lunedì 14 febbraio 2011

Adesso.

Centinaia di migliaia di persone in piazza, ieri. Tante donne, ma anche uomini che rifuggono la logica del bunga-bunga con cui la destra ("certa" destra) ha egemonizzato l'Italia e che vuol farci credere che tutti apprezziamo.
Le donne della destra, di "quella" destra, si sono subito affannate a sminuire la portata della manifestazione. Dall'oca giuliva Gelmini, che ha avuto il coraggio di definire "quattro radical chic" la marea di persone che si è riversata nelle piazze italiane, all'assatanata Santanchè, che vorrebbe organizzare una bella manifestazione con le donne che sostengono Berlusconi (sicura di volere il confronto, anche solo numerico?), tutte le donne che attualòmente occupano un cadreghino grazie alla benevolenza del capo non hanno perso l'occasione di stigmatizzare o deridere la manifestazione.
Bene. Sono contento che sia accaduto. Tutto questo affannarsi a denigrare il sentimento di una gran moltitudine di persone, che fanno parte di quello stesso "popolo" che il loro capo agita sempre a sproposito quale ultimo legittimatore supremo di tutte le sue nefandezze, dimostra una volta di più che la manifestazione ha colpito nel segno. Si rosica, e si teme di perdere lo scranno, e quindi si va all'attacco, perchè come recita il vecchio adagio, non  c'è milgior difesa dell'attacco.
Certo, la nostra piazza è diversa da quella dell'Egitto o dell'Algeria o della Tunisia, tanto per citare le ultime in ordine cronologico che "hanno cacciato i governi", ma affermare che le piazze non provocano le dimissioni è quanto meno incauto.
I tempi sono maturi, non facciamoci scappare anche questa occasione di rimettere in carreggiata l'Italia. "Se non ora, quando?" recitava lo slogan della manifestazione di ieri. Adesso.

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