martedì 19 dicembre 2006

E' Natale...

E' quasi Natale. E' quel periodo dell'anno in cui la difesa della nostra cultura e delle nostre radici cattoliche si fa piu' forte. Assistiamo ad episodi sconcertanti, come la maestra d'asilo che abolisce le canzoncine di Natale per non offendere i bimbi mussulmani, oppure la presa di posizione contro Ikea perche' non vende presepi (senza peraltro averli mai venduti...). O ancora assistiamo alle scorribande televisive del La Russa di turno che, con il suo sguardo mefistofelico che di natalizio non ha un bel niente, fa appelli per la salvaguardia del presepe (e poco importa se parla di 25 Aprile invece che di 25 Dicembre, una piccola deformazione professionale la possiamo concedere a tutti).
Anche da queste colonne, quindi, mi sento di dover lanciare il mio appello.
Salviamo la nostra cultura, preserviamo le nostre tradizioni, non dimentichiamoci del significato profondo del Natale.
Gia'... ma qual e' il significato profondo del Natale a cui gli italiani non vogliono rinunciare? Un sentimento religioso, di fede, profondamente interiore.
Nell'ordine:
  • Che regalo gli faccio? 30 euro? No troppo poco. Prendo quello da 50. Non gli serve, ma fa figura.
  • Oddio, non riesco a trovare la statuina del pescatore inginocchiato per il mio presepe di Thun. Come faccio? Un presepe di Thun non puo' prescindere dal pescatore inginochiato.
  • L'albero. Mi raccomando, non quello finto che fa tanto straccione. Prendi un abete vero. Tanto poi al sei gennaio lo butti nella spazzatura, che te frega?
  • Metti il Babbo Natale che si arrampica sul balcone, mi raccomando, che se no non e' Natale.

Tristezza....

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