venerdì 13 novembre 2020

Emoscambio

Da bambino ero letteralmente terrorizzato dagli incidenti stradali. Il terrore si era sviluppato poco a poco grazie ad una sorta di pubblicità progresso che mettevano sempre prima del film del mercoledì al dopolavoro della Michelin, che invitava alla donazione del sangue, mettendo come motivazione principale la necessità di trasfusioni per coloro che erano vittime di incidenti stradali. Il documentario era pieno di immagini di incidenti. I feriti non si vedevano mai, fortunatamente, ma quelle immagini continuavano a rimanermi impresse per giorni e, ad esempio, quando si doveva partire per le vacanze (rigorosamente ad agosto come tutti quanti), il viaggio in autostrada era una vera e propria sofferenza, soprattutto perchè in periodo di vacanze il telegiornale non mancava di riportare le notizie dei tamponamenti a catena sulle autostrade durante l'esodo vacanziero, con tanto di conta di morti e feriti.
Proprio durante quei viaggi autostradali, vedevo spesso delle scritte "EMOSCAMBIO" seguite da un numero di telefono di Milano.
Nella mia ingenuità, associando la parola "emoscambio" alla trasfusione, grazie anche alla spiegazione di mio padre che mi disse che emoscambio voleva dire "scambio di sangue", pensavo che fosse una sorta di pubblicità associata a quella che vedevo al cinema, che invitava a donare il sangue. Il fatto che vedessi la scritta sull'autostrada Torino -Milano (l'unica che percorrevamo, praticamente) e che il numero di telefono fosse proprio del capoluogo lombardo, mi convinse definitivamente che quello fosse il numero da chiamare in caso di incidente se uno dei feriti avesse avuto bisogno di una trasfusione.
Beh... certo... avevo sette/otto anni, non potete anche pretendere che pensassi che la trasfusione gliel'avrebbero dovuta fare in ospedale e non sul luogo dell'incidente. Sta di fatto che con il passare del tempo non ho mai più pensato a quella scritta, anche perchè nel frattempo mi sembra siano sparite tutte, e, fortunatamente, la fobia per gli incidenti stradali mi è decisamente passata.
Oggi, però, non ho potuto fare a meno di rimanere interdetto e sorpreso quando, leggendo questo articolo di Luca Sofri sul suo blog Wittgenstein, ho scoperto che Emoscambio non era affatto qualcosa di legato alla donazione del sangue, ma era addirittura una sorta di movimento (setta? mah, forse troppo forte) legato a delle teorie piuttosto bislacche di tale Vittorio Cosmaj che blateravano di una teoria terapeutica-sessuale dell'amplesso fisiologico, per approfondire la quale vi invito a leggere la voce su Wikipedia.
È sempre piuttosto scioccante quando crollano le tue certezze di bambino dopo cinquant'anni.

lunedì 25 maggio 2020

Pacco 1, Pacco 2 e Pacco 3: un pacco!!!

Piccola storia triste di tre pacchi postali, che chiameremo convenzionalmente Pacco 1, Pacco 2 e Pacco 3.
Spediti il 21 di aprile da un piccolo paesino del Minnesota, con opzione Priority Mail, alla modica cifra di 100 dollari l'uno, si sono incamminati di buona lena verso Sta.Paul, dove arrivano il 23 aprile.Dopo 4 giorni di riposo, tutti e tre ripartono per Chicago il 27 aprile, ma qualcosa va storto, e Pacco 3 si ritrova isolato da Pacco 1 e Pacco 2 arrivando nella Windy City il 4 maggio.Il 5 maggio Pacco 3 è già in viaggio per il prossimo centro, mentre a Chicago Pacco 1 e Pacco 2 arrivano il 7 maggio. Immagino lo sgomento di non trovare più Pacco 3. Dove sarà finito? E se gli fosse successo qualcosa?
Per non saper né leggere né scrivere, Pacco 1 e Pacco 2 si recano a New York, da dove dovrebbero poi partire per l'Europa. Arrivano a NYC il 9 maggio, ma di Pacco 3 nessuna traccia.
Non c'è tempo da perdere. Pacco 1 e Pacco 2 devono attraversare l'oceano ed il 12 maggio sono a Londra. Il 14 Maggio da Londra arrivano a Milano. Ce l'abbiamo quasi fatta!!! Abbiamo solo il problema di rintracciare Pacco 3, ma proprio lo stesso giorno in cui Pacco 1 e Pacco 2 sono a Milano, Pacco 3 fa sapere che sta ancora cercando il prossimo centro, dopo essere partito da Chicago una settimana prima.
Pacco 1 e Pacco 2, nel mentre, vengono ospitati dalle patrie dogane da dove, secondo recenti e passate esperienze, non usciranno prima di un paio di mesi.
Completamente spossato e chiaramente disorientato, Pacco 3 fa il suo ritorno al centro di distribuzione di Chicago il 23 Maggio, dopo aver inutilmente girovagato per tre settimane.
Nel frattempo, Pacco 3 ha nuovamente lasciato Chicago, nel tentativo di arrivare a New York per poi imbarcarsi per Londra e, finalmente, congiungersi con i suoi cari alla dogana di Milano.
Almeno, questa è la mia speranza...
(E questo sarebbe un servizio da 100 dollari a pacco...)