Dove eravamo rimasti? Tra una cosa e l’altra sono ancora in debito con i miei tre lettori (molti meno di quelli del Manzoni, ça va sans dire) del resoconto dell’ultima parte del viaggio in Inghilterra.
Lasciata Birmingham, ci dirigiamo verso un altro luogo mistico, uno di quei posti di cui senti sempre parlare e ti riprometti prima o poi di andare a vedere con i tuoi occhi: Stonehenge.
Dai racconti dei miei genitori, che visitarono il luogo non più di una decina di anni fa, le cose appaiono immediatamente cambiate. Innanzitutto auto, pullman e traffico vario viene fermato ad un paio di chilometri buoni dal sito, in un ampio spazio di accoglienza formato da un grosso parcheggio ed un Visitors Center nuovo di zecca. Una volta pagato l’ingresso (sempre sia lodata la prenotazione via internet che ti fa risparmiare qualche sterlina e soprattutto ti evita la ressa e la coda allo sportello), si può iniziare la visita con una passeggiata tra le quattro o cinque casette ricostruite che rappresentano quelle che si pensa essere le unità abitative della popolazione che abitava la piana di Salisbury all’epoca della costruzione del cerchio di pietre. Leggendo i tabelloni informativi ho così scoperto che per decenni ho pensato che Stonehenge avesse a che fare con i Celti ed i Druidi, ma in realtà non è così. O meglio, magari i Druidi hanno utilizzato la costruzione per i loro riti, ma essendo la società celtica e la cultura druidica risalenti intorno al 300 a.c., ciò significa che si sono ritrovati il cerchio di pietre già bell’e pronto, ed anzi rappresentava le vestigia di un passato alquanto remoto, risalendo la sua costruzione a circa il 2000 a.c.
Molto interessante tutta la parte relativa alle varie ipotesi sulle modalità di costruzione del monumento, dal taglio delle pietre in vari siti nei dintorni (ma anche in Galles, a più di 150 miglia di distanza), al loro trasporto tramite rulli formati da tronchi d’albero, alla loro messa in posa grazie all’utilizzo di complessi sistemi di leve e supporti.
Fatto il pieno di conoscenza, ci si può dirigere verso il cerchio di pietra scegliendo tra due alternative: la navetta o la camminata. Per entrambe le opzioni il sito ufficiale di Stonehenge fa un po’ di terrorismo psicologico. Per la camminata parla di almeno venti minuti a piedi, mentre per quanto riguarda le navette ne offre una descrizione totalmente fuori dalla realtà. Si, le navette sono piccole (ci staranno una ventina abbondante di persone, non di più), ma la frequenza è piuttosto alta, per cui non si formano mai grosse code in attesa e, soprattutto, non ci sono tutti quei problemi che il sito web sembra descrivere (“prenotate un orario specifico per la visita”, dicono, “così avrete la certezza di avere la navetta garantita”, come se ci fosse il pericolo di andare a piedi se si arriva fuori dal proprio orario).
Probabilmente questo terrorismo viene fatto appositamente per far sì che il ricambio al monumento sia continuo, in maniera da evitare grossi affollamenti.
Purtroppo (o per fortuna) da qualche anno non è più consentito avvicinarsi e girare liberamente tra le pietre, ma è necessario seguire un percorso circolare che gira intorno al monumento. Da una parte resta un po’ l’amaro in bocca per non poter visitare da vicino le pietre, ma dall’altra, conoscendo l’animale turista medio, forse è meglio così, per la buona conservazione del sito.
Un’altra scoperta fatta in loco è che l’attuale posizione delle pietre non è quella originale, ma il risultato di un restauro durato circa 150 anni (!), durante il quale le pietre sono state spostate, riposizionate e fissate al terreno con del calcestruzzo.
A sapere tutte queste cose, forse forse sarebbe stato meglio non andarci, e restare con le leggende e le convinzioni (errate, ma più affascinanti) accumulate in questi anni.
Il luogo è comunque affascinante, e chiunque sia stato a portare lì quelle pietre, è sempre sorprendente pensare all’immane lavoro fatto in epoche remote per erigere questo monumento. Un po’ la stessa sensazione che si prova di fronte alle piramidi, insomma. Una civiltà da noi lontanissima nel tempo ma capace di imprese che risulterebbero impegnative ancor oggi.
Tornati dalla visita a Stonehenge, abbiamo ancora tempo per fare un rapido giro nella cittadina che ci ospiterà per la notte: Salisbury. La pioggia (l’unica di tutta la vacanza) ci obbliga a ridurre la visita al minimo, ma abbiamo comunque il tempo di ammirare la splendida ed imponente cattedrale.