Se confrontiamo la maggior parte delle cose e delle situazioni con i loro analoghi di "una volta" non possiamo che constatare di come le cose siano progredite e, in molti casi, migliorate, seguendo quello che comunemente viene chiamato "il progresso".
C'è una cosa, però, che sfugge a questa logica, ed è la neve. Non la neve in sè, intendiamoci, ma tutto quello che sta a corollario della precipitazione nevosa. Al giorno d'oggi basta la prima nevicata della stagione (copiosa, per carità, ma per nulla eccezionale) per determinare la chiusura delle scuole e l'emissione di bollettini che definire allarmistici è dir poco. State a casa, non prendete la macchina se non per estrema necessità, le precipitazioni rischiano di paralizzare la città, la provincia, la regione.
Eppure nevica molto meno di una volta. Ricordo quand'ero bambino che ogni anno iniziava a nevicare ad autunno inoltrato, e spesso il paesaggio innevato restava tale per tre mesi, rinforzato da qualche spruzzatina ogni tanto.
Ma le scuole restavano aperte. Non ricordo di essere mai stato a casa per neve, sebbene ricordi nevicate epiche e strade ghiacciate che oggi farebbero gridare allo scandalo. Poco sale, allora non usava, e tante pale. Ed i punti di raccolta per gli spalatori volontari, pagati a giornata, che arrotondavano con le mance di qualcuno che si faceva spalare la neve per liberare la macchina parcheggiata. E la vita continuava, imperterrita. I pullman passavano, le macchine circolavano, ovviamente molto più lente, senza le magiche gomme termiche che, oggi, sembrano così indispensabili. Senza le trazioni integrali, i SUV, i fuoristrada.
E nessuno si lamentava più di tanto per la neve, dal momento che era considerata una cosa normale per una città del Nord Italia (da non confondersi con i Tropici o l'Equatore).
E quante partite ho visto sugli spalti del Comunale ghiacciati e colmi di neve? Un bel Torino - Bastia, tanto per dirne una, con i cumuli di neve a bordo campo, o un Torino - Bologna con annessa battaglia a palle di neve in curva. E di rinviarla non se ne parlò nemmeno.
A questo punto mi chiedo: la neve di oggi è diversa? O abbiamo perso l'abitudine di essere una città del Nord? O, ancor più semplicemente, siamo diventati pigri, ci spaventiamo per nulla e tutto diventa drammatico?