Air Force Heritage Flight Team lo s vede dall'oculus, poichè il tetto impedisce la visuale, ma è interessante anche sapere che per questo passaggio sopra lo stadio è stato chiuso momentaneamente lo spazio aereo, e gli atterraggi su LAX sono stati momentaneamente messi in stand by. Non una cosa da poco in un aeroporto sulle cui quattro piste atterra un aereo ogni trenta secondi.
Pronti, via: si parte.
Della partita potete leggere QUI e QUI ma anche su Huddle Magazine, dove abbiamo dato una copertura che definire completa è un eufemismo.

Qui mi limito a dire di aver vissuto la partita in apnea, dovendomi anche trattenere per mantenere un contegno accettabile in tribuna stampa. Solo alla fine mi sono lasciato un po' andare mandando alcuni messaggi vocali in chat e ad un paio di persone che hanno sofferto con me per tutto il tempo.
La maledizione è stata interrotta, la Gazzetta di Mantova non è più ufficialmente una portatrice di malocchio (che anche Giovanni aveva visto perdere i suoi 49ers al Super Bowl di Miami), i Los Angeles Rams sono campioni del mondo, e ammetto che a novembre avevo perso ogni speranza così come a Gennaio, dopo la sconfitta con San Francisco, ero convinto che saremmo arrivati in fondo.
Finalmente i tifosi di casa si fanno sentire, mentre i Bengals lasciano mestamente gli spalti. Un'altra delusione per loro, ma hanno una squadra che, secondo me, resterà protagonista nei prossimi anni, se riusciranno a fare tesoro di questa esperienza.

Dopo aver visto la premiazione, mi avvio verso gli shop per comprare un po' di materiale celebrativo, ma con mia enorme sorpresa sono tutti chiusi. Hanno già sbaraccato tutto. Il merchandising dei campioni sarà pronto non prima di mercoledì. Io, però, l'indomani riparto per l'Italia, per cui tutti quelli che si aspettavano un souvenir resteranno delusi.
Lasco defluire le persone, poi scendo nel ventre dello stadio per andare nella zona delle conferenze stampa, dove si accalca una marea di persone che attendono McVay, Kupp e altri giocatori che, però, si fanno attendere. Staranno giustamente festeggiando nello spogliatoio. Nel mentre passano i giocatori dei Bengals già cambiati, lavato e rivestiti, con dei musi lunghi un chilometro.
Faccio in tempo a cercare di ascoltare McVay, ma quando mi rendo conto che è praticamente impossibile, desisto e torno in superficie (ma quante caspita di rampe di scale ci sono in questo stadio?!?). La partita è finita da iù di un'ora, le strade saranno un po' più libere, e prendere un Uber per il ritorno sarà più semplice.
E invece, questa è la scena che si presenta al pick up point di Uber...

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