Ed anche quest'annole ferie sono finite, e mi ritrovo a fare un breve resoconto del viaggio appena terminato (eh... lo so che non vedevate l'ora!!!).
Quest'anno abbiamo scelto come meta la Scozia: aereo fino ad Edimburgo, poi macchina per le tappe prestabilite ad Aberdeen, Inverness, Portree, Glasgow e di nuovo Edimburgo. Il tutto in dieci giorni, quindi un po' di corsa.
Prima di partire avevo due grosse preoccupazioni: la macchina e la lingua. La macchina perchè ovviamente guidare "contromano" rende tutto più difficile, non tanto durante la guida normale, ma quando qualche imprevisto ti obbliga a reagire d'istinto. E così arrivi lungo alla rotonda, la imbocchi dalla parte giusta, ma invece di guardare a destra se arriva traffico, guardi a sinistra, e quando ti accorgi dell'errore sei già in mezzo alle corsie, e ringrazi che i britannici non sono, nella media, come noi italiani: spesso capiscono l'errore e sono più tolleranti. Avrò sentito si e no due volte suonare il clacson, in dieci giorni, ed entrambe le volte era una "strombazzata" molto contenuta, giusto il minimo per farsi sentire.
La difficoltà più grossa, alla fine, è stata avere a che fare con il cambio a sinistra, con la prima in alto a sinistra e la sesta in basso a destra: un delirio...
Per quanto riguarda le strade ed il traffico, pochissimi problemi, a parte le maledettissime "single track road" di cui è piena la parte più a nord della Scozia. Si tratta di strade a doppio senso di marcia ma a corsia singola, con piazzole ai lati della strada mediamente ogni centinaio di metri, le cosiddette "passing zones" dove accostare e far passare l'auto che arriva in senso contrario.
Insomma, alla fine mille miglia contromano alla guida di una Renault Megan Scenic Turbodiesel sono andate via quasi come niente. "Quasi", eh? Non sono state proprio una passeggiata di salute.
La seconda preoccupazione era la lingua. Gli scozzesi sono rinomati per risultare incomprensibili anche ad inglesi ed americani madrelingua a causa del loro forte accento gaelico (altrimenti detto "parlare con le patate in bocca"), e l'unica esperienza avuta con uno scozzese (il mio amico Dez, ricordi Gio?) avvalorava in pieno questa tesi.
Invece, devo dire che non ho avuto alcun problema, nemmeno nel profondo nord dove il gaelico è molto più radicato, tanto che la segnaletica stradale è tutta bilingue.
Beh, no, in effetti qualche problema ce l'ho avuto a Glasga. Glasga sarebbe Glasgow, ma lì l'unica vocale che tutti paiono conoscere è la "a", e quindi parlano come se avessero non una patata ma un'intera piantagione di patate in bocca.
Ho avuto le mie brave difficoltà a capire quello che mi diceva il concierge dell'albergo al nostro arrivo, ma alla fine ci sono riuscito, aiutandomi con il senso generale delle frasi. Quando però sono sceso per chiedere l'asciugacapelli ed il suo collega mi ha accolto con un incomprensibile "MA-AHAPPIUSAH?" sono rimasto basito per circa un minuto cercando di decodificare ciò che mi aveva detto, riuscendo poi a tradurlo in un classico "May I help you, Sir?".
Ad ogni modo, arrivati ad Edimburgo e presa la macchina, ci siamo diretti verso Aberdeen, prima tappa del nostro itinerario. O meglio, abbiamo cercato di dirigerci, perchè un po' per la preoccupazione della guida a sinistra, un po' il navigatore che dava informazioni dubbie, fatto sta che abbiamo fatto il giro completo di tutte le strade intorno all'aeroporto di Edimburgo prima di riuscire a prendere la superstrada per il Nord.
1 commento:
Mi chiazza se lo ricordo, soprattutto non capire nulla di quello che diceva!
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